Nerva

imperatore romano (96 - 98)
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Marco Cocceio Nerva Cesare Augusto (in latino Marcus Cocceius Nerva Caesar Augustus;[2] nelle epigrafi: IMP·NERVA·CAES·AVG·PONT·MAX·TR·POT[3]; Narni, 8 novembre 30Roma, 27 gennaio 98), meglio conosciuto semplicemente come Nerva, è stato un imperatore romano, primo degli imperatori adottivi, regnante dal 18 settembre 96 fino alla sua morte avvenuta agli inizi del 98.

Marco Cocceio Nerva Cesare Augusto
Imperatore romano
Busto raffigurante Nerva
(Palazzo Massimo alle Terme, Roma)
Nome originaleMarcus Cocceius Nerva (alla nascita)
Marcus Cocceius Nerva Caesar Augustus (dopo l'ascesa al potere imperiale)
Regno18 settembre 96
25 gennaio 98
Tribunicia potestas3 volte: la prima volta (I) il 18 settembre 96, la seconda (II) 10 dicembre 96, la terza il 10 dicembre del 97
Cognomina ex virtute1 volta: Germanicus nell'ottobre del 97
TitoliPater Patriae al momento della assunzione del potere imperiale
Salutatio imperatoria2 volte: I (al momento della assunzione del potere imperiale) e una seconda (II) nell'ottobre del 97
Nascita8 novembre 30
Narni
Morte27 gennaio 98
Roma
SepolturaMausoleo di Augusto
PredecessoreDomiziano
SuccessoreTraiano
FigliTraiano (adottivo)
DinastiaImperatori adottivi
PadreMarco Cocceio Nerva
MadreSergia Plautilla
Consolato4 volte: nel 71,[1] 90, 97 e 98
Procurator AugustiMauretania
Pontificato maxal momento della assunzione del potere imperiale

Biografia modifica

Origini familiari modifica

 
Sesterzio con l'effigie di Nerva

Nerva nacque presso l'antica colonia romana di Narnia (l'odierna Narni), nella Regio VI Umbria, figlio di Cocceio Nerva, famoso giureconsulto, e di Sergia Plautilla, figlia a sua volta del console Popilio Lena. Aveva un fratello, Gaio Cocceio Nerva.

Molto amico di Vespasiano, ne fu nominato generale e governatore della provincia Mauretania.

Nerva non aveva seguito l'usuale carriera amministrativa (il cursus honorum), anche se era stato console durante l'impero di Vespasiano nel 71[1] e con Domiziano nel 90.

 
Frammento di una statua di Nerva, Museo Romano-Germanico, Colonia
 
Busto di Nerva

Ascesa al potere modifica

Quando fu organizzata la congiura contro Domiziano, Nerva acconsentì a divenirne il successore. Egli era molto stimato come anziano senatore ed era noto come persona mite e accorta. Alla morte di Domiziano, Nerva fu acclamato imperatore in Senato da tutte le classi, concordi sul suo nome.

Durante il suo regno, breve ma significativo, apportò un grande cambiamento: il "principato adottivo". Questa riforma prevedeva che l'imperatore in carica dovesse decidere, prima della sua morte, il suo successore all'interno del Senato; questo faceva sì che i senatori venissero responsabilizzati. Inoltre, dall'anno dei quattro imperatori il Senato aveva subito un cambiamento epocale: i senatori cominciavano a provenire anche dalle province, rinnovando così l'antico e oligarchico senato romano. Nerva e Traiano, inoltre, furono abili nei confronti delle altre classi, annunciando che il successore poteva essere scelto anche tra la plebe.

Le loro speranze non andarono deluse: Nerva, infatti, secondo Tacito, nel suo breve regno fuse le idee di libertà, dando inizio a un secolo poi considerato d'oro.

Appena eletto, fece cessare le persecuzioni contro i cristiani, consentì agli esiliati di rientrare a Roma, abolì i processi di lesa maestà, reintegrò il Senato nelle sue prerogative, prodigò le sue terre e i denari per soccorrere i poveri; inoltre abolì il fiscus iudaicus (che gravava sugli ebrei dell'Impero) e la vicesima hereditatum. Nonostante ciò, fu molto duro contro i suoi delatori.

Fu addirittura giudicato troppo mite dal Senato e subì una congiura che venne sventata, esiliando a Taranto colui che ne era a capo, il senatore Calpurnio Crasso; "Il console Frontone, secondo quanto si dice, dichiarò che era un male avere un imperatore sotto il quale nessuno poteva agire in alcun modo (Domiziano), ma era ancora peggio averne uno sotto il quale a tutti era lecito tutto".[4] Nel 97 fu nominato console per la terza volta e gli fu collega Lucio Verginio Rufo.

Riforme economiche modifica

In campo economico, Nerva attuò una politica di sgravi fiscali e di incentivi che doveva favorire le comunità italiche. Gli ebrei furono esentati dal tributo che era stato loro imposto sotto i Flavi.

