I Giacobini (miniserie televisiva)

I Giacobini è uno sceneggiato televisivo della RAI del 1962, diretto da Edmo Fenoglio e basato sull'omonimo dramma teatrale di Federico Zardi, anche curatore della riduzione televisiva.[1]

I Giacobini
Da sinistra: gli attori Davide Montemurri e Serge Reggiani in uno scatto di scena
PaeseItalia
Anno1962
Formatominiserie TV
Generedrammatico
Puntate6
Durata90 min (puntata)
Lingua originaleitaliano
Dati tecniciB/N
Crediti
RegiaEdmo Fenoglio
SoggettoFederico Zardi (I Giacobini)
Interpreti e personaggi
MusicheGino Negri
ScenografiaLucio Lucentini
CostumiMaria Signorelli
Casa di produzioneRAI
Prima visione
Dall'11 marzo 1962
Al15 aprile 1962
Rete televisivaProgramma Nazionale

È considerato uno sceneggiato perduto.

Produzione modifica

Si trattò, all'epoca, della più grande produzione realizzata dalla televisione italiana, con un costo intorno ai 300 milioni di lire del tempo[2] e un cast, tra attori e comparse, fin lì mai così ricco per una produzione destinata al piccolo schermo.[3] Il tutto per 6 puntate da 90 minuti l'una,[4] in onda in diretta dall'11 marzo[3] al 15 aprile 1962[2] sul Programma Nazionale, definite dal protagonista Serge Reggiani come «il più grande successo in Europa da quando è nata la televisione».[4]

Gli inni della rivoluzione (La Marsigliese, La Carmagnola, Ça ira) e quattro canzoni scritte dal maestro Gino Negri per la rappresentazione teatrale del 1957 erano interpretate dalla cantante francese Rosalie Dubois.[5]

Personaggi e interpreti modifica

Il «cast all stars»[6] dello sceneggiato vede Serge Reggiani nei panni di Maximilien de Robespierre,[4] Alberto Lupo in quelli di Camille Desmoulins, e Sylva Koscina nel ruolo di Lucile Duplessis. Gli altri ruoli principali sono ricoperti da Carlo Giuffré, Valeria Ciangottini, Warner Bentivegna, Franco Volpi e Lia Zoppelli.[7] Tra gli attori secondari figurano Carlotta Barilli, Mara Berni, Tino Bianchi, Giancarlo Cobelli, Sandro Merli, Davide Montemurri, Vira Silenti e Otello Toso.

Accoglienza modifica

Lo sceneggiato venne accolto in maniera assolutamente positiva dal pubblico.[6] Per quanto concerne i suoi interpreti, su tutti venne lodata l'interpretazione del protagonista, l'italo-francese Serge Reggiani, di fatto una scoperta per gli spettatori della penisola – il quale aveva lasciato la natìa Reggio Emilia da bambino, al seguito della famiglia, durante gli anni del fascismo –,[6] e capace di tratteggiare un Maximilien de Robespierre «insieme gelido e umanissimo»;[8] degna di nota risultò anche l'interpretazione di Warner Bentivegna, il quale diede vita a un Louis Antoine de Saint-Just «perfetto».[8] Dal punto di vista della sceneggiatura, sorprese non poco il successo presso la massa di un testo, all'apparenza, molto difficile da seguire:[8] il complicato intreccio storico messo in scena, al contrario, appassionò oltre ogni aspettativa il pubblico – forse anche per via di marcati riferimenti alla realtà politica italiana del tempo.[8]

Proprio questo ultimo aspetto, originò il maggior spunto di discussione su I Giacobini: in uno scenario globale qual era quello dei primi anni 1960, ormai in piena guerra fredda, e con l'Italia saldamente in mano alla Democrazia Cristiana, per la prima volta la RAI mostrò al pubblico uno sceneggiato «in pratica tutto schierato a sinistra e dal quale Robespierre non esce più come un mostro sanguinario ma come un Che Guevara della ragione».[8] A questo si aggiunsero gli apprezzamenti che proprio il maggiore esponente italiano di questa posizione politica, il Partito Comunista, riservò a I Giacobini – e per la prima volta, di riflesso, verso un prodotto televisivo –:[9] oltre agli elogi dell'Unità,[4] che presentò l'opera di Zardi come «impregnata di una concezione democratica e storicistica della rivoluzione, laddove il feuilleton d'appendice [...] era [fin lì] improntato ad un ridicolo, anacronistico, legittimismo»,[3] successivamente dalle pagine di Rinascita il segretario generale comunista Palmiro Togliatti parlò di uno sceneggiato che «per la prima volta portava la rappresentazione della rivoluzione nelle case degli italiani»,[7] facendone «un grande fatto della cultura nazionale».[10]

Tale situazione, ha probabilmente contribuito alla controversa fine de I Giacobini: dopo essere stato replicato nel 1963, infatti, questo scomparve dagli archivi RAI.[9] Seppur all'epoca vi fosse una «scarsa cultura della memoria» che portò alla perdita di numeroso materiale relativo agli albori della televisione italiana,[6] negli anni seguenti ottenne sempre più credito la tesi secondo cui i nastri dello sceneggiato fossero stati fatti sparire da qualche funzionario RAI vicino agli ambienti democristiani.[7][9][10] Il solo audio delle sei puntate è stato recuperato nel 2012, grazie a uno spettatore che lo registrò all'epoca e che lo ha donato all'emittente di Stato.[7][10]

Note modifica

  1. ^ Giorgio Calcagno, I Giacobini, in Radiocorriere TV, n. 11, 1962, pp. 15-16.
  2. ^ a b Stasera sul primo canale l'ultima puntata de «I Giacobini», in l'Unità, 15 aprile 1962, p. 6.
  3. ^ a b c Arturo Lazzari, «I Giacobini» di Zardi alla TV, in l'Unità, 11 marzo 1962, p. 6.
  4. ^ a b c d Saverio Tutino, «A Massimilia' te tradischeno!», in l'Unità, 15 aprile 1962, p. 3.
  5. ^ Giuseppe Lugato, La cantante pescivendola, in Radiocorriere TV, n. 50, 1961, p. 14.
  6. ^ a b c d Ferretti, p. 60.
  7. ^ a b c d Maria Volpe, La Rai dopo 50 anni rilancia "I Giacobini" spariti dagli archivi, su corriere.it, 7 marzo 2012.
  8. ^ a b c d e Ferretti, p. 61.
  9. ^ a b c Maria Volpe, Tenco, Totò e Vermicino, i segreti dell'archivio Rai, in Corriere della Sera, 30 settembre 2011, p. 59 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2013).
  10. ^ a b c I Giacobini - Lo sceneggiato scomparso torna (in audio) nelle Teche Rai, grazie ad un appassionato, su tvblog.it, 9 marzo 2012.

Bibliografia modifica

  • Claudio Ferretti, Televisione - Programmi e personaggi, collana Grandi Arti Contemporanee, supplemento allegato a Panorama, vol. 12, Milano, Mondadori Electa, 2005.

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica