Lucia Bertana

poetessa italiana

Lucia Bertana, detta anche Lucia Bertano, Lucia Bertani, Lucia Dell'Oro, Lucia Dall'Oro, Lucia Dall'Oro Bertani, Lucia Bertana Gorona o Lucia Bertana Gurona[1] (Bologna, 1521Roma, 1º gennaio 1567), è stata una scrittrice e poetessa italiana in lingua volgare attiva a Bologna. Celebre e influente alla sua epoca, Bertana è oggi caduta nell'oblio.

Lucia Bertana

Biografia modifica

Poco si sa della poetessa Lucia Bertana. Secondo alcune fonti era di origini modenesi.[2] Nata nel 1521 probabilmente a Bologna come affermano tra gli altri il poeta Dionigi Atanagi[3][4] e l'abate e bibliotecario modenese Tiraboschi[5], Bertana avrebbe portato da nubile il nome di famiglia dell'Oro o Dall'Oro, ramo italiano della famiglia francese D'Aure[6][7]. Le fonti concordano sul fatto che visse nella città felsinea.[4][8]

Descritta come una «dama saggia, bella e gentile»[4], ma anche colta, dotata di una buona preparazione musicale e astrologica[9] e «intendentissima» anche nella pittura[10], sposò il diplomatico modenese Gurone Bertani, fratello del prelato Pietro Bertani[4].

Secondo quanto riportato dall'abate Tiraboschi, Lucia Bertana si trasferì in seguito a Roma su consiglio del cognato e futuro cardinale Pietro Bertani e «quivi per le sue somme doti fisiche e morali […] da molti poeti venne notata»[10].

Influente, abile nell'intrattenere relazioni sociali, culturali e politiche[2], Lucia Bertana «figura tra le cento nobildonne chiamate ad essere madrine per il battesimo del figlio della regina di Boemia[11]

Nel 1559 aveva già pubblicato numerose opere.[2] Apprezzata dai suoi contemporanei, Bertana frequentò e tenne una corrispondenza con varie personalità illustri della sua epoca, a cui dedicò delle rime o che le dedicarono dei sonetti a loro volta. Negli anni sessanta del Cinquecento fu introdotta nell'ambiente fiorentino dal letterato Gherardo Spini con il quale, a dire del Bronzino, intratteneva un legame d'amore platonico.[3]

Tra gli intellettuali con i quali fu in contatto epistolare o poetico si ricordano Vincenzo Martelli[1][4], Benedetto Varchi[12], Laura Battiferri[3][13][14], Alessandro Melani[15] o ancora Ludovico Domenichi che le indirizzò alcune Dedicatorie tra cui l'Orazione di Gio. Guidiccioni alla Repubblica di Lucca e l'inserì in un'antologia.[1][16] Nell'inverno del 1556-57, Bertana cercò di riappacificare tra loro Annibale Caro e Ludovico Castelvetro, suoi stimati colleghi, mediando senza successo nella polemica che li opponeva.[1][17][18]

Scrittrice e poetessa modifica

Come scrittrice era dotata di «uno stile di prosa vigoroso e raffinato»[19], definito anche «alto e chiaro»[5]. Fiorì nel 1550[4] e i suoi componimenti furono pubblicati a stampa «in varie miscellanee bolognesi degli anni Cinquanta».[3]

Celebrata dai suoi contemporanei, «non meno che di valorosa nella Poesia»[4], Lucia Bertana era considerata una delle poetesse più eminenti del suo secolo, al pari di Laura Terracina, Gaspara Stampa e Tarquinia Molza.[19]

Come riporta l'Almanacco statistico bolognese del 1831, citando Giovanni Fantuzzi, «niuna raccolta di pregevoli rime di poetesse italiane si stamparon dal tempo in cui fiorì che non vi si trovasser componimenti di lei.»[5][20] Giuseppe Maffei nel suo Storia della letteratura ltaliana la posiziona al terzo posto tra le più ammirabili poetesse del XVI secolo, subito dopo Vittoria Colonna e Veronica Gambara.[19]

In un saggio del 2018 Clara Stella ricostruisce la figura di Lucia Bertani e analizza la sua opera:

«A livello stilistico, il debito verso la tradizione petrarchesca è presente in molti punti chiave e i contenuti, molto spesso strutturati su metafore quasi manieristiche, sono bilanciati da una forma altrettanto controllata negli espedienti stilistici adottati[21]

«A livello tematico, i sonetti sono fortemente orientati su di una linea dialogico-celebrativa ma sembra di poter notare due differenze sostanziali tra i sonetti in lode rivolti a uomini e quelli rivolti a donne. Nei confronti dei primi, la Bertani tende a porsi su di uno scalino più basso, marcando fortemente la propria reverenza. […] Nel rapporto di riverenza con le scrittrici, invece, prendendo ad esempio il sonetto dedicato alla Colonna e alla Gambara, queste sono sì definite «alme illustri», ma sono anche fonti di dichiarata ispirazione, sia a livello etico che a livello stilistico. Mentre i dedicatari sono ritenuti una via essenziale alla fama, le due famose poetesse a cui si rivolge l’autrice sono elogiate come fonte poetica e come duplici alleate nel proprio percorso di scrittrice.[22]»

Nel sonetto Hebbe l'antica et gloriosa etade pubblicato nelle Rime di diversi eccellentissimi autori, ai versi 12-14, Lucia Bertana si espresse a favore delle donne scrittrici e del loro stile scorrevole[23]: «queste alme illustri son cagion, ch'ogni arte / tento, per torre a la mia luce l'ombra / sol perché al mondo un dì si mostri chiara.»

La morte, i riconoscimenti postumi e la caduta nell'oblio modifica

 
Medaglia conservata alla National Gallery of Art di Washington D.C.

Morì a Roma il 1º gennaio 1567, a 46 anni.[10] Un monumento in marmo venne eretto dal marito in suo onore nella chiesa di Santa Sabina a Roma[7][19], recante l'iscrizione[11][24]:

«LVCIÆ AB AVRO OMNIBVS CORPORIS ET ANIMI BONIS ORNATISSIMÆ ET SVPRA SEXVM ET SVPRA SÆCVLVM INGENIOSÆ ATQVE ERVDITÆ GVRONIS BERTANVS MARITVS CONTRA VOTVM SVPERSTES P VIXIT AN XLVI OBIIT KALEND IANNUA AN MDLXVII»

Celebrata anche in epoche successive, fu «esaltata come punto di riferimento anche per altre nobildonne»[25]. Delle sue opere resta una ventina di poesie incluse nelle più prestigiose antologie poetiche pubblicate nel Cinquecento e nel Seicento.[11][26]

Le sue lettere manoscritte a Benedetto Varchi, secondo una fonte d'epoca, erano conservate nel Codice 481 della Libreria Strozziana di Firenze.[4][5]

Sono state coniate varie medaglie o monete con la sua effigie, di cui un paio sono conservate al British Museum[27], un'altra alla National Gallery of Art, e altre erano segnalate da fonti ottocentesche come presenti nei musei Trombelli e Mazzuchelli e all'Istituto patrio.[24]

Oggi è caduta nell'oblio e la critica ha quasi dimenticato il suo nome.[2]

Opere modifica

Nelle antologie:

  • Rime diverse d'alcune nobilissime, et virtuosissime donne, raccolte per M. Lodovico Domenichi, e intitolate al signor Giannoto Castiglione gentil’huomo Milanese, Lucca, Vincenzo Busdraghi, 1559[28]

Note modifica

  1. ^ a b c d Almanacco statistico bolognese 1831, p. 141.
  2. ^ a b c d Clara Stella 2018, p.105.
  3. ^ a b c d Antonio Geremicca 2011, pp. 27-28.
  4. ^ a b c d e f g h Giammaria Mazzuchelli 1760, p. 1029.
  5. ^ a b c d Almanacco statistico bolognese 1831, p. 142.
  6. ^ Clara Stella 2018, p.108.
  7. ^ a b U. Giambelluca 2002, p. 26.
  8. ^ Della famiglia dell'Oro resta traccia nelle Case Dell'Oro, nel borgo omonimo, oggi via dell'Oro, che incrocia via Castiglione. Cfr. Almanacco statistico bolognese 1831, p. 144 e Borgo dell'Oro, su Origine di Bologna. URL consultato il 25 febbraio 2022.
  9. ^ All'epoca, l'astrologia era una disciplina considerata rispettabile e praticata anche da intellettuali e scienziati. Cfr. Sarah Josepha Buell Hale, p. 209
  10. ^ a b c Almanacco statistico bolognese 1831, p. 143.
  11. ^ a b c Clara Stella 2018, p.109.
  12. ^ Antonio Geremicca 2011, p. 27.
  13. ^ BATTIFERRI, Laura, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  14. ^ Clara Stella 2018, p.116.
  15. ^ Alberto Roncaccia 2014.
  16. ^ Daniele Cerrato, Lodovico Domenichi e Lucia Bertani: un'amicizia letteraria nella Querelle des Femmes, in Cartaphilus. Revista de investigación y crítica estética, n. 19, 2022, DOI:10.6018/cartaphilus.485991. URL consultato il 1º aprile 2024.
  17. ^ CASTELVETRO, Ludovico, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  18. ^ Cfr. anche F. Tolli 1881
  19. ^ a b c d Sarah Josepha Buell Hale, p. 209.
  20. ^ Giovanni Fantuzzi 1782, tomo II, p. 151 cit. in Almanacco statistico bolognese 1831, p. 142
  21. ^ La Bertani lascia anche indizi dell'influenza del Petrarca sulla propria opera nelle clausule petrarchesche «verdi rive» (RVF 226. 13), «dolci accenti» (RVF, 5. 4) e «'l dolce aere tosco» (RVF, 194. 6) e l'esplicita nel sonetto 148: «ch'in riva a Sorga hebbe il bel colto Alloro, / cui già tanti anni, et sì devota adoro.» cit. in Clara Stella 2018, p.124
  22. ^ Clara Stella 2018, p.125.
  23. ^ Maria Chiara Tarsi, Petrarchismo al femminile: le Rime diverse d'alcune nobilissime, et virtuosissime donne (1559), in Atti del XIX Congresso dell'ADI, Roma, 2017, pp. 1-14, cit. in Isabella Ambrosini, pp. 120-121
  24. ^ a b Almanacco statistico bolognese 1831, p. 144.
  25. ^ Clara Stella 2018, p.119.
  26. ^ «Negli anni '50 del secolo, due sonetti dedicati al Castelvetro sono antologizzati nel Libro quarto delle Rime (1551), e undici sonetti appaiono nel 1559 nelle Rime di donne. Nel decennio successivo, la Bertani è presente nel Libro nono delle Rime (1560) e in due importanti raccolte post-mortem, dedicate a Irene Spilimbergo (1561) e Lucrezia Gonzaga (1565).» Cfr. Clara Stella 2018, p.109
  27. ^ Collections Online | British Museum, su britishmuseum.org. URL consultato il 22 marzo 2022.
  28. ^ Le Rime diverse includevano, oltre alla Bertani, anche le nobili ed erudite autrici Lavinia Sanvitale Sforza, Paola e Livia Beccaria, Ottavia Baiarda Beccaria e Lucia Sauli.

Bibliografia modifica

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