Volci (popolo)

Antico popolo celtico

I Volci (in latino Volcæ) erano un popolo celtico originario della valle del Danubio in una zona compresa fra la Franconia e la Boemia[1]. Il loro nome, tradotto in varie lingue, sarà utilizzato come sinonimo di popolo non-germanico per antonomasia, a meno che il loro nome stesso non nasca da un termine germanico indicante l'essere straniero.

Insediamenti dei Volci (Volcae) in relazione alla cultura di Hallstatt (giallo) e di La Tène (verde)
Luogo di provenienza dei Volci e delle loro migrazioni
Localizzazione dei Volci Tectosagi e dei Volci Arecomici nella Gallia Narbonense

Origini e storia modifica

Con ogni probabilità i Volci erano una delle nuove entità etniche formatesi durante l'espansione militare celtica all'inizio del III secolo avanti Cristo[2].

Insieme con i Boii a ovest ed i Cotini ad est, i Volci caratterizzarono questa zona di insediamento celtico per lo sfruttamento delle risorse naturali su grande scala e la presenza di artigiani molto abili nella lavorazione del ferro. Questa cultura fiorì in particolare tra la metà del II secolo e la metà del I secolo a.C. fino a quando questi popoli finirono per essere schiacciati sotto la pressione combinata dei Germani dal nord e dei Daci da est.

Dotati di grande mobilità parteciparono, insieme ai loro vicini Boii, alla spedizione celtica nei Balcani, nel 280 a.C.

Galati modifica

Successivamente a questa spedizione, un ramo di Volci Tectosagi, insieme ai Tolistobogi e ai Trocmi, dando origine al popolo noto come Galati, si spostarono in Anatolia[3], dove si stabilirono in una zona della moderna Turchia centrale, che prese il nome di Galazia e che darà poi il nome all'omonima provincia romana[4].

Un secondo gruppo, dopo il ritorno nei luoghi di origine, si diresse tra il 270 e il 260 a.C. nella Gallia Narbonense ove occupò due distinte parti: i Volci Tectosagi si insediarono nella parte a ovest con loro capitale Tolosa, mentre il gruppo dei Volci Arecomici si insediò nella zona del Rodano con capitale Nemausus (attuale Nîmes); il fiume Arauris (attuale Hérault) costituiva il confine tra le due tribù.

Vennero sconfitti da Annibale durante il suo passaggio, quando decise di valicare le Alpi e portare la guerra contro i Romani in Italia[5].

I Volci e gli storici romani modifica

Numerose sono le citazioni sul Volci da parte degli storici e politici romani; fra questi Giulio Cesare nel De bello gallico, Cicerone nella sua orazione pronunciata nel ruolo di difensore di Marco Fonteio, e Tito Livio nell'Ab Urbe condita.

Giulio Cesare modifica

Giulio Cesare nel VI libro del De Bello Gallico cita i Volci dandone anche una valutazione sociologica e ipotizzando la loro collocazione geografica.

(LA)

«Ac fuit antea tempus, cum Germanos Galli virtute superarent, ultro bella inferrent, propter hominum multitudinem agrique inopiam trans Rhenum colonias mitterent. Itaque ea quae fertilissima Germaniae sunt loca circum Hercyniam silvam, quam Eratostheni et quibusdam Graecis fama notam esse video, quam illi Orcyniam appellant, Volcae Tectosages occupaverunt atque ibi consederunt; quae gens ad hoc tempus his sedibus sese continet summamque habet iustitiae et bellicae laudis opinionem. Nunc quod in eadem inopia, egestate, patientia qua Germani permanent, eodem victu et cultu corporis utuntur; Gallis autem provinciarum propinquitas et transmarinarum rerum notitia multa ad copiam atque usus largitur, paulatim adsuefacti superari multisque victi proeliis ne se quidem ipsi cum illis virtute comparant.»

(IT)

«In passato vi fu un'epoca in cui i Galli superavano in valore i Germani, li attaccavano per primi e, a causa della sovrappopolazione e della mancanza di terre coltivabili, colonizzavano le regioni al di là del Reno. Fu così che i Volci Tectosagi occuparono, per poi stanziarvisi, le terre più fertili della Germania, che circondano la selva Ercinia, della quale mi risulta abbia sentito parlare Eratostene, e qualche altro Greco, che la chiama Orcinia. Questa popolazione occupa tuttora quelle sedi e gode della più alta reputazione quanto a istituzioni e gloria militare. Anche attualmente i Germani continuano a vivere sopportando povertà e privazioni come in passato, senza aver cambiato nulla nelle loro abitudini alimentari e nella cura della persona, mentre i Galli, per la vicinanza delle nostre province e l'afflusso di merci dai paesi d’oltre mare, conducono una vita ricca ed agiata; si sono quindi gradatamente abituati a perdere e, vinti in molte battaglie, neppure loro osano paragonarsi ai Germani per valore.»

Cesare era quindi convinto che al tempo in cui lui scrive (tra il 58 e il 50 a.C.) i Volci avessero la loro origine a nord-est del Reno in quella che è oggi la Germania centro-occidentale, nella zona dell'alto bacino del Weser. A conferma di questa ipotesi l'accostamento alla Foresta Ercinia che corrispondeva al complesso di sistemi boscosi compresi tra il Reno e i Carpazi.

Tito Livio modifica

(LA)

«…Hannibal ceteris metu aut pretio pacatis iam in Volcarum peruenerat agrum, gentis ualidae. Colunt autem circa utramque ripam Rhodani; sed diffisi citeriore agro arceri Poenum posse, ut flumen pro munimento haberent, omnibus ferme suis trans Rhodanum traiectis ulteriorem ripam [amnis] armis obtinebant.»

(IT)

«…Annibale, dopo aver pacificato tutti gli altri popoli ricorrendo alla paura o al denaro, era giunto nel territorio del forte popolo dei Volci. Essi vivono su entrambe le rive del Rodano e nelle regioni circostanti; essi dubitavano di poter tenere i Cartaginesi lontano dalla riva destra del fiume e allora, per usare il fiume come difesa, portarono al di là del Rodano ogni loro cosa e occuparono in armi l'altra riva del fiume.»

Tito Livio fa riferimento agli eventi della Seconda guerra punica quando, nel 218 a.C., Annibale si trovò ad attraversare la Gallia diretto verso l'Italia alla testa del suo esercito.

Marco Tullio Cicerone modifica

(LA)

«…vos Volcarum atque Allobrogum testimoniis non credere timetis?»

(IT)

«…temete di non credere alla testimonianza dei Volci e degli Allobrogi

Note modifica

  1. ^ John Haywood, Atlas of the Celtic World, su faculty.mville.edu, Londra, Thames & Hudson Ltd., 2001, 30-37. URL consultato il 15 febbraio 2009 (archiviato dall'url originale l'8 dicembre 2008).
  2. ^ Venceslas Kruta, Celts: History and Civilization, Londra, Hachette Illustrated, 2005, ISBN 1-84430-098-6.
  3. ^ Tito Livio, Ab Urbe condita, xxxviii, 16.
  4. ^ Strabone, Geografia, XII, 5; La Galatie.
  5. ^ Tito Livio, Perìochæ, 21.5; Ab Urbe condita.

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica

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