Una legge agraria assegnò appezzamenti di terreno a cittadini nullatenenti. Le spese che le città dovevano sostenere per il mantenimento del cursus publicus, cioè del servizio postale, furono addossate alle casse imperiali. A Roma fu riorganizzato il sistema dell'approvvigionamento idrico; ci resta di quegli anni l'opera fondamentale scritta dal curatore delle acque, Sesto Giulio Frontino, sulla progettazione e la manutenzione degli acquedotti. Un altro grande provvedimento fu la "politica degli alimenta", che consisteva nell'erogare prestiti a tasso agevolato, sussidi alle famiglie povere e l'istruzione gratuita agli orfani.

Adozione di Traiano modifica

 
Statua di Nerva nei Fori Imperiali

Poiché Nerva sapeva che il suo incarico non sarebbe durato a lungo, ormai vecchio e malato decise di adottare un figlio. In omaggio all'interesse dello Stato, non scelse il successore nella propria famiglia[Quale?], ma adottò Marco Ulpio Traiano, generale delle legioni a difesa del confine renano, a discapito del governatore della Siria, Marco Cornelio Nigrino Curiazio Materno. L'adozione coincise con un'importante vittoria militare in Pannonia, che diede all'adottato Traiano l'appellativo di Cesare Germanico. Traiano venne nominato proconsole e gli fu conferita la tribunicia potestas.

Nerva fu nuovamente nominato console con Traiano, ma morì dopo tre mesi di carica nel 98. Il suo successore volle un funerale di grande solennità. Le sue ceneri furono poste nel mausoleo di Augusto. Nonostante abbia governato per meno di due anni, egli è ricordato come uno dei migliori imperatori di Roma.

Monetazione imperiale del periodo modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Monetazione da Nerva ad Adriano.

Statue modifica

  • Esistono numerose statue antiche di Nerva, in quanto, una volta preso il potere, con senso pratico ordinò, non di distruggere, ma semplicemente di rimuovere dai monumenti pubblici le teste di Domiziano, condannato alla damnatio memoriae, e di porvi la sua effigie; una delle testimonianze più evidenti è il bronzo del cavaliere a cavallo rinvenuto nel Sacello degli Augustali a Miseno. Nerva venne poi divinizzato alla morte, per cui le sue statue furono conservate.
  • Nel 2007 la città di Narni ha voluto realizzare un busto in bronzo dell'imperatore Nerva. Il busto è stato collocato nella piazza principale, nel punto di confluenza tra la vecchia via Flaminia e la Porta Superior, antica porta che dava l'accesso alla Narnia romana.
  • La città di Gloucester ha dedicato una statua equestre in bronzo all'imperatore, che la fondò dandole lo status di colonia romana.

Note modifica

  1. ^ a b CIL X, 4734 e CIL IV, 5523.
  2. ^ /ˈmɐr.kʊs kokˈkɛj.jʊs ˈnɛr.wɐ ˈkɐɛ̯.sar ɐʊ̯ˈɡuːs.tʊs/ (pronuncia restituta), /ˈmar.kus kɔtʃˈtʃɛ.jus ˈnɛr.va ˈtʃɛ.zar awˈɡus.tus/ (pronuncia ecclesiastica).
  3. ^ Testo per esteso dell'epigrafe: Imperator Nerva Caesar Augustus, Pontifex Maximus, Tribunicia Potestas (AE 2011, 029).
  4. ^ Dione Cassio, Storia romana, LXVIII, 1, 3

Bibliografia modifica

Fonti antiche
Fonti storiografiche moderne
  • Albino Garzetti, L'Impero da Tiberio agli Antonini, Cappelli, Bologna, 1960 (v. pag. 309 e segg.: Nerva)
  • CAH, L'impero romano da Augusto agli Antonini, Milano, 1975.
  • Santo Mazzarino, L'impero romano, vol. II, Roma-Bari, 1973, ISBN 88-420-2401-5.
  • Michael Grant, Gli imperatori romani, Roma, 1984, ISBN 88-8289-400-2.
  • H. H. Scullard, Storia del mondo romano, Milano, 1992, ISBN 88-17-11903-2.
  • Mario Pani, Il principato dai Flavi ad Adriano in: AA.VV., Storia di Roma, Einaudi, Torino, 1990, vol. II, tomo 2; ripubblicata anche come Storia Einaudi dei Greci e dei Romani, Ediz. de Il Sole 24 ORE, Milano, 2008 (v. il vol. 16º)
  • Ronald Syme, L'aristocrazia augustea, Milano, 1993, ISBN 88-17-11607-6.
  • AAVV, Gli imperatori romani, Torino, 1994, ISBN 88-7819-224-4.

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Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN69725573 · ISNI (EN0000 0000 6300 7315 · BAV 495/45140 · CERL cnp00400232 · LCCN (ENnr89013885 · GND (DE118785931 · BNE (ESXX1435388 (data) · BNF (FRcb14466614f (data) · J9U (ENHE987007291041605171 · WorldCat Identities (ENlccn-nr89013885