Epipactis greuteri

specie di pianta della famiglia Orchidaceae

L'elleborina di Greuter (Epipactis greuteri H.Baumann & Künkele, 1981) è una piccola pianta erbacea perenne dai delicati fiori, appartenente alla famiglia delle Orchidacee.[2]

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Elleborina di Greuter
Epipactis greuteri
Stato di conservazione
In pericolo[1]
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Monocotiledoni
Ordine Asparagales
Famiglia Orchidaceae
Sottofamiglia Epidendroideae
Tribù Neottieae
Genere Epipactis
Specie E. greuteri
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Liliopsida
Sottoclasse Liliidae
Ordine Orchidales
Famiglia Orchidaceae
Sottofamiglia Epidendroideae
Tribù Neottieae
Genere Epipactis
Specie E. greuteri
Nomenclatura binomiale
Epipactis greuteri
H.Baumann & Künkele, 1981
Nomi comuni

(DE) Greuters Sumpfwurz
(FR) Épipactis de Greuter

Etimologia modifica

Il termine Epipactis si trova per la prima volta negli scritti di Dioscoride Pedanio (Anazarbe in Cilicia, 40 circa - 90 circa) che fu un medico, botanico e farmacista greco antico che esercitò a Roma ai tempi dell'imperatore Nerone. L'origine di questo termine è sicuramente greca, ma l'etimologia esatta ci rimane oscura (qualche testo lo traduce con “crescere sopra”). Sembra comunque che in origine sia stato usato per alcune specie del genere Helleborus[3]. In tempi moderni il nome del genere fu creato dal botanico e anatomista germanico Johann Gottfried Zinn (1727 – 1759), membro tra l'altro dell'Accademia delle Scienze di Berlino, in una pubblicazione specifica sul genere Epipactis nel 1757.

L'epiteto specifico (greuteri) è una dedica al botanico svizzero Werner Rodolfo Greuter (1938-).

Descrizione modifica

È una pianta erbacea perenne alta da 20 a 60 cm. La forma biologica di questa orchidea è geofita rizomatosa (G rizh), ossia è una piante con un particolare fusto sotterraneo, detto rizoma, che ogni anno si rigenera con nuove radici e fusti avventizi. Queste piante, contrariamente ad altri generi delle orchidee, non sono "epifite", ossia non vivono a spese di altri vegetali di maggiori proporzioni (hanno cioè un proprio rizoma).

Radici modifica

Le radici sono secondarie da rizoma.

Fusto modifica

  • Parte ipogea: la parte sotterranea consiste in un breve rizoma.
  • Parte epigea: la parte aerea è formata da uno o più fusti. Il colore del fusto è verde scuro ed è pubescente.

Foglie modifica

Le foglie, intere e fittamente dentate sui bordi, sono distribuite lungo tutto il fusto a disposizione più o meno spiralata. Quelle basali sono quasi orbicolari, quelle intermedie sono a forma lanceolata stretta, mentre le superiori sono di tipo bratteiforme e ripiegate verso il basso. Sono sessili, appena amplessicauli. La lamina è percorsa da diverse nervature longitudinali (foglie di tipo parallelinervie).

Infiorescenza modifica

L'infiorescenza è un racemo terminale, lasso con fiori penduli (massimo 30 fiori) e pedicellati (il pedicello, rispetto ad altre orchidee, è molto lungo). Alla base del pedicello è presente una brattea pendente a forma lanceolata più lunga del fiore. I fiori sono resupinati, ruotati sottosopra tramite torsione del pedicello. Lunghezza dell'infiorescenza: 20 cm.

Fiore modifica

I fiori sono ermafroditi ed irregolarmente zigomorfi, pentaciclici (perigonio a 2 verticilli di tepali, 2 verticilli di stami, 1 verticillo dello stilo). I fiori sono colorati di verde-biancastro con deboli sfumature violacee. Dimensione del fiore: 12 – 18 mm.

 
TE=tepalo esterno – TI=tepalo interno – LB=labello – ST=stame fertile con pollinii – SM=staminoide (stame sterile) – GI=gineceo - CP=carpello[4]
  • Formula fiorale: per queste piante viene indicata la seguente formula fiorale:
X, P 3+3, [A 1, G (3)], infero, capsula[5]
  • Perigonio: il perigonio è composto da 2 verticilli con 3 tepali ciascuno (3 interni e 3 esterni) di forma ovale con apice appuntito piegato in basso, liberi e patenti (il fiore si presenta più o meno aperto con i tepali protesi in avanti); il primo verticillo (esterno) ha 3 tepali di tipo sepaloide (simili ai sepali di un calice), sono colorati in verde chiaro; nel secondo verticillo (interno) il tepalo centrale (chiamato “labello”) è notevolmente diverso rispetto agli altri due laterali che si presentano più o meno uguali ai tepali esterni ma con colori più chiari (quasi biancastri) con sfumature violacee.
  • Labello: il labello è diviso in due sezioni; la porzione posteriore del labello (basale, chiamata ipochilo) è concava, mentre quella anteriore (apicale, chiamata epichilo) è incurvata verso il basso con apice appuntito. La colorazione del labello esternamente è verde chiaro (quasi biancastro) come i tepali; nella parte interna dell'ipochilo il colore è più scuro, mentre l'epichilo nella zona centrale è quasi bianco (a volte può essere violaceo) con i bordi ondulati. Nel mezzo tra l'ipochilo e l'epichilo è presente una strozzatura che collega le due parti. Il labello è inoltre privo di callosità evidenti e non è speronato come in altri generi e l'ipochilo è nattarifero.
 
Descrizione del ginostemio
  • Ginostemio: lo stame con la rispettiva antera biloculare è concresciuto con lo stilo e forma una specie di organo colonnare chiamato ginostemio[6]. Il colore di questo organo è fondamentalmente bianco-giallastro. L'antera è sessile, mentre il rostello non è molto grande e non è efficiente. Il polline è più o meno incoerente (friabile e polverulento) distribuito su masse cerose polliniche bilobe (una per ogni loculo dell'antera); queste masse sono prive di “caudicole” (filamento di aggancio all'antera) e sono contenute in una cavità chiamata clinandrio che in questo caso è in parte atrofizzata. L'ovario è infero, piriforme-globoso ed è formato da tre carpelli fusi insieme, sorretto da un peduncolo incurvato.
  • Fioritura : da giugno ad agosto.

Frutti modifica

Il frutto è una capsula obovoide (o esagonale) a più coste. Anche le capsule, come i fiori, sono orizzontali o pendule. Nell'interno sono contenuti numerosi minutissimi semi piatti. Questi semi sono privi di endosperma e gli embrioni contenuti in essi sono poco differenziati in quanto formati da poche cellule. Queste piante vivono in stretta simbiosi con micorrize endotrofiche, questo significa che i semi possono svilupparsi solamente dopo essere infettati dalle spore di funghi micorrizici (infestazione di ife fungine). Questo meccanismo è necessario in quanto i semi da soli hanno poche sostanze di riserva per una germinazione in proprio.[7]

Biologia modifica

La riproduzione di questa pianta avviene in due modi:

Distribuzione e habitat modifica

Fitosociologia modifica

Dal punto di vista fitosociologico la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale[8]:

Formazione: comunità forestali
Classe: Carpino-Fagetea
Ordine: Fagetalia sylvaticae
Alleanza: Fagion sylvaticae

Tassonomia modifica

La sottospecie Epipactis greuteri subsp. flaminia (P.R.Savelli & Aless.) H.Bauman, Künkele & R.Lorenz è oggi considerata come specie a sé (Epipactis flaminia)[9]. In Italia si trova solamente nell'Appennino Tosco-Emiliano e nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna.

Ibridi modifica

Epipactis greuteri può ibridarsi con la specie Epipactis helleborine (L.) Crantz e formare il seguente ibrido:

  • Epipactis × breinerorum Batoušek (1997)

Specie simili modifica

In genere tutte le Epipactis sono abbastanza simili nella forma del fiore. Qui ricordiamo alcune specie (tralasciando le varie sottospecie) quali:

Conservazione modifica

La Lista rossa IUCN classifica Epipactis greuteri come specie in pericolo di estinzione (Endangered).[1]

La specie figura nelle Appendice B della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES).[10]

Note modifica

  1. ^ a b (EN) Rankou, H. 2011, Epipactis greuteri, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020. URL consultato il 7 febbraio 2021.
  2. ^ (EN) Epipactis greuteri, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 7 febbraio 2021.
  3. ^ Nicolini, vol. 2, p. 111.
  4. ^ Judd et al., p. 287.
  5. ^ Tavole di botanica sistematica, su dipbot.unict.it. URL consultato il 27 febbraio 2010 (archiviato dall'url originale il 28 dicembre 2010).
  6. ^ Musmarra, p. 628.
  7. ^ Strasburger, vol. 2, p. 808.
  8. ^ Flora alpina, vol. 2, p. 1102.
  9. ^ (EN) Epipactis greuteri subsp. flaminia, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 6 febbraio 2021.
  10. ^ Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatiche minacciate di estinzione, su esteri.it, 7 febbraio 2021. URL consultato il 7 febbraio 2021 (archiviato dall'url originale il 27 gennaio 2021).

Bibliografia modifica

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica