Mandi (linguistica)

Saluto in lingua friulana

La parola mandi è la formula di saluto in lingua friulana. È utilizzata come formula di benvenuto/bentrovato, ma soprattutto come formula di commiato.

Etimologia modifica

Sono state avanzate diverse ipotesi sulla sua etimologia. Quella basata sui documenti antichi attesta l'origine da un m'arcomandi (mi raccomando). La prima citazione della parola compare in una poesia cinquecentesca di Giovanni Battista Donato, nato verso il 1534, che così scrive: M'arecomandi a voo per cent mil dijs (Mi raccomando a Voi per centomila giorni); in seguito questo saluto si ritrova nei versi del conte Ermes di Colloredo (1622-1692): Voi vie di cà anchie jo: marcomandi, Pascute, Bundì la me vitute (Me ne vado anch' io, mi raccomando Paschina, buongiorno la mia vitina).

La formula mi racomandi con il valore di addio è presente già nei componimenti del Colloredo: anchie il diaul schiampe messe, saveso Bernardone. Marcomandi, parone, bon viaz (anche il diavolo fugge dalla messa, sapete Bernardona. Mi raccomando, padrona, buon viaggio), poi in una lettera del 1748: ad amis e parint mi racomandi, o saludi duch, Stait sane (ad amici e parenti mi raccomando, saluto tutti, rimanete sana) ed anche in una poesia scritta a Paularo nel 1772: Mi racomandi vita cjara, A riviodisi (Mi raccomando vita cara: arrivederci). Con le poesie di Pietro Zorutti, nato nel 1792, appare la forma attuale Mandi, anche in relazione con il saluto Sta san. Ricordiamo, ad esempio, nei versi pubblicati nel 1837, il seguente arrivederci: Mandi Pieri, sta san e in alegrie. Oltre a quella sopra descritta, che è l'etimologia derivata dagli ultimi studi, ve ne sono altre che ricadono nella categoria delle paraetimologie, pubblicate già in riviste di linguistica di fine Ottocento. Tra queste:

  • derivazione dal latino "mane diu" (letteralmente "rimani a lungo", ovvero "lunga vita").
  • derivazione dal latino "manus dei " (letteralmente "mano di Dio", ovvero "che Dio ti protegga").
  • derivazione dal latino "mane deo" (letteralmente "rimani con Dio").

Ancora nel 1943, in un articolo apparso sul quotidiano Il Popolo del Friuli, rimanevano vitali dette spiegazioni : ... E dico di noi friulani che stiamo vergognandoci (è la parola) del nostro bellissimo Mandi che viene direttamente dal "Mane diu" o "Manes diu" di romana e claustrale origine. Infatti esso ci fu importato dai monaci che se lo scambiavano incontrandosi per via o lungo i severi porticati dei primi cenobii: "Mane diu" - Vivi a lungo -. Che di meglio? Friulani, abolite il servilissimo "s'ciao" e adottate il classico, romano, nobilissimo Mandi, che da queste colonne invio a tutti voi, miei conterranei ...

Bibliografia modifica

  • Gian Domenico Ciconi (1802-1869), Dizionario o saggio di alcune voci friulane, in Bibl. Joppi di Udine, Fondo Principale, manoscritto n. 513, edizione digitale, pag. 184.
  • anonimo, post 1832, Saggio di alcune voci e parole per la formazione di un vocabolario friulano, in Bibl. Bartolini di Udine, manoscritto n. 154.
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  • anonimo, prima metà del sec. XX, Novus vocabularius latinus vulgaris aquileiensis. Prim exempli de un nov vocabulari furlan cum novis regulis de scripture furlane. Prime part furlan - latin - italian.
  • Rienzo Pellegrini, Tra lingua e letteratura per una storia degli usi scritti dal friulano. Tavagnacco, Casamassima, 1987.
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  • Giovanni Frau, Mandi e altre formule di saluto nelle regioni italiane. Udine, estratto dalla rivista della Società Filologica Friulana, Ce Fastu?, numero 1, 1993, pagine 7-17.
  • Rosa Mucignat, The Friulian language. Identity, migration, culture. Cambridge, 2014, pagine 54 e 55.
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  • Prima e seconda centuria di canti popolari friulani, con prelezioni di Michele Leich. Venezia, 1867, pagina 35.
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