Nazionalismo turco

ideologia politica

Il nazionalismo turco è un'ideologia politica che promuove e glorifica il popolo turco come gruppo nazionale, etnico o linguistico.

Anıtkabir ad Ankara, il mausoleo di Mustafa Kemal Atatürk, comandante della guerra d'indipendenza turca e fondatore della Repubblica di Turchia.

Storia modifica

 
Una banconota da 5 lire dell'era Atatürk in Turchia.[1][2] Il lupo grigio è un simbolo del nazionalismo turco, oltre che del panturchismo.

Dopo la caduta dell'Impero ottomano, Mustafa Kemal Atatürk salì al potere e introdusse una riforma della lingua con l'obiettivo di "ripulire" la lingua turca dall'influenza straniera.[3] Promosse anche la teoria della lingua del Sole nei circoli politici ed educativi turchi dal 1935. Anche ricercatori turchi dell'epoca come Hüseyin Cahit Yalçın e Rıfat Osman Bey avevano l'idea che i primi Sumeri fossero proto-turchi.[4]

Varianti modifica

 
Emin Yurdakul Mehmed, scrittore e politico nazionalista turco, i suoi scritti e poesie ebbero un impatto importante sulla definizione del termine vatan (Patria)
 
Namık Kemal è stata una delle figure di spicco nella creazione di un'identità nazionale

Le ideologie associate al nazionalismo turco includono il panturchismo o il turanismo (una forma di essenzialismo etnico o razziale o misticismo nazionale), il neo-ottomanesimo (con ambizioni imperiali derivanti dall'era ottomana), l'anatolianismo (che considera la nazione turca come un'entità separata che si è sviluppata dopo la conquista selgiuchide dell'Anatolia nell'XI secolo) e il kemalismo nazionalista laico e civico.[5]

Kemalismo modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Kemalismo.

Attuata da Atatürk, l'ideologia fondatrice della Repubblica di Turchia è caratterizzata dal nazionalismo (in turco milliyetçilik) come uno dei suoi sei pilastri fondamentali.

La rivoluzione kemalista mirava a creare uno stato-nazione dai resti dell'Impero ottomano multireligioso e multietnico. Il nazionalismo kemalista ha origine dalle teorie del contratto sociale, in particolare dai principi sostenuti da Jean-Jacques Rousseau e dal suo "Il contratto sociale". La percezione kemalista del contratto sociale è stata effettuata mediante la dissoluzione dell'Impero ottomano che è stata percepita come un prodotto del fallimento del sistema ottomano del millet e l'inefficace politica dell'ottomanismo. Il nazionalismo kemalista, dopo aver vissuto la caduta dell'Impero ottomano, definì il contratto sociale come il suo "ideale più alto". Combina laicità, sciovinismo e il culto della personalità di Atatürk.[6]

Negli anni 1930 il kemalismo divenne un'ideologia di stato onnicomprensiva basata sui suoi detti e scritti. La definizione kemalista di nazionalità è stata integrata nell'articolo 66 della Costituzione della Repubblica di Turchia. Legalmente, ogni cittadino è definito turco, indipendentemente dall'etnia o dalla religione. La legge sulla cittadinanza turca stabilisce che colui o colei può essere privato/a della sua nazionalità solo attraverso un atto di tradimento.[7]

Il nazionalismo kemalista crede nel principio che lo Stato turco è un tutto indivisibile comprendente il suo territorio e il suo popolo, definito come "unità dello Stato".

Panturchismo modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Panturchismo.

Il nazionalismo "turanista" iniziò con la Società turaniana fondata nel 1839, seguita nel 1908 con la Società turca, che in seguito divenne il Focolare turco[8] e alla fine si espanse includendo le ideologie come quelle panturaniche e panturchiste. La Rivoluzione dei Giovani Turchi che rovesciò il sultano Abdul Hamid II, portò al potere i nazionalisti turchi nell'Impero ottomano, portando infine al controllo del defunto governo ottomano da parte dei Tre pascià.[9][10]

Anatolianismo modifica

L'Anatolianismo (in turco Anadoluculuk) prende come punto di partenza che la principale fonte della cultura turca dovrebbe essere l'Anatolia (Anadolu). La base principale di questo pensiero è che il popolo turco aveva costruito una nuova civiltà in Anatolia dopo il 1071 quando vinse nella battaglia di Manzicerta.

All'inizio dell'era repubblicana, alcuni intellettuali come Hilmi Ziya Ülken,[11] Mehmet Râif Ogan[12] e Nurettin Topçu[13] proposero che le origini del nazionalismo turco dovessero essere cercate in Anatolia, non in "Tūrān".[14]

Hilmi Ziya Ülken, uno dei fondatori dell'anatolianismo, era contrario al neo-ottomanesimo e al panislamismo, così come al turanismo. Nel 1919, Ülken scrisse un libro intitolato Anadolunun Bugünki Vazifeleri (Doveri attuali dell'Anatolia), ma non fu pubblicato. Ülken e colleghi pubblicarono il periodico Anadolu e lavorarono per formare una filosofia alternativa all'ottomanismo, all'islamismo e al turanismo.[senza fonte]

Ideologia di Stato dal 1980 modifica

 
Il Partito del Movimento Nazionalista è un partito di estrema destra nella Grande Assemblea Nazionale Turca

Dopo il colpo di Stato in Turchia del 1980, la dittatura militare ha fatto del panturchