Arcidiocesi di Gaeta

arcidiocesi della Chiesa cattolica in Italia

L'arcidiocesi di Gaeta (in latino: Archidioecesis Caietana) è una sede della Chiesa cattolica in Italia immediatamente soggetta alla Santa Sede appartenente alla regione ecclesiastica Lazio. Nel 2021 contava 155.640 battezzati su 163.906 abitanti. È retta dall'arcivescovo Luigi Vari.

Arcidiocesi di Gaeta
Archidioecesis Caietana
Chiesa latina
Regione ecclesiasticaLazio
 
Mappa della diocesi
Collocazione geografica
Collocazione geografica della diocesi
 
ArcivescovoLuigi Vari
Vicario generaleMariano Parisella
Arcivescovi emeritiFabio Bernardo D'Onorio, O.S.B.
Presbiteri83, di cui 55 secolari e 28 regolari
1.875 battezzati per presbitero
Religiosi31 uomini, 113 donne
Diaconi22 permanenti
 
Abitanti163.906
Battezzati155.640 (95,0% del totale)
StatoItalia
Superficie603 km²
Parrocchie56 (4 vicariati)
 
ErezioneVIII secolo
Ritoromano
CattedraleSanti Erasmo e Marciano e Santa Maria Assunta
IndirizzoPiazza Arcivescovado 2, 04024 Gaeta [Latina], Italia
Sito webwww.arcidiocesigaeta.it
Dati dall'Annuario pontificio 2022 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia
La basilica santuario della Madonna del Colle a Lenola.
La cattedra episcopale, nella cattedrale di Gaeta.
L'ex cattedrale di San Pietro Apostolo a Fondi.
Il santuario della Madonna della Civita nel comune di Itri.
Il palazzo arcivescovile di Gaeta.

Patroni, santi e beati dell'arcidiocesi modifica

Patroni dell'arcidiocesi sono i santi Erasmo e Marciano, vescovi e martiri, commemorati il 2 giugno. Compatrona è la Madonna della Civita venerata nel santuario omonimo situato sulla sommità del monte Fusco, nel comune di Itri; la ricorrenza liturgica è il 21 luglio.

Nell'arcidiocesi sono venerati i seguenti santi e beati:

Territorio modifica

L'arcidiocesi si estende su due provincie del Lazio e comprende i comuni di Campodimele, Castelforte, Fondi, Formia, Gaeta, Itri, Lenola, Minturno, Monte San Biagio, Santi Cosma e Damiano, Sperlonga, Spigno Saturnia, Ponza e Ventotene in provincia di Latina; e i comuni di Ausonia, Coreno Ausonio e Pastena in provincia di Frosinone.

Sede arcivescovile è la città di Gaeta, dove si trova la basilica cattedrale di Maria Santissima Assunta.

Parrocchie e foranie modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Parrocchie dell'arcidiocesi di Gaeta.

Il territorio si estende su 603 km² ed è suddiviso in 56 parrocchie raggruppate in 4 foranie:

  • forania di Gaeta
  • forania di Fondi: Fondi, Campodimele, Itri, Lenola, Pastena, Monte San Biagio, Sperlonga
  • forania di Formia: Formia, Ponza, Ventotene
  • forania di Minturno: Minturno, Ausonia, Castelforte, Coreno Ausonio, Santi Cosma e Damiano, Spigno Saturnia

Santuari modifica

Nel territorio dell'arcidiocesi sono censiti i seguenti santuari:[1]

Storia modifica

 
Ingresso delle reliquie di Sant'Erasmo nella città di Gaeta, formella dalla colonna del cero pasquale della cattedrale di Gaeta (seconda metà del XIV secolo)

La sede di Gaeta trae origine dall'antica diocesi di Formia, attestata a partire dal V secolo, a cui Gregorio Magno aveva unito la soppressa diocesi di Minturno. All'epoca di papa Silvestro I (314-335) è documentata l'esistenza di una possessio in territuriu Gaetano che Costantino I assegna all'arcivescovo di Capua.[2] Durante l'VIII secolo il castrum di Gaeta acquista sempre più importanza nell'ambito dei possedimenti bizantini in Italia; già sul finire del secolo, la città poté conquistare un certo grado di autonomia stringendo alleanze con i papi di Roma.[2]

In questo contesto politico i vescovi di Formia si stabilirono, all'inizio forse solo momentaneamente, a Gaeta. Il primo di questi è Campolo, menzionato in una lettera di papa Adriano II del 788 come episcopus civitatis Caietanae.[2] Nei vescovi successivi tuttavia il titolo episcopale non è uniforme: infatti Giovanni I (ca. 830) è noto come episcopus Formianus, il successore Leone I (840) come episcopus Minturnensis ac Formiensis, mentre Costantino (846-855) è indicato come episcopus ecclesiae Formianae et Castri Cajetani. L'ultimo vescovo che mantenne il solo titolo formiano è stato Leone II, che prese parte ad un concilio romano nell'861. «Dopo l'866 il Castrum Caietae, ormai sede stabile del vescovo, passò al rango di civitas, mentre dall'867 Formiae scomparve definitivamente dal titolo episcopale».[2]

