Gauḍīya Maṭha

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Il Gauḍīya Maṭha (bengalī: গৌড়ীয় মঠ; devanāgarī: गौडीया मठ; lett. "scuola/monastero[1] bengalese") è una istituzione religiosa viṣṇuita gauḍīya fondata il 6 settembre 1920 da Bimalā Prasād Datta, meglio conosciuto con il nome religioso di Bhaktisiddhānta Sarasvatī (1874-1937).

La sede del Gauḍīya Maṭha a Baghbazar-Calcutta in Kaliprasad Chakraborty Street nel 1930.
Bimalā Prasād Datta, meglio conosciuto con il nome religioso di Bhaktisiddhānta Sarasvatī (1874-1937) in una foto degli anni '30 del XX secolo.

L'origine di questa istituzione va tuttavia ricondotta all'opera riformatrice del padre di Bimalā Prasād Datta, il kāyastha Kedarnath Datta, meglio conosciuto con il nome religioso di Bhaktivinoda Ṭhākura (1838-1914).

Bhaktivinoda Ṭhākura aveva già avviato una concreta riforma di questa corrente viṣṇuita lungo tre direttive[2]:

  1. La prima, indicata con l'espressione daiva-varṇāśrama, intende stabilire il varṇāśramadharma [3] non in base alla sua nascita, ma in base alla sua condotta e alle sue scelte. Questa "riforma" si fonda su dottrine tradizionali come quelle insegnate nel Mahābhārata[4] dove, e nella narrazione è un brahmano a sostenerlo, si è brahmano in base al comportamento: così se un brahmano si comporta in modo riprovevole va considerato alla stregua di uno śūdra, viceversa se uno śūdra si comporta in modo nobile è senza dubbio come un brahmano [5].
  2. La seconda direttiva riguarda il modo di approcciare le dottrine gauḍīya ovvero la fede religiosa. Bhaktivinoda Ṭhākura ha insistito molto sullo studio e cercando di superare quelle forme di "quietismo" e di "misticismo" religioso allora in voga.
  3. Infine una rilettura rigorosamente "morale" dei testi, superando anche qua le deviazioni antinomistiche, che si erano manifestate nel secolo precedente.

Il 7 marzo 1918, il figlio Bhaktivinoda Ṭhākura, Bimalā Prasād Datta (Bhaktisiddhānta Sarasvatī) diviene saṃnyāsa e dà avvio all'istituzione del Gauḍīya Maṭha sulle orme dell'insegnamento paterno.

Sarà Bhaktisiddhānta Sarasvatī a predicare, all'interno del suo Gauḍīya Maṭha, l'osservanza delle regole di vita brahmaniche per i suoi allievi, giungendo a iniziarli (dīkṣā) per mezzo della gāyatrī e consegnare ai così istituiti brahmani maschi lo yajñopavīta unitamente ai mantra devozionali relativi al guru, a Caitanya e a Kṛṣṇa stesso[6].

L'iniziativa di Bhaktisiddhānta Sarasvatī si diffonde per tutta l'India dove istituisce 64 centri del Gauḍīya Maṭha prima di morire nel 1934, giungendo ad aprire filiali persino in Germania e nel Regno Unito.

La linea di maestri guida (ācārya) di questo istituto religioso subisce tuttavia un'interruzione nel 1943 quando la guida di Bhakti Prasāda Purī (1895-1958) viene contestata e quindi rifiutata da Bhakti Vilāsa Tirtha (1894-1976), il quale decide quindi di guidare l'istituto Caitanya Maṭha.

Le scissioni non si fermano ed altri ācārya decidono di rendersi indipendenti da questi due istituti fondanone di nuovi, prevalentemente con sedi a Calcutta e a Navadvip/Mayapur, questo fino agli anni '50. Tra questi ācārya vanno ricordati: Bhakti Rakshak Sridhar, Bhakti Dayita Madhava, Bhakti Prajnan Keshava, Bhakti Hridoy Bon, Bhakti Saranga Goswami, e Bhakti Kusum Madhusudan.

Tra questi spicca il nome, per la sua celebrità, di Bhakti Vedānta Svāmī Prabhupāda (1896-1977), anch'egli discepolo di Bhaktisiddhānta Sarasvatī, il quale, dopo aver cercato di fondare una propria associazione a Jhansi nel 1953, e dopo essere divenuto saṃnyāsa nel 1959, emigra negli Stati Uniti nel 1965, dove fonderà l'ISKCON, più noto come "movimento degli Hare Krishna".

Note modifica

  1. ^ Il termine sanscrito maṭha, di genere maschile o neutro, indica una "scuola", un luogo di "insegnamento", un "chiostro", con particolare attinenza alla formazione di giovani brahmani.
  2. ^ Cfr. Jan K. Brzezinski, Gaudiya Math, in Religions of the world: a comprehensive encyclopedia of beliefs and practices (a cura di J. Gordon Melton e Martin Baumann), vol. 2. Santa Barbara, Denver, Oxford, ABC-CLIO, 2002, p. 531 e sgg.
  3. ^ Ovvero il Dharma che regge ogni essere umano secondo la sua collocazione (varṇa) assegnandogli un impegno suo proprio (āśrama) di ordine sociale, religioso e morale, quindi stabilisce la collocazione "castale" di un individuo.
  4. ^ Cap. III (Vanaparvan) 216, 13cd-15ab.
  5. ^ Cfr, anche Stefano Piano Lo hindūismo. La prassi religiosa, in Hinduismo (a cura di Giovanni Filoramo), pag. 173.
  6. ^ Cfr. Kenneth Valpey, Gauḍīya Vaiṣṇavism in "Brill’s Encyclopedia of Hinduism", vol.III, pp. 312 e sgg..

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