Collezione Schøyen

La Collezione Schøyen è una delle più grandi raccolte private di manoscritti nel mondo, le cui sedi principali sono a Oslo e a Londra.[1] Istituita nel XX secolo da Martin Schøyen, comprende manoscritti provenienti da tutto il mondo e abbraccia un periodo di 5 000 anni di storia. Contiene oltre 13 000 manoscritti; il più antico ha 5 300 anni. I manoscritti provengono da 134 paesi e territori diversi, rappresentano 120 lingue e 185 alfabeti.[2][3]

La Collezione raccoglie e custodisce manoscritti, da tutte le parti del mondo, senza vincoli geografici, culturali, linguistici, razziali o religiosi. Dichiara che il suo interesse è nel "progresso dello studio della cultura e della civiltà umane" lungo i millenni.[3] Alcune delle sue recenti acquisizioni sono state ottenute da zone di guerra nel Medio Oriente e in Afghanistan, dove i signori della guerra e i trafficanti illegali hanno devastato siti antichi pur di trovare un compratore per frammenti di manoscritti e manufatti.[4]

Controversie modifica

Una delle controversie che riguarda la Collezione Schøyen riguarda le sue acquisizioni sul mercato nero, che avrebbero incoraggiato ulteriori devastazioni indiscriminate di siti antichi, abusi sul patrimonio culturale e il finanziamento del terrorismo e di fazioni impegnate in una guerra civile.[5] L'Iraq e l'Afghanistan, ad esempio, hanno chiesto di recuperare alcuni pezzi acquisiti dalla Collezione.[6] La Collezione dichiara che "supporta convintamente un regime rigoroso per la protezione culturale", compie sforzi per un rispetto pro-attivo delle leggi in materia ed è "un collezionista privato etico per quanto riguarda la conservazione del patrimonio di tutta l'umanità".[7]

Le provenienza di varie tavolette con incisioni cuneiformi è stata oggetto di controversia.[8]

La Collezione Schøyen è stata una parte in causa nella controversia attorno a 654 ciotole per incantesimi con iscrizioni aramaiche.[9] Le ciotole erano ritenute di proprietà irachena: sarebbero state trafugate dopo l'agosto del 1990, esportate illegalmente in Giordania, rivendute a un mercante d'arte locale chiamato Ghassan Rihani, e acquistate dalla Collezione attraverso intermediari.[9] La Collezione Schøyen ha quindi affidato le ciotole allo University College di Londra per uno studio scientifico. Quando gli attivisti nel 2003 sollevarono la controversia e richiesero la restituzione degli oggetti all'Iraq, l'università convocò un comitato per accertare le accuse degli attivisti, ma la Collezione Schøyen fece causa all'università.[7] La Collezione Schøyen negò che gli oggetti fossero stati rubati o trafugati, producendo documenti ufficiali del governo giordano che ne attestavano il possesso di un soggetto giordano prima del 1965.[9] Lo University College accettò un accordo extragiudiziale, pagò alla Collezione una somma che non è stata resa pubblica come compensazione, distrusse la sua relazione interna sulla provenienza delle ciotole e le restituì alla Collezione.[9][10]

Manoscritti notevoli modifica

Antichi modifica

  • MS 1717 (XXXI secolo a.C.), tavoletta Kushim, una registrazione sumera sumera di produzione della birra, sottoscritta da quella che potrebbe essere la prima persona menzionata in uno scritto.[11]
  • MS 2064 (XXI secolo a.C.), codice di Ur-Nammu, un testo sumero.[12]
  • MS 2781 (2000–1600 a.C.), un calendario mediobabilonese.[13]
  • L'anello con il sigillo di Tutankhamon
  • MS 108 Due tavolette di rame con la più antica attestazione dell'alfabeto greco, proveniente da Cipro, circa 800 a.C., 21x13 cm, iscrizione su singola colonna, (19x10 cm), 20-23 linee in greco arcaico maiuscolo con alcune lettere semitiche (fenicie) opera di due o più scribi.
  • MS 5236, una matrice per la stampa dell'antica Grecia del VI secolo a.C.
  • Antichi manoscritti buddhisti e indù probabilmente proveniente da siti recentemente distrutti come Bamiyan in Afghanistan e altre rovine di monasteri buddhisti nel Pakistan nord-occidentale.[14][15]
  • MS 193 (III secolo), il Codice Crosby-Schøyen, manoscritto biblico copto che contiene: Giona, 2 Maccabei, 1 Pietro, l'omelia sulla Pasqua di Melitone di Sardi e un'altra omelia non identificata[16]
  • MS 2650 (IV secolo), Codice Schøyen, il più antico Vangelo secondo Matteo in dialetto copto[17]
  • Dal 1994, la Collezione Schøyen ha acquisito 115 frammenti dei rotoli del Mar Morto da 15 differenti rotoli.[18]
  • MS 035, Codex Sinaiticus Zosimi Rescriptus, un palinsesto di vellum proveniente dal Monte Sinai[19]

