Imperatori illirici

sovrani dell'Impero romano dal 268 al 284 d.C.

Gli Imperatori illirici furono una serie di Imperatori che governarono l'Impero romano tra il 268 ed il 284. Questo nome deriva dalla provenienza geografica della maggior parte di coloro che vi appartenevano: l'Illirico. Erano, infatti, per la maggior parte (sei/sette su nove) originari di quelle regioni balcaniche che si estendevano dal Danubio al mare Adriatico.

Imperatori illirici
dal 268 al 284
L'Impero romano degli imperatori “legittimi” al centro, con l'Impero delle Gallie ad Occidente, il Regno di Palmira a Oriente, all'apice del periodo dell'Anarchia militare, poco dopo la morte di Gallieno (268), all'avvento dei cosiddetti Imperatori illirici
PredecessoreGallieno
SuccessoreTetrarchia

Questa regione aveva la reputazione di essere una fucina eccellente di uomini d'arme, coraggiosi e ruvidi. In quest'area, lungo il cosiddetto limes danubiano si insediarono, infatti, gli eserciti più numerosi di Roma antica, a partire dall'età di Augusto. Nei secoli le armate romane contarono fino a oltre 12 legioni ed oltre 120.000/150.000 armati nell'area. Questo spiega l'importanza dell'Illirico romano.

Contesto storico modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Crisi del III secolo e Anarchia militare.

L'ascesa di questi Imperatori-soldati è una conseguenza delle misure prese dall'imperatore Gallieno (260-268), il quale aprì le porte delle cariche più importanti ai suoi comandanti militari, finora riservate soprattutto all'ordine senatorio. Nonostante la breve durata di questo periodo (meno di un ventennio dalla morte di Gallieno all'istituzione della tetrarchia di Diocleziano) risultò di fondamentale importanza per:

Vi è da aggiungere che il precursore degli Imperatori Illirici fu Decio (249-251), il quale nacque in un sobborgo di Sirmium in Pannonia inferiore. Fu militare di carriera,[1] le cui origini furono celebrate nella monetazione del periodo con le scritte PANNONIAE o GENIVS EXERCITUS ILLVRICIANI.[2]

Altri imperatori romani, dopo Decio nacquero sempre a Sirmium (per la verità quest'ultimo nacque a Budalia, non molto distante), come Claudio II (268-270),[3] Quintillo (270), Aureliano (270-275),[4] Marco Aurelio Probo (276-282),[5] Massimiano (285-310), Costanzo II (337-361), Graziano (367-383) e Teodosio I (378-395).

Storia modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Monetazione dagli Imperatori illirici a Carino.

Con la morte di Gallieno, avvenuta nel 268, venne eletto il primo dei cosiddetti Imperatori illirici. Si trattava di Claudio II detto il Gotico, proveniente dalle zone illiriche. Egli si impegnò nell'arginare le incursioni gotiche. Morì a Sirmio nel 270, al centro del fronte Illirico, a causa della peste che in quegli anni falciò l'Illiria. A lui succedette un altro militare di carriera di questa regione: Aureliano. Il suo obiettivo primario fu di riunificare l'Impero, prima riconquistando il regno di Palmira della regina Zenobia (tra il 271 e il 273), poi l'Impero delle Gallie, governato da Tetrico. L'impresa gli riuscì tanto da guadagnarsi il titolo di restitutor orbis. Inoltre (tra il 270 e il 275) procurò alla città di Roma una nuova cinta muraria, le Mura Aureliane, per difenderla da eventuali invasioni dei barbari.

Gli succedette Marco Claudio Tacito, originario però di Interamna Nahars, che regnò per meno di un anno (dal 275 al 276) e soli due mesi il fratello Marco Annio Floriano. A questi due brevi interregni seguirono i regni di altri Imperatori illirici come Marco Aurelio Probo (dal 276 al 282), il quale riuscì a sconfiggere ripetutamente i barbari del Nord e Marco Aurelio Caro (dal 282 al 283), impegnato soprattutto in Oriente contro i Sasanidi. A quest'ultimo succedettero i due figli, Numeriano (dal 283 al 284) e Carino (dal 283 al 285).

Il periodo si concluse con la proclamazione a imperatore di Diocleziano (anch'egli imperatore illirico) nel 284 e la riforma tetrarchica del 293, che permise la prosecuzione dell'impero romano d'Occidente per altri due secoli e di oltre un millennio dell'impero romano d'Oriente (o Impero bizantino).

Claudio il Gotico e Quintillo (268-270) modifica

 
Ritratto di Claudio il Gotico dall'Antiquarium del Palatino a Roma.
  Lo stesso argomento in dettaglio: Claudio il Gotico e Quintillo.

