Evangelista Torricelli (sommergibile 1939)

sommergibile della Regia Marina varato nel 1939

L'Evangelista Torricelli è stato un sommergibile della Regia Marina appartenente alla classe Brin.

Evangelista Torricelli
Descrizione generale
Tiposommergibile
ClasseClasse Brin
ProprietàRegia Marina
CantiereFranco Tosi, Taranto
Impostazione23 dicembre 1937
Varo5 marzo 1939
Entrata in servizio7 maggio 1939
Destino finaleautoaffondato in combattimento il 23 giugno 1940
Caratteristiche generali
Dislocamento in immersione1266 t
Dislocamento in emersione1016 t
Lunghezza70,5 m
Velocità in immersione 7,7 nodi
Velocità in emersione 17,3 nodi
Autonomiasuperficie:

In immersione:

  • 90 miglia a 4 nodi
  • 8 miglia a 8 nodi
Equipaggio9 ufficiali
50 sottufficiali e comuni
Armamento
Artiglieria2 cannone da 100/43 Mod. 1927
4 mitragliere singole Breda Mod. 31 da 13,2mm
Siluri4 tubi lanciasiluri da 533mm a prua
4 tubi lanciasiluri da 533mm a poppa
12 siluri
dati tratti da[1]
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Storia modifica

Al momento della consegna a Taranto il 7 maggio 1939, il comandante fu il capitano di corvetta Alessandro Michelagnoli, comandante anche della 41ª squadriglia.

All'entrata in guerra dell'Italia si trovava a Massaua (Eritrea), sul Mar Rosso, assegnato all'82ª Squadriglia Sommergibili, sin dal 29 aprile 1940.

Partì per la sua prima missione di guerra (al comando del capitano di corvetta Salvatore Pelosi, in comando dal 12 aprile 1940) il 14 giugno 1940, per rimpiazzare il sommergibile Galileo Ferraris (tornato in porto a causa di un guasto alle batterie), ed il 19 giugno si posizionò al largo di Gibuti, nel suo settore d'agguato; ricevette però ordine di spostarsi un'altra zona più a sud ma quando la raggiunse (il 21 giugno) fu attaccato e danneggiato da cacciatorpediniere britannici (forse informati dei movimenti del sommergibile da documenti o cifrari rinvenuti sul catturato sommergibile Galileo Galilei)[2].

Visti i danni, si decise di tornare alla base; ma durante il viaggio, il 23 giugno, il Torricelli fu attaccato con bombe di profondità dalla cannoniera HMS Shoreham nei pressi dello stretto di Bab el-Mandeb[2].

In base ai rilevamenti dell'idrofono il comandante Pelosi ritenne che la nave avesse abbandonato la caccia per rientrare a Perim e decise dunque di emergere per allontanarsi alla massima velocità, ma poco dopo l'emersione del sommergibile la Shoreham invertì la rotta e accorsero sul posto anche la cannoniera Indo ed i cacciatorpediniere HMS Kandahar, HMS Kingston e HMS Khartoum[3].

Il Torricelli fu circondato ma le navi inglesi, invece di distruggerlo immediatamente come avrebbero potuto fare, cercarono di catturarlo: il sommergibile ebbe così modo di reagire ed iniziò un combattimento di circa 40 minuti nel quale la Shoreham fu seriamente danneggiata (e si allontanò assistita dall’Indo) ed il Khartoum ebbe gravi danni a causa dello scoppio di uno dei propri siluri, colpito da una scheggia di un proiettile del Torricelli (il cacciatorpediniere affondò lungo la rotta di rientro per i danni riportati)[4].

Il sommergibile fu poi centrato da un proiettile da 120 mm a prua, e contemporaneamente il timone smise di funzionare: a quel punto Pelosi, vedendo peraltro che le navi inglesi stavano per abbordare il sommergibile, ne ordinò l'autoaffondamento; il Torricelli s'inabissò poco dopo mentre l'equipaggio (tranne un sottufficiale, un sottocapo e 5 marinai, caduti nel combattimento[5]) venne catturato dagli inglesi (Salvatore Pelosi, che era stato salvato dall'equipaggio contro la propria volontà, fu decorato con Medaglia d'oro al valor militare)[6].

Note modifica

Bibliografia modifica

  • Giorgio Giorgerini, Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi, Mondadori, 2002, ISBN 978-88-04-50537-2.
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