Medievali e moderni modifica

  • MS 1 (circa 1300), un frammento di un codice che raccoglie omelie francesi, con una rilegatura di Manuale del Navarro, acquisito nel 1955
  • MS 4457 (1865-1879), il libro mastro del capo cheyenne Little Shield (A-che-kan-koo-eni) con il resoconto della guerra contro i nativi americani sul fiume Platte nel 1865.
  • Manoscritti relativi a busddhismo, induismo, giainismo e sikhismo.

Galleria d'immagini modifica

Note modifica

  1. ^ (EN) Sophia Labadi e Colin Long, Heritage and Globalisation, Routledge, 2010, pp. 146–147 nota 13, ISBN 978-1-136-96526-5.
  2. ^ The Schøyen Collection.
  3. ^ a b Scope & Size of the Schoyen Collection.
  4. ^ (EN) Derek Gillman, The Idea of Cultural Heritage, Cambridge University Press, 2010, pp. 12–15, ISBN 978-0-521-19255-2.
  5. ^ (EN) Noah Charney, Art Crime: Terrorists, Tomb Raiders, Forgers and Thieves, Springer, 2016, pp. 169–173, ISBN 978-1-137-40757-3.
  6. ^ (EN) Juliette van Krieken-Pieters, Art and Archaeology of Afghanistan: Its Fall and Survival : a Multi-disciplinary Approach, Brill Academic, 2006, pp. 238–240, ISBN 978-90-04-15182-6.
  7. ^ a b SCHØYEN COLLECTION SUES UNIVERSITY COLLEGE LONDON FOR RECOVERY OF INCANTATION BOWLS., 9 March 2007
  8. ^ (EN) Eleanor Robson, Review of: The Babylonian Gilgamesh Epic: Introduction, Critical Edition and Cuneiform Texts, 2 vols, in BMCR, 1º maggio 2017.
  9. ^ a b c d Inside the hunt for Iraq’s looted treasures., Richard Hall, The Independent, 10 luglio 2019)
  10. ^ (EN) Michael Balter, University Suppresses Report on Provenance of Iraqi Antiquities, in Science, vol. 318, n. 5850, American Association for the Advancement of Science (AAAS), 2007, pp. 554–555, DOI:10.1126/science.318.5850.554.
  11. ^ Ms 1717.
  12. ^ Ms 2064 (archiviato dall'url originale il 29 gennaio 2018).
  13. ^ The Middle Babylonian Almanac.
  14. ^ (EN) Stephen C. Berkwitz, Juliane Schober e Claudia Brown, Buddhist Manuscript Cultures: Knowledge, Ritual, and Art, Routledge, 2009, pp. 9–12, ISBN 978-1-134-00242-9.
  15. ^ (EN) Jens Braarvig, Buddhist manuscripts, Vol 1–3, Hermes, 2000, pp. xii–xiii, 102–105, 275–285, ISBN 978-82-8034-003-0., Volume 1: ISBN 978-82-8034-001-6
  16. ^ Ms 193.
  17. ^ Ms 2650.
  18. ^ Dead Sea Scrolls.
  19. ^ Ms 035.. Costuisce solo un terzo del codice, la maggior parte del quale è alla Biblioteca nazionale russa e nuovi ritrovamenti sono stati compiuti al Monastero di Santa Caterina da Christa Müller-Kessler, Codex Sinaiticus Rescriptus. A Collection of Christian Palestinian Aramaic Manuscripts, Le Muséon 127, 2014, pp. 263–309; Sinai, Georgian NF19; Georgian NF 71 Sinai Palimpsest Project..

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Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN152129314 · ISNI (EN0000 0001 0205 3673 · LCCN (ENn93106793 · GND (DE5222053-9 · J9U (ENHE987007267835505171 · WorldCat Identities (ENlccn-n93106793