Claudio il Gotico, il cui nome completo era Marco Aurelio Flavio Valerio Claudio (latino: Marcus Aurelius Flavius[6] Valerius[7] Claudius), regnò dal settembre[8]/ottobre del 268 alla sua morte, comunque per un periodo di un solo anno e nove mesi,[9] periodo troppo breve per poter porre in atto riforme in campo militare, finanziarie o sociali.[10] Di stirpe illirica[11] fu il primo di un gruppo di imperatori che nel III secolo cercarono di sistemare i gravi problemi dell'impero. Gli ottimi rapporti che ebbe con il senato di Roma,[10] che trovarono il fondamento principale nella gratitudine della Curia romana per l'eliminazione di Gallieno, si manifestarono anche dopo la morte di Claudio con l'elezione ad Augusto del fratello Quintillo.[12] Portò a termine la guerra con i Goti, meritandosi il titolo di Gothicus Maximus[13][14]

Titolatura imperiale Numero di volte Datazione evento
Tribunicia potestas 3 anni:[15][16] la prima nel 268, poi rinnovata ogni anno al 10 dicembre.
Consolato 3 volte:[17] nel 268 (?),[18] nel 269[19][20] e nel 270.[17]
Titoli vittoriosi Germanicus Maximus inizi del 269,[21][22] Gothicus Maximus estate del 270[14][15][22] e Parthicus Maximus sempre nel 270.[15]
Salutatio imperatoria almeno 4/5 volte: la prima al momento della assunzione del potere imperiale, la seconda sembra entro la fine del 268,[23] poi con l'assunzione dei titoli di Germanicus, Gothicus e Parthicus Maximus.
Altri titoli Pontifex Maximus,[18] Pater Patriae,[24] Victor,[24] Pius,[18][25] Felix,[18][25] Proconsul e Invictus[26] nel 268.[27]

Aureliano (270-275) modifica

 
Possibile ritratto di Aureliano (o di Claudio il Gotico) in bronzo dorato dal Museo di Santa Giulia di Brescia.
  Lo stesso argomento in dettaglio: Aureliano e Riforma monetaria di Aureliano.

Lucio Domizio Aureliano, originario di Sirmium, fu imperatore dal 270 alla sua morte, in seguito ad una congiura nel 275. Militare di carriera, fu elevato alla porpora dai soldati, e dai soldati fu ucciso dopo appena cinque anni di regno.

Malgrado la brevità del suo regno, riuscì a portare a termine dei compiti decisivi affinché l'Impero romano superasse la grave crisi del terzo secolo: frenò una serie di invasioni da parte dei barbari, in particolare quella degli Alemanni che si erano spinti fino a Fano; ricompose l'unità dell'Impero, che rischiava di frantumarsi in tre parti tra loro ostili, sottomettendo Zenobia di Palmira e Tetrico nelle Gallie.

Fece costruire una imponente cinta muraria attorno a Roma, che ne prese il suo nome; interruppe e invertì la tendenza alla svalutazione monetaria che stava danneggiando l'economia dell'impero, riformando l'intero sistema monetario imperiale.[28]

Titolatura imperiale Numero di volte Datazione evento
Tribunicia potestas 6 volte: la prima nel 270, poi rinnovata ogni anno al 10 dicembre.
Consolato 3 volte: nel 271,[29][30] 274[31][32] e 275.[33]
Titoli vittoriosi Sarmaticus maximus (nel 270?),[34][35] Germanicus Maximus (nel 270-271),[31][33][35][36][37] Gothicus Maximus (nel 271-272),[31][34][35][36][37][38][39][40] Adiabenicus (nel 271-272?),[34] Arabicus (nel 272),[39][41] Palmyrenus Maximus (nel 272),[42][43] Dacicus Maximus (nel 272),[44][45] Parthicus Maximus (nel 272-273),[34][37][46] Persicus Maximus (nel 272-273),[34][41][47] Carpicus Maximus (nel 273),[39][47][48] Restitutor orbis (nel 274),[49] Britannicus Maximus (nel 270-275?).[35]
Salutatio imperatoria almeno 13 volte: la prima al momento della assunzione del potere imperiale, dalla seconda in poi con l'assunzione dei vari titoli vittoriosi.
Altri titoli Dominus,[50] Pontifex Maximus,[51][52] Pater Patriae,[29][52] Victoriosus,[53] Pius,[51][53] Felix,[51][53] Proconsul[29][52] e Invictus (o Invictissimus)[54] a partire dal 270.

Marco Claudio Tacito (275-276) modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Marco Claudio Tacito.

Marco Annio Floriano (276) modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Marco Annio Floriano.

Marco Aurelio Probo (276-282) modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Marco Aurelio Probo.
 
Ritratto di Marco Aurelio Probo in bronzo dorato,[55] conservato presso il Museo di Santa Giulia a Brescia.

Egli cercò con tutte le sue forze di sanare la situazione di decadenza dei suoi tempi e difese l'impero dalle sempre più frequenti invasioni d'oltre confine. Regnò poco, come quasi tutti gli imperatori di questo periodo, dal 276 al 282. Pur rimanendo un tipico esempio dell'assolutismo imperiale dell'epoca, cercò di mitigare i rapporti con il Senato, lasciando a quest'assemblea una qualche parvenza decisionale.

Caro (282-283) ed i figli Carino (283-285) e Numeriano (283-284) modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Marco Aurelio Caro, Marco Aurelio Carino e Numeriano.

Cronologia modifica

Marco Aurelio CarinoMarco Aurelio CaroMarco Aurelio ProboMarco Claudio TacitoAurelianoClaudio il GoticoMarco Annio FlorianoQuintilloNumeriano

Note modifica

  1. ^ Aurelio Vittore, De Caesaribus, XXIX, 1.
  2. ^ |  RIC Decius, IV 16c; Hunter 11 var. (rev. legend); RSC 49.
      RIC Decius, IV, 124d; Banti 22.
  3. ^ Chris Scarre, Chronicle of the roman emperors, New York 1999, p.184; Alaric Watson, Aurelian and the Third Century, Londra & New York 1999, p.45.
  4. ^ Historia Augusta, Divus Aurelianus, 3, 1.
  5. ^ Historia AugustaProbo, 3.1; 21.2-4.
  6. ^ Historia Augusta, Divus Claudius, 7.8 e Divus Aurelianus, 17.2.
  7. ^ Historia Augusta, Divus Claudius, 18.3.
  8. ^ Watson 1999, p. 41.
  9. ^ Sesto Aurelio Vittore, Epitome de Caesaribus, 34.1.
  10. ^ a b Southern 2001, p. 108.
  11. ^ Historia Augusta, Divus Claudius, 14.2.
  12. ^ Silvestrini 2008, p. 187.
  13. ^ Historia Augusta, Divus Claudius, 3.6.
  14. ^ a b Watson 1999, p. 45.
  15. ^ a b c CIL VIII, 4876 (p 961).
  16. ^ CIL II, 1672; AE 1890, 153; CIL III, 3521.
  17. ^ a b AE 1981, 912.
  18. ^ a b c d CIL XI, 1179.
  19. ^ AE 1941, 33; CIL II, 4505 (p 981); MiliariHispanico 16; CIL II, 6018.
  20. ^ Historia Augusta, Divus Claudius, 18.1-2.
  21. ^ Watson 1999, p. 43.
  22. ^ a b CIL III, 3521; CIL XII, 2228; CIL XII, 5511; EE-9, 318.
  23. ^ AE 1890, 88.
  24. ^ a b AE 1996, 1696.
  25. ^ a b CIL VIII, 26265.
  26. ^ CIL VIII, 5330 (p 1658).
  27. ^ CIL VIII, 22052; AE 1890, 88; AE 1984, 446.
  28. ^ Watson, Alaric, Aurelian and the third century, Routledge, ISBN 0-203-16780-5, p. 1.
  29. ^ a b c CIL VIII, 21985.
  30. ^ CIL VIII, 23066.
  31. ^ a b c AE 1969/70, 646.
  32. ^ CIL VIII, 10017 (p 2081).
  33. ^ a b CIL XIII, 8904 (4, p 146).
  34. ^ a b c d e Historia Augusta, Aureliano, 30.5.
  35. ^ a b c d CIL III, 13715.
  36. ^ a b CIL III, 6238, CIL XI, 4178, CIL XIII, 8904 (4, p 146) e CIL VIII, 10017 (p 2081), solo Germanicus; AE 1969/70, 646, CIL III, 12517, CIL V, 4319 e CIL XII, 5553 Gothicus e Germanicus.
  37. ^ a b c CIL III, 14184,3.
  38. ^ CIL XII, 5549.
  39. ^ a b c CIL II, 4506 (p 981).
  40. ^ AE 1905, 116; CIL VIII, 23066.
  41. ^ a b AE 1936, 129.
  42. ^ CIL V, 4319.
  43. ^  Roman Imperial Coinage, Aurelianus, Va, 54; Cohen, 159;
      Roman Imperial Coinage, Aurelianus, V, 150; BN 567-8.
  44. ^ Y.Le Bohec, L'esercito romano da Augusto alla fine del III secolo, p.269.
  45. ^ CIL II, 2200; AE 1993, 914; CIL VIII, 1430; CIL XIII, 8973; IRT 927; Grant, p. 229; Mócsy, p. 205.
  46. ^ CIL XII, 5456; AE 1980, 640, CIL VI, 1112 (p 4324), CIL VIII, 9040, CIL XII, 5549, CIL XIII, 8973, AE 1949, 35.
  47. ^ a b CIL XIII, 8973, CIL XII, 5571a, CIL XII, 5561, CIL XII, 5549, CIL XII, 5548, CIL III, 7586; AE 1980, 640 e AE 1979, 409.
  48. ^ Historia Augusta, Aureliano, 30.4.
  49. ^ AE 1981, 917; AE 1992, 1847; CIL VIII, 10205; CIL VIII, 22361; CIL VIII, 22449; CIL XI, 1214; CIL XII, 5456.
  50. ^ IRT 52.
  51. ^ a b c CIL XI, 1180.
  52. ^ a b c CIL VIII, 15450.
  53. ^ a b c CIL XI, 1214.
  54. ^ CIL VIII, 22113, CIL VIII, 22120.
  55. ^ Hausmann 1975, p. 131; Bergmann 1977, pp. 107-115, n.4, tavv. 33, 3-4, 34; Parigi 2015, p. 376.

Bibliografia modifica

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