All'inizio del X secolo, durante l'episcopato di Bono, furono rinvenute nella chiesa di Santa Maria di Gaeta le reliquie di sant'Erasmo, che fu proclamato patrono della diocesi. A lui fu dedicata la cattedrale di Gaeta, consacrata da papa Pasquale II e dal vescovo Alberto un 22 gennaio,[3] probabilmente quello del 1106.[4]

Agli inizi dell'XI secolo venne unita alla diocesi di Gaeta quella di Traetto, l'antica diocesi di Minturno, accorpata a Formia attorno al 590 e restaurata con il nuovo nome sotto il pontificato di papa Leone III.

Nel Medioevo diversi vescovi gaetani provenivano da monasteri benedettini: Stefano (972), abate del monastero dei Santi Teodoro e Martino di Gaeta; Leone III (995), abate del monastero di San Magno di Fondi; Rinaldo I (1090-1094), Riccardo I (1124-1145) e Rinaldo II (1168-1171), monaci di Montecassino. Un figlio della Chiesa di Gaeta, Giovanni, monaco cassinese e autore della vita e del martirio di sant'Erasmo[5], assunse un ruolo centrale nella Curia romana: fu cancelliere curiale e collaboratore di Urbano II e Pasquale II, e nel 1118 fu eletto papa assumendo il nome di Gelasio II.[6]

Con una bolla del 12 marzo 1159[7] diretta al vescovo Giacinto, papa Adriano IV «fissò i confini della diocesi, descrisse tutte le chiese, le terre, i casali e i castelli sottoposti al suo dominio, e confirmò tutt'i privilegi, le giurisdizioni, le prerogative e le grazie dai suoi predecessori accordati».[8] Le stesse concessioni furono ripetute da papa Alessandro III nel 1170 al vescovo Rinaldo II.

Nel Cinquecento, dopo la morte di Tommaso De Vio (1519-1534), autore di un commentario della Summa di Tommaso d'Aquino e legato pontificio in Germania, iniziò una serie ininterrotta di vescovi d'origine spagnola fino alla morte di José Guerrero de Torres nel 1720. Questi vescovi si impegnarono nell'attuazione in diocesi dei decreti riformatori del concilio di Trento. Tuttavia, il seminario fu eretto solamente nel Settecento ad opera di un vescovo italiano, il teatino Gennaro Carmignani (1738-1770). Tra il 12 e il 14 dicembre 1779 Carlo Pergamo presiedette il primo sinodo diocesano.

All'inizio dell'Ottocento la diocesi comprendeva, oltre Gaeta, i seguenti abitati: Mola (Formia), Castellone, Itri, Sperlonga, Maranola, Trivio, Castellonorato, Spigno, Traetto, Santa Maria Pulcherino, Tufo, Tremonzuli, Le Fratte, Coreno, Castelforte, Suio, Ponza e Ventotene.[9] Nel 1818, a seguito del concordato stipulato tra papa Pio VII e il re delle Due Sicilie Ferdinando I di Borbone, al territorio della diocesi di Gaeta venne unito quello della soppressa diocesi di Fondi.

Immediatamente soggetta alla Santa Sede sin dalle origini, il 31 dicembre 1848 la sede di Gaeta venne elevata ad arcidiocesi da papa Pio IX in occasione del suo esilio nella città, con la bolla In sublimi. Con la stessa si concedeva agli arcivescovi gaetani l'uso del pallio alla stregua dei metropoliti.

Nell'ex palazzo del cardinale Tommaso De Vio, che fu sede del seminario arcivescovile fino agli anni sessanta, ha sede il museo diocesano e della religiosità del Parco dei Monti Aurunci.[10] Nello stesso palazzo si trovano anche l'archivio e la biblioteca diocesana.

Cronotassi dei vescovi modifica

Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Attuale arcivescovo modifica

Attuale arcivescovo di Gaeta è Luigi Vari, già presbitero della sede suburbicaria di Velletri-Segni, eletto da papa Francesco il 21 aprile 2016, consacrato vescovo il 21 giugno 2016 da Vincenzo Apicella; ha preso possesso dell'arcidiocesi sabato 9 luglio 2016.[23]

Statistiche modifica

L'arcidiocesi nel 2021 su una popolazione di 163.906 persone contava 155.640 battezzati, corrispondenti al 95,0% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1950 108.900 108.000 100,8 97 78 19 1.122 26 113 43
1969 129.698 130.800 99,2 116 80 36 1.118 41 322 50
1980 136.361 143.630 94,9 110 66 44 1.239 48 298 54
1990 149.000 152.000 98,0 90 56 34 1.655 1 36 219 57
1999 153.000 156.150 98,0 85 56 29 1.800 19 29 223 57
2000 155.000 158.100 98,0 87 58 29 1.781 19 32 225 57
2001 151.200 159.153 95,0 81 53 28 1.866 19 31 225 57
2002 151.200 159.153 95,0 82 54 28 1.843 18 31 225 57
2003 150.000 159.124 94,3 83 55 28 1.807 18 31 225 57
2004 159.175 159.315 99,9 82 55 27 1.941 18 30 229 57
2006 152.350 160.150 95,1 81 54 27 1.880 18 30 216 57
2013 149.400 163.000 91,7 71 54 17 2.104 25 20 155 57
2016 157.457 162.457 96,9 72 54 18 2.186 26 21 205 57
2019 156.670 161.660 96,9 80 55 25 1.958 24 26 118 56
2021 155.640 163.906 95,0 83 55 28 1.875 22 31 113 56

Note modifica

  1. ^ Dal sito web dell'arcidiocesi.
  2. ^ a b c d Jean-Claude Lacam e Alessandro Vella, Formiae (Formia). Introduction, in C. Ferrante, J.-C. Lacam, D. Quadrino (ed.), Fana, templa, delubra. Corpus dei luoghi di culto dell'Italia antica (FTD), 4, Regio I. Fondi, Formia, Minturno, Ponza, Roma, 2015, pp. 47-57.
  3. ^ Nel codice Casinense 585, un messale tre-quattrocentesco appartenuto al francescano convento di Sant'Agata di Gaeta, e conservato nell'Archivio dell'Abbazia di Montecassino, dove a p. 2 (Calendario), al 22 di gennaio si legge, in inchiostro nero: Sanctorum Vincentii et Anastasii martirum, cui segue, in rosso: et dedicatio ecclesie maioris Ga(ie)te (cfr. Mariano Dell'Omo, Un messale tre-quattrocentesco del convento francescano di S. Agata di Gaeta e una Confexio valde pulcra et optima in volgare (Cod. Casin. 585), in «Ubi neque aerugo neque tinea demolitur». Studi in onore di Luigi Pellegrini per i suoi settanta anni, a cura di M.G. Del Fuoco, Napoli 2006, pp. 168-169 e nota 5).
  4. ^ L'anno, che da Ferdinando Ughelli a Ludovico Antonio Muratori fino a Paul Fridolin Kehr oscilla tra il 1099 e il 1110, è incerto.
  5. ^ Il testo della vita in latino, con traduzione italiana in: Ferraro, Memorie Religiose e Civili della Città di Gaeta, pp. 11 e seguenti.
  6. ^ Fliche-Martin, Storia della Chiesa dalle origini fino ai giorni nostri, vol. VIII, La riforma gregoriana e la riconquista cristiana (1057-1123), S.A.I.E., Torino 1959, pp. 511-512.
  7. ^ Kehr, Italia pontificia, VIII, p. 87, nº 12.
  8. ^ D'Avino, Cenni storici sulle chiese arcivescovili, vescovili e prelatizie (nullius) del Regno delle Due Sicilie, p. 238.
  9. ^ D'Avino, Cenni storici sulle chiese arcivescovili, vescovili e prelatizie (nullius) del Regno delle Due Sicilie, p. 240, nota 1.
  10. ^ Dal sito web dell'arcidiocesi.
  11. ^ a b c d Kehr, Italia pontificia, VIII, pp. 86-87.
  12. ^ Ughelli, Italia sacra, I, col. 527.
  13. ^ a b c d e f g h i Ferraro, Memorie Religiose e Civili della Città di Gaeta, pp. 205 e seguenti.
  14. ^ La prima data è quella indicata da Cappelletti e Gams, mentre Ferraro riporta l'anno 914.
  15. ^ All'epoca del vescovo Buono (o Bono) fu rinvenuto il corpo di sant'Erasmo. Ughelli, e con lui Gams e Cappelletti, pongono questo avvenimento nell'880, Ferraro al 919; altre fonti (Santi e Beati) riportano invece la data del 917, e altre ancora quella del 914.
  16. ^ Vescovo attestato dalla cronotassi del sito web dell'arcidiocesi, ed assegnato agli anni 966-972; ignoto alle altre fonti.
  17. ^ Secondo al Cronaca Cassinese (Kehr, Italia pontificia, VIII, p. 87) Rinaldo divenne vescovo nel 1090 per la morte del predecessore Leone; questo porta ad escludere Trasmondo, citato da Cappelletti nel 1075.
  18. ^ I vescovi Teodino e Trasmundo, monaci di Montecassino, divennero vescovi di Gaeta in un'epoca compresa tra il 1148 e il 1151; tuttavia non è dato sapere chi dei due governò per primo la diocesi (Ferraro).
  19. ^ a b c d e f g Kamp, Kirche und Monarchie…, I, pp. 81-87.
  20. ^ Così Eubel; secondo Gams, Pietro Lunello fu eletto il 30 gennaio 1560.
  21. ^ Nominato arcivescovo titolare, titolo personale, di Farsalo.
  22. ^ Nominato arcivescovo titolare di Nacolia.
  23. ^ Dal sito web dell'arcidiocesi di Gaeta.

Bibliografia modifica

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