Gino Pedroli

fotografo svizzero

Gino Pedroli (Malnate, 12 marzo 1898Mendrisio, 2 febbraio 1986) è stato un fotografo svizzero.

Biografia modifica

Gino Pedroli nacque a Malnate, nei pressi di Varese, da una famiglia di origini italiane, ma fin da molto piccolo la famiglia si trasferì a Mendrisio, un comune del Canton Ticino. Figlio di Paolo, piastrellista, e di Teresa Pozzi. Dal 1912 al 1913 fu apprendista del fotografo Enrico Malinverno a Varese[1] e come ricorda il figlio Amleto imparò l'arte del ritocco in cui Malinverno era maestro. Pedroli nel periodo in cui ne fu allievo percorse da Mendrisio a Varese 17 chilometri a piedi il lunedì e 17 per tornare il venerdì sera[2]. Fu anche allievo a Chiasso del fotografo Dante Soldini[3]. Nel 1914, con lo scoppio della Prima guerra mondiale, rientrò in Svizzera, a Chiasso, dove cominciò a lavorare col padre nel laboratorio, cui aveva trasmesso la passione per la fotografia. Parallelamente iniziò a frequentare anche una scuola serale di disegno a Mendrisio.

Nel 1921 vi aprì il proprio studio fotografico, "Fotografia Elvetica", dove si dedicò alla ritrattistica e, contemporaneamente, iniziò a lavorare come fotoreporter. Si dedicò soprattutto al suo "piccolo mondo", il Mendrisiotto[4] e collaborò ininterrottamente con Illustrazione Ticinese dal 1934 al 1959 che grazie a lui e ai fotografi come Christian Schiefer o Vincenzo Vicari, permise al giornale e alla fotografia ticinese di arrivare in tutte le case[3].

A Pedroli interessava soprattutto cogliere, tramite le nuove tecniche fotografiche, le immagini di un mondo rurale antico rimasto uguale per secoli come quello della Svizzera italiana che si stava affacciando alla modernità. Dagli anni trenta Pedroli usò la Leica[5], un apparecchio di piccolo formato dal quale non si separò più e con la quale colse gli aspetti, la fede e i riti di vita contadina della sua regione nella prima metà del Novecento, nonché le fiere tradizionali di Mendrisio come quella di San Martino[6].

Dagli archivi fotografici del Canton Ticino emerge come egli sia stato presente negli anni Trenta, assieme ad altri fotografi, presso l'Ospedale neuropsichiatrico cantonale di Casvegno presso Mendrisio, aperto nel 1898, in cui ha fotografato il lavoro dei ricoverati, i giochi, le strutture, gli spazi del grande parco[7][8][9]. Fu un componente dell'USF - Unione Svizzera dei Fotografi[10].

Si affermò come fotografo d'autore e restò attivo fino agli anni ottanta e amava definirsi, ironicamente, "pittografo"[11].

Pedroli ebbe come amici lo xilografo Aldo Patocchi, il pittore Gino Macconi e tra i suoi ritratti figura lo scultore e pittore Appollonio Pessina[12]. Conobbe e fece i ritratti anche a Gianfranco Contini, Guido Gonzato e Giuseppe Ungaretti in visita in Svizzera, dove frequentò la casa di Pedroli e scrisse la prefazione al libro di poesie del figlio di Gino[13].

Pubblicazioni modifica

  • Il mio mendrisiotto. Fotografie di Gino Pedroli, Società di Banca Svizzera, Chiasso, 1968
  • Immagini e testimonianze di vita ticinese, a cura di Plinio Grossi, Giampiero Casagrande editore, Lugano, 1983

Note modifica

  1. ^ A. Pedroli, G. Macconi (a cura di), Un mondo in bianco e nero, 1998.
  2. ^ Lorenza F., Le mode di plastica, cento anni fa, in Pensieri Fotografici, 9 settembre 2015. URL consultato il 5 maggio 2024.
  3. ^ a b Gianmarco Talamona (a cura di), Storie di fotografia. Il Ticino, i ticinesi e i loro fotografi nella collezione fotografica nell'Archivio di Stato 1855-1930 (PDF), in Repubblica e Canton Ticino, 2020, p. 29. URL consultato il 5 maggio 2024.
  4. ^ Il Medrisiotto di Gino Pedroli, 17 marzo 1981, su lanostrastoria.ch.
  5. ^ Gino Pedroli, fotografo (1981) | Orsa maggiore | RSI ARCHIVI, su youtube.com.
  6. ^ Mendrisio, una Fiera di San Martino in immagine, su laregione.ch.
  7. ^ Catalogo dei fondi fotografici, in Archivio di Stato del Canton Ticino. URL consultato il 5 maggio 2024.
  8. ^ Catalogo dei fondi fotografici, in Archivio di Stato del Canton Ticino. URL consultato il 5 maggio 2024.
  9. ^ Catalogo dei fondi fotografici, in Archivio di Stato del Canton Ticino. URL consultato il 5 maggio 2024.
  10. ^ Gino Pedroli-Biagio, in Foto-CH. URL consultato il 5 maggio 2024.
  11. ^ Gino Pedroli, Gino Pedroli. Pittografo, in Gaggini Bizzozero, 2011. URL consultato il 5 maggio 2024.
  12. ^ Appollonio Pessina (1950), in Mact/Cact. URL consultato il 5 maggio 2024.
  13. ^ Sergio Genni, Renato Regli, Ungaretti nei ricordi di Amleto Pedroli, intervistato da Pio Ortelli, in RSI Radiotelevisione Svizzera Italiana, 20 novembre 1961. URL consultato il 5 maggio 2024.

Bibliografia modifica

  • Das Tessin Und Seine Photogtaphen. Photographien Von 1858 Bis Heute, Benteli Verlag, Berna, 1994 - ISBN 978-3716505960
  • Gino Macconi (a cura di), Un mondo in bianco e nero, 1998
  • A. Heitmann (a cura di), Gino Pedroli. Pittografo, Gaggini Bizzozero, 2010 - ISBN 978-8885922068
  • Luciano Salvioni, Il risveglio del dimenticato, Salvioni Edizioni, 2019 - ISBN 978-88-7967-430-0
  • Gianmarco Talamona, Storie di fotografia. Il Ticino, i ticinesi e i loro fotografi nella collezione fotografica dell'Archivio di Stato, 1855–1930, Edizioni dello Stato del Canton Ticino, Bellinzona, 2020 - ISBN 978-88-904992-3-4

Collegamenti esterni modifica

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