Mariana Alves

giudice di tennis portoghese

Mariana Alves (23 settembre 1972) è una giudice di tennis portoghese.

Mariana Alves

Biografia modifica

È una delle poche donne ad avere ottenuto la certificazione Gold dall'International Tennis Federation;[1] tra le altre ci sono la greca Eva Asderaki e l'inglese Alison Lang. Alves è stata la giudice di sedia in tutti e quattro i tornei del Grande Slam (Australian Open, Open di Francia, Wimbledon, US Open) e in diverse altre competizioni quali la Kremlin Cup e gli Internazionali d'Italia. Anche in occasione delle Olimpiadi di Pechino ha fatto da giudice per i tornei di tennis.[1]

È stata la protagonista involontaria dell'introduzione di una delle più grandi innovazioni del tennis. Durante gli US Open 2004 ha arbitrato il quarto di finale tra Serena Williams e Jennifer Capriati, in diversi punti cruciali del match le sue chiamate sono state contestate dalla Williams ed i replay televisivi hanno dato ragione alla tennista. I suoi errori, oltre ad averla fatta allontanare dal torneo statunitense ed aver fatto scusare gli organizzatori con Serena Williams[2], hanno fatto discutere e nello stesso torneo è stato provato un sistema di moviola in campo, risultando molto accurato. Solo due anni dopo, durante gli US Open 2006 è stato introdotto ufficialmente l'Hawk-Eye.[3]

Nel 2010 partecipa alla sua prima finale in un torneo del Grande Slam, a Wimbledon infatti arbitra la finale del singolare femminile tra Serena Williams e Vera Zvonarëva, vinto dall'americana per 6-3, 6-2.

Note modifica

  1. ^ a b (PDF) International Tennis Federation, 2008 Olympic Tennis Event Media Guide (PDF), su itftennis.com, p. 11. URL consultato il 26 novembre 2011 (archiviato dall'url originale il 29 giugno 2011).
  2. ^ (EN) NBC Sports.com, Official apologize to serena for bad call, su nbcsports.msnbc.com, 9 settembre 2004. URL consultato il 26 novembre 2011 (archiviato dall'url originale il 17 aprile 2011).
  3. ^ (EN) Can Cameras and Software Replace Referees?, su popularmechanics.com, 12 maggio 2010. URL consultato il 26 novembre 2011.

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