Matematica giapponese

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La matematica giapponese (和算?, wasan) indica una particolare tradizione matematica che è stata sviluppata in Giappone durante il periodo Edo (1603 – 1867). Il termine wasan, da wa ("Giapponese") e san ("calcolo"), è stato coniato negli anni 1870[1] per distinguere la teoria matematica originaria del Giappone da quella della tradizione occidentale (洋算 yōsan)[2].

Il soroban in Jinkōki di Yoshida Koyu (edizione del 1641)

Nella storia della matematica, la wasan si è sviluppata estraneamente al lavoro degli studiosi europei. All'inizio del periodo Meiji (1868 – 1912), Il Giappone e la sua gente si sono aperti all'occidente, gli studiosi giapponesi adottarono la tecnica matematica occidentale e questo portò a una diminuzione di interesse per le idee utilizzate nella wasan.

Storia modifica

 
Ristampa di Katsuyo Sampo di Seki Takakazu. Pagina riguardante i numeri di Bernoulli e i coefficienti binomiali.

Questo modello si è sviluppato durante un periodo in cui il popolo giapponese era isolato dalle influenze europee. Kambei Mori è il primo matematico giapponese che si conosca nella storia[3]. Kambei era un insegnante di matematica giapponese, e tra i suoi più importanti studenti ci furono Yoshida Shichibei Kōyū, Imamura Chishō, e Takahara Kisshu. Questi studenti divennero noti tra i loro contemporanei come "i tre aritmetici"[4].

Yoshida fu nel 1627 l'autore di Jinkōki. L'opera tratta l'aritmetica con il soroban, comprese operazioni con quadrati e cubi[5]. Il libro di Yoshida ispirò significativamente la seguente generazione di matematici[6].

Seki Takakazu creò enri (円理: principio del cerchio), un sistema matematico finalizzato al calcolo infinitesimale, contemporaneamente e indipendentemente dal suo sviluppo in Europa. Inoltre la ricerca di Seki non partì da basi teoriche comunemente condivise[7].

Note modifica

  1. ^ Helaine Selin, Encyclopaedia of the History of Science, Technology, and Medicine in Non-Western Cultures, 1997, p. 641.
  2. ^ Smith, A History of Japanese Mathematics, p. 1.
  3. ^ Campbell, Douglas et al. (1984). Mathematics: People, Problems, Results, p. 48.
  4. ^ Smith, A History of Japanese Mathematics, p. 35.
  5. ^ Sal P. Restivo, Mathematics in Society and History, 1984, p. 56.
  6. ^ Robert Strayer, Bedford/st. Martins, 2000, p. 7.
  7. ^ Smith, A History of Japanese Mathematics, pp. 91-127.

Bibliografia modifica

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