Zibaldone

diario scritto da Giacomo Leopardi
Voce principale: Opere di Giacomo Leopardi.

Lo Zibaldone, o con il titolo completo Zibaldone di pensieri, è un diario personale che raccoglie una grande quantità di appunti, riflessioni e aforismi, scritti tra il luglio/agosto 1817 e il dicembre 1832 da Giacomo Leopardi, per un totale di 4 526 pagine.

Zibaldone di pensieri
Altri titoliPensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Copertina della prima edizione (vol. VI, 1900)
AutoreGiacomo Leopardi
1ª ed. originale1898-1900 (ma 1817-1832)
Generemiscellanea; diario
Lingua originaleitaliano

Storia modifica

Il titolo deriva dalla caratteristica della composizione letteraria, in quanto mistura di pensieri, come per l'omonima vivanda emiliana che è costituita da un amalgama vario di molti ingredienti diversi[1]; il termine può essere utilizzato per descrivere un mucchio confuso di persone[2]. Il vocabolo era usato come titolo di opere anche prima in un'accezione non dissimile, ovvero di raccolta disordinata di pensieri, testi e concetti[3]. Tuttavia, dopo la composizione di Leopardi il termine è usato universalmente per indicare annotazioni su quaderni o diari, di pensieri sparsi. "Zibaldone" può essere usato anche in modo dispregiativo per discorsi o scritti senza filo logico, disordinati, fatti di idee eterogenee.

Dopo la morte del poeta (nel 1837) il fascio di carte era rimasto presso l'amico Antonio Ranieri, il quale lo tenne per oltre cinquant'anni con altri manoscritti, lasciandolo in un baule a sua volta finito in eredità a due donne di servizio. Dopo la morte di Ranieri e un processo per stabilirne la proprietà, gli studiosi poterono finalmente avere accesso all'autografo che è oggi conservato presso la Biblioteca Nazionale di Napoli.

Edizioni modifica

L'opera è stata pubblicata per la prima volta in sette volumi, durante il triennio 1898-1900, a cura di una commissione di studiosi presieduta da Giosuè Carducci con il titolo Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura dall'editore Le Monnier[4]. L'edizione carducciana, ora di pubblico dominio, si può scaricare dall'Internet Archive (vedi alla sezione Collegamenti esterni)

Le edizioni successive di una certa importanza filologica sono quelle di Francesco Flora (2 volumi del 1937-38, ma in edizioni successive ne fece anche una scelta ridotta), poi la stessa rivista da Walter Binni ed Enrico Ghidetti (nel 1969) e finalmente l'edizione critica a cura di Giuseppe Pacella (in tre volumi, presso Garzanti, 1991) sulla base della quale sono impostate quella di Lucio Felici (1997, con premessa di Emanuele Trevi), quella, riveduta, di Rolando Damiani (nella collana I Meridiani, Arnoldo Mondadori Editore, 1997 e 19992) e quella tematica stabilita sugli indici leopardiani (uscita, a cura di Fabiana Cacciapuoti[5], dal 1997 al 2003).

Un'edizione fotografica del manoscritto curata da Emilio Peruzzi è stata pubblicata in 10 volumi tra il 1989 ed il 1994.[6] Un'altra edizione dell'autografo, a cura di Fiorenza Ceragioli e Monica Ballerini, è stata pubblicata in CD-ROM nel 2009.[7]

Nel 2013, in volume unico e con una importante introduzione, è stata pubblicata, per cura di Franco d'Intino e Michael Caesar, la prima traduzione integrale in inglese: Zibaldone, The Notebooks of Giacomo Leopardi, sotto gli auspici del "Leopardi Centre in Birmingham": nei Penguin Classics in Gran Bretagna, e da Farrar, Straus and Giroux negli USA.

Antologie di passi scelti sono state pubblicate a cura di Giuseppe De Robertis (1922), Valentino Piccoli (1926), Giuseppe Morpurgo (1934 e 1946), Guido Marpillero (1934), Flavio Colutta (1937), Giuseppe Petronio (1938), Francesco Biondolillo (1945), Anna Maria Moroni (1972, con una fondamentale introduzione di Sergio Solmi, a sua volta curatore di una scelta nel 1977), Carlo Prono (1976), Mario Andrea Rigoni (1997) e Vincenzo Gueglio (1998). Anche Vincenzo Cardarelli ne curò una scelta antologica che fece pubblicare nel 1921 a cura de "La Ronda" con il titolo Il testamento letterario di Giacomo Leopardi.

Contenuto modifica

 
Facsimile della pagina 95 del taccuino di Leopardi, tratto dalla prima edizione a stampa

Si tratta di annotazioni di varia misura e ispirazione, spesso scritte in prosa diretta e pertanto caratterizzate da un tono di provvisorietà, da uno stile per lo più asciutto; a volte brevissime, a volte ampie e articolate per punti. Eppure la loro importanza è fondamentale, in quanto contengono un notevole insieme di temi e spunti che spesso costituirono ispirazione per i Canti, le Operette morali e, soprattutto[8], i Pensieri. In qualche caso, invece, queste pagine vedono riflettersi quanto già detto altrove o riportano commenti su libri letti, osservazioni su incontri o esperienze ecc. Sono di particolare interesse le numerosissime pagine che elaborano gli elementi essenziali della poetica e del pensiero di Leopardi, di cui il lettore può cogliere l'intimo dinamismo e il procedere per successivi momenti problematici. Tra l'11 luglio e il 14 ottobre 1827 Leopardi stesso ne redasse un indice tematico (evidentemente incompleto, visto che continuò a scriverlo fino al 4 dicembre 1832).

