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(latino) «Sed omnia praeclara tam difficilia, quam rara sunt»
(italiano) «Tutte le cose eccellenti sono tanto difficili, quanto rare»
(Baruch Spinoza, Ethica, pars V De potentia intellectus seu de libertate humana, propositio XLII, scholium)
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La Messa di requiem in Re minore K 626 è l'ultima composizione di Wolfgang Amadeus Mozart. Rimasta incompiuta per la morte dell'autore avvenuta il 5 dicembre 1791, fu completata successivamente dall'amico e allievo Franz Xaver Süßmayr. Anche se soltanto due terzi dell'opera sono stati scritti effettivamente da Mozart, il Requiem è una delle pagine più importanti e conosciute del musicista. Oltre all’indubbio valore musicale, la sua grande notorietà è legata anche alle circostanze inusuali e oscure della commissione, agli intrighi presunti, alle leggende e ai misteri che circondano la sua creazione, unita indissolubilmente agli ultimi giorni dell'autore e alla sua morte. Molteplici sono state anche le polemiche successive sulla reale attribuzione della composizione e ancora oggi restano aperti molti interrogativi.
Al di là delle leggende e delle controversie, il Requiem è considerato il testamento spirituale del suo autore e rimane un’opera che racchiude in sé lo smarrimento di fronte alla morte, permeato da una rassegnazione raccolta, di grande e pregnante dolcezza.
L'anguilla o anguilla europea (Anguilla anguillaLinnaeus, 1758) è un pesce osseo marino e d'acqua dolce appartenente alla famigliaAnguillidae. Lo stadio giovanile, trasparente perché ancora privo di pigmentazione, prende il nome di cieca o cèca, mentre l'adulto di grandi dimensioni si chiama capitone.
È un migratore catadromo facoltativo che trascorre la fase di maturazione e accrescimento in acque dolci o marine costiere per poi effettuare una lunghissima migrazione riproduttiva attraverso l'oceano Atlantico fino al mar dei Sargassi. Dopo la deposizione, i riproduttori muoiono. Le larve, dette leptocefali, affrontano la migrazione inversa per tornare in Europa, nel Mediterraneo e in Africa settentrionale, iniziando così un nuovo ciclo. La riproduzione dell'anguilla è stata avvolta dal mistero per lunghissimo tempo e ancora oggi diverse particolarità del ciclo vitale di questo animale restano sconosciute o quasi.
Anguilla anguilla è una specie minacciata, classificata dalla IUCN come in pericolo critico di estinzione; si ritiene che le popolazioni siano diminuite di oltre il 90% nelle ultime tre generazioni. Prima di questo declino, l'anguilla era oggetto di fiorenti attività di pesca e itticoltura in tutto l'areale, che costituivano un'importante fonte di reddito per numerose comunità, soprattutto in zone lagunari o di estuario. La carne dell'anguilla è considerata ottima, anche se molto grassa, e si presta a numerose preparazioni. La specie è inserita nella tabella II della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione, dunque il commercio è controllato e subordinato ad autorizzazione CITES. La pesca dell'anguilla è vietata in tutta la UE dal 2024.
Nella tradizione memoriale del lager di Janowska, il Tango della morte (in tedescoTodestango; in russoТанго смерти?, Tango smerti) fu un brano musicale commissionato dalle SS a un musicista ebreo detenuto, affinché fosse eseguito dall'orchestra dei prigionieri durante lo sterminio di altri internati. Il tango sarebbe stato poi interpretato dagli orchestrali per loro stessi, uccisi uno alla volta poco prima dello smantellamento del lager (1943).
La vicenda riflette una realtà storica, ma sembra essersi ricomposta in una trama leggendaria, suggestiva ed emblematica delle atrocità del nazismo. Le testimonianze dei sopravvissuti nell'immediato (1944) confermano che durante gli atti di sterminio suonava l'orchestra, ma non menzionano mai un tango. Il modo drammatico dello sterminio degli orchestrali, a sua volta, è attestato da poche testimonianze oculari, tardive o filtrate da resoconti di propaganda sovietici.
Di un brano intitolato Todestango non esistono partiture, ma solo rare reminiscenze, emerse a distanza di anni in tre diverse versioni. Una non è mai stata riconosciuta; le altre due sono state ricondotte ai tanghi Plegaria di Eduardo Bianco (1927) e To ostatnia niedziela di Jerzy Petersburski (1935).
Alcuni, con tutti i limiti imposti dall'assenza di prove documentali, sostengono che il brano fosse un arrangiamento di To ostatnia niedziela. Secondo altri, il Todestango non era una melodia speciale, ma un concetto astratto che rifletteva la percezione, da parte degli internati, di qualunque brano eseguito durante impiccagioni e fucilazioni.
La narrazione tradizionale sul Tango della morte è in ogni caso un'importante testimonianza sul vissuto dei prigionieri e sull'abuso nazista della musica, che nei campi di concentramento e sterminio non fu solo strumento di resistenza dei deportati, ma anche strumento dei persecutori per annichilire l'umanità delle loro persone.
La cappella è considerata, per l'integrità delle sue forme, un "monumento dell'arte neoclassica" e una delle chiese contenenti il maggior numero di opere d'arte della diocesi.
Il Dito di Caprivi, anche detto Lembo o Striscia di von Caprivi o anche solo Caprivi (in tedescoCaprivizipfel; in ingleseCaprivi Strip; in in afrikaansKaprivistrook; in portogheseFaixa de Caprivi) è un territorio della Namibia nordorientale, caratteristico per i suoi confini politici estremamente innaturali che non tengono alcun conto di divisioni etnico-geografiche.
Con una superficie di più di 19000km², il Dito di Caprivi è suddiviso tra le regioni namibiane dello Zambesi e del Kavango Orientale. Questo saliente si protende dal territorio namibiano verso nordest per 450 km di lunghezza e soli 35 km di larghezza, fino a raggiungere le rive del fiume Zambesi, allargandosi allora nuovamente fino a oltre 100 km e rimanendo circondato da quattro paesi: Angola, Zambia, Botswana e Zimbabwe. Con Zambia e Botswana la Namibia forma una triplice frontiera presso l'isola di Impalila, punto più orientale del Dito di Caprivi, mentre 150 metri più a est comincia il territorio dello Zimbabwe.
Prima dell'arrivo degli europei, la zona faceva parte di vasti potentati africani, come il Regno dei Barotse e il Regno dei Makololo, che si combatterono durante buona parte del XIX secolo. Il Dito di Caprivi deve la sua esistenza e la sua forma peculiare al colonialismo europeo, di cui è ancora uno dei principali esempi esistenti. Durante la spartizione dell'Africa, il Regno Unito e l'Impero tedesco stipularono nel 1890 il trattato di Helgoland-Zanzibar, con cui i britannici cedevano ai tedeschi una stretta striscia di territorio dell'Africa meridionale per collegare l'Africa Tedesca del Sud-Ovest al fiume Zambesi, al fine di stabilire una via navigabile attraverso l'Africa centrale passando per il lago Tanganica.
Anche dopo la fine dell'era coloniale, la situazione politica del Dito di Caprivi non è mutata: con la sconfitta della Germania nella prima guerra mondiale, il Dito fu amministrato prima dal Regno Unito e infine dal Sudafrica, fino all'indipendenza della Namibia nel 1990, senza che i suoi peculiari confini variassero. Al dominio piuttosto blando esercitato da tedeschi e britannici fece da contraltare l'amministrazione sudafricana, che oppresse le popolazioni locali con l'istituzione dell'apartheid e dei bantustan, portando quindi il Dito ad essere teatro della guerra di indipendenza namibiana. Passato alla Namibia, nel Dito scoppiò allora il conflitto del Caprivi causato da movimenti indipendentisti, sconfitti dal governo namibiano solo dopo una lunga lotta nel primi anni 2000. Da allora il Dito di Caprivi è una meta turistica in ascesa, soprattutto per l'ecoturismo nei suoi grandi parchi naturali di Nkasa Rupara, Mudumu e Bwabwata. Il suo capoluogo è la città di Katima Mulilo sullo Zambesi.
La costruzione dell'edificio è ricondotta alle volontà testamentarie del senatore e giureconsultoBernardino Busti, che onerarono il Luogo Pio Elemosiniero della Misericordia di Milano, suo erede universale, di costruire sopra uno dei terreni novatesi un piccolo oratorio che portasse il nome di san Celso, ragion per cui la sua edificazione deve datarsi attorno alla prima metà del Cinquecento.
Intimamente inglobato nel centro storico della città di Novate Milanese, l'oratorio dei Santi Nazario e Celso presenta linee strutturali semplici ed essenziali, con interni dalla superficie contenuta e dalla forma regolare. Divenuto di proprietà comunale sul finire del Novecento, è stato oggetto di un profondo restauro nel XXI secolo ed è tornato ad ospitare due dipinti seicenteschi raffiguranti uno Maria con i santi Nazario e Celso, e l'altro sant'Antonio da Padova con Gesù Bambino.