Il Ghadīr Khumm (Arabo ﻏﺪﻳﺮ ﺧﻢ) era un invaso d'acqua, o stagno (ghadīr ), sito nella località di Khumm (tra i centri urbani di Mecca e Medina) presso il quale, secondo una tradizione islamica sciita, il profeta Maometto si sarebbe fermato coi suoi seguaci il 16 marzo 632, sulla strada di ritorno a Medina, dopo aver compiuto a Mecca il cosiddetto "Pellegrinaggio dell'Addio".

Qui egli avrebbe preso per mano suo cugino e genero ʿAlī e avrebbe esortato i presenti a riconoscerlo come mawlā (tutore) in sua vece, affermando: «Di colui di cui io sono mawlā, anche ‘Alī sarà mawlā»[1].

La frase costituirebbe, secondo gli sciiti, una sorta d'investitura e una precisa indicazione che a guidare la comunità islamica (Umma ) dovesse essere appunto ‘Alī, dopo la morte del Profeta.

Le fonti storiche più antiche (Ibn Ishāq/Ibn Hishām, Ṭabarī e altri cronisti e annalisti) ignorano per lo più tale tradizione, svuotando di significato il suo portato istituzionale ma ad avvalorarle resta la menzione fatta dell'episodio da parte di Ibn Hanbal nel suo Musnad.

Note modifica

  1. ^ Man kuntu mawlā fa-ʿAlī mawlā.

Bibliografia modifica

  • Ignaz Goldziher, "Beiträge zur Literatur-geschichte der Šīʿa und der sunnitischen Polemik", in: Königlische Akademie der Wissenschaften Wien, Philosophische-Historische Klasse. Sitzungsberichte, LXXVIII (1874), pp. 439-524 (a p. 496).
  • Leone Caetani, Annali dell'Islam, 10 voll., Milano, Hoepli, X, § 293.

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