La prima pagina è infatti datata "luglio o agosto 1817" (data ricostruita dal Leopardi successivamente alla sua decisione di datare gli appunti da p. 100, ovvero in data 8 gennaio 1820), l'ultima "Firenze, 4 dicembre 1832". Il maggior numero delle 4 525 pagine venne scritto tuttavia fra il 1817 e il 1823, per un totale di più di 4 000 pensieri elaborati. Lo studioso Claudio Colaiacomo lega il dislivello di frequenza della scrittura ai vari viaggi e alla sedentarietà del poeta la cui "scrittura dello Zibaldone appare legata essenzialmente ad un'immagine dell'esistenza come claustrazione o reclusione, quale fu quella nella quale spesso l'autore si presentò nelle sue lettere, e che al di là del suo fondamento biografico immediato, costituisce il segno di una volontà di integrale letterarizzazione dell'esistenza"[9].

I temi trattati sono: la religione cristiana, la natura delle cose, il piacere, il dolore, l'orgoglio, l'immaginazione, la disperazione e il suicidio, le illusioni della ragione, lo stato di natura del creato, la nascita e il funzionamento del linguaggio (con anche diverse annotazioni etimologiche), la lingua adamica e primitiva, la caduta dal Paradiso, il bene e il male, il mito, la società, la civiltà, la memoria, il caso, la poesia ingenua e sentimentale, il rapporto tra antico e moderno, l'oralità della cultura poetica antica, il talento, e, insomma, tutta la filosofia che sostiene e nutre la propria poesia.

Il dolore è la legge della realtà ed è universale. Esso riguarda "non gli individui, ma le specie, i generi, i regni, i globi, i sistemi, i mondi" (Zibaldone, 3). Il ricordo ha un'importanza fondamentale in quanto fa emergere una folla di sensazioni, sentimenti, riflessioni, arricchendoli del fascino della lontananza, che le immerge in un'atmosfera di vago, di indefinito, impreciso. (Zibaldone, 6). La ricordanza poetica diventa memoria di emozioni e sensazioni della prima età. Si tratta di un atteggiamento che sarà anche alla base degli Idilli (Zibaldone, 8).

Il ricordo ha, come detto, un'importanza fondamentale nella poesia leopardiana: "La rimembranza è essenziale e principale nel sentimento poetico, non per altro se non perché il presente, qual ch'egli sia, non può essere poetico; e il poetico, in uno o in altro modo si trova sempre consistere nel lontano, nell'indefinito, nel vago" (Zibaldone, 6). Questi concetti sono il punto di partenza dell'idillio L'infinito e l'anelito a un'esperienza interiore che vada al di là del mondo limitato della nostra esperienza sensibile. La ricordanza è lo stato d'animo poetico soprattutto perché ci permette di recuperare la dimensione fantastica e commossa che nella prima adolescenza l'uomo ha assunto di fronte alla vita: l'adolescenza è l'età in cui si viene formando la nostra sensibilità. "La sensazione presente non deriva immediatamente dalle cose, non è un'immagine degli oggetti, ma della immaginazione fanciullesca; una ricordanza, una ripetizione, una ripercussione o riflesso della immagine antica. [....] In maniera che, se non fossimo stati fanciulli, tali quali siamo ora, saremmo privi della massima parte di quelle poche sensazioni indefinite che ci restano, giacché non le proviamo se non rispetto e in virtù della fanciullezza" (Zibaldone, 7).

La poesia è poi identificata da Leopardi con il senso dell'indeterminato e con le emozioni interiori cui corrispondono alcune particolari parole evocatrici di immaginazioni e rimembranze infinite: lontano, antico, notte, notturno, oscurità, profondo, ecc. (Zibaldone, 9).

Lo Zibaldone contiene anche diverse osservazioni sull'ebraico, che Leopardi apprese da autodidatta insieme al greco antico quando aveva 15 anni, iniziando a sfogliare una Bibbia poliglotta.[10]

Note modifica

  1. ^ "Incrocio di zabaione con un tipo romagnolo zibanda: «cibo mescolato grossolanamente»". Giacomo Devoto, Dizionario etimologico. Avviamento alla etimologia italiana, Firenze, Le Monnier, 1968.
  2. ^ Istituto della Enciclopedia Italiana, Vocabolario della lingua italiana, Roma, 1994. Inoltre, ne Le novelle della nonna di Emma Perodi, libro per bambini pubblicato nel 1893 e celebre a suo tempo, ambientato nel Casentino, il termine indica la pappa preparata per i gatti.
  3. ^ Non si può non ricordare Il Zibaldone. Poemetto in dodici canti del p. Atanasio da Verrocchio (pseudonimo di Domenico Luigi Batacchi), Londra (i.e. Bologna), anno 6 della Repubblica Francese (1798), un pamphlet satirico che ebbe molte edizioni con falso luogo di stampa tra la fine del Settecento e il primo Ottocento.
  4. ^ Giacomo Leopardi, Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura, a cura di Giosuè Carducci, Firenze, Le Monnier, 1898.
  5. ^ I sei volumi, rispettivamente intitolati: Trattato della passioni, Manuale di filosofia pratica, Della natura degli uomini e delle cose, Teorica delle arti, lettere ec. Parte speculativa e Parte pratica, storica ec. e Memorie della mia vita, sono stati prefati da Antonio Prete che ha poi raccolto le prefazioni in Il deserto e il fiore (2004). La stessa Cacciapuoti ha poi raccolto le sue riflessioni in Dentro lo zibaldone. Il tempo circolare della scrittura di Leopardi (2010). Tutti i volumi sono editi da Donzelli.
  6. ^ Giacomo Leopardi, Zibaldone di pensieri, Edizione fotografica dell'autografo con gli indici e lo schedario a cura di Emilio Peruzzi, Pisa, Scuola Normale Superiore, 1989-1994, SBN IT\ICCU\CFI\0167175.
  7. ^ Giacomo Leopardi, Zibaldone di pensieri, a cura di Fiorenza Ceragioli e Monica Ballerini, Bologna, Zanichelli, 2009, ISBN 978-88-08-06691-6.
  8. ^ Essendone estratti direttamente dell'autore, in numero di 111.
  9. ^ Claudio Colaiacomo, «Zibaldone di pensieri» di Giacomo Leopardi, in Alberto Asor Rosa, Letteratura Italiana Einaudi, Le Opere. III. Dall'Ottocento al Novecento, Torino: Einaudi, 1995, p. 223.
  10. ^ adammijatovic, LIBRI - Giacomo Leopardi e l'ebraico: la storia di un amore e i versi in ivrit, su Moked, 26 marzo 2024. URL consultato il 27 marzo 2024.

Bibliografia modifica

  • Giovanni Gentile, La filosofia di Leopardi, Firenze 1938
  • Benedetto Croce, Leopardi (1922), in Poesia e non poesia, Bari 1923
  • Angelandrea Zottoli, Storia di un'anima, Bari 1927
  • Giovanni Amelotti, Filosofia di Leopardi, Genova 1937
  • Adriano Tilgher, La filosofia di Leopardi, Roma 1940
  • Cesare Luporini, Leopardi progressivo, in Filosofi vecchi e nuovi, Firenze 1947
  • Romano Amerio, L'ultrafilosofta di Leopardi, Torino 1953
  • Sebastiano Timpanaro, Appunti per il futuro editore dello Zibaldone e dell'epistolario leopardiano, in «Giornale storico della letteratura italiana», CXXXV (1958), pp. 607–17
  • Sergio Solmi, Studi leopardiani (1967-74), Milano 1987
  • Antonio Prete, Il pensiero poetante. Saggio su Leopardi, Milano 1980
  • Emanuele Severino, Il Nulla e la Poesia. Alla fine dell'età della tecnica: Leopardi, Roma 1990
  • Elio Gioanola, Genesi della malinconia in Leopardi, in «Nuova Corrente», XXXIX (1992), 4, pp. 251–88
  • Franco Ferrucci, Il Moto, la quiete, Leopardi e il principio di contraddizione, in «Lettere italiane», XLIV (1992), 4, pp. 579–97, poi integrato in Il formidabile deserto. Lettura di Giacomo Leopardi, Roma 1998
  • Alberto Folin, La natura leopardiana da vicino e da lontano, in «aut-aut», n. 258 (1993), pp. 51–67, poi integrato in Leopardi e la notte chiara, Venezia 1993; e in Leopardi e l'imperfetto nulla, Venezia 2001
  • Giuseppe Pacella, Vicende e fortuna dello «Zibaldone» tra '800 e '900, in «Italianistica», XXII (1993), 1-3, pp. 39–51
  • Lucio Felici, La luna nel cortile. Trame di poesia nello «Zibaldone», in «Filologia e critica», XVIII (1993), 2, pp. 175–93
  • Alberto Caracciolo, Leopardi e il nichilismo, Milano 1994
  • Cesare Galimberti, Cose che non son cose. Saggi su Leopardi, Venezia 2001
  • Loretta Marcon, Vita ed Esistenza nello Zibaldone di Giacomo Leopardi, Roma, 2001
  • Gaspare Polizzi, Leopardi e “le ragioni della verità”. Scienze e filosofia della natura negli scritti leopardiani, Prefazione di Remo Bodei, Roma 2003
  • Antonio Carrannante, Rileggendo lo "Zibaldone", in "Rivista di letteratura italiana", 2004, 2, pp. 111–133
  • Emanuele Severino, Cosa arcana e stupenda. L'Occidente e Leopardi, Milano 2006

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Collegamenti esterni modifica

Zibaldone, ed. Carducci, 1898-1900 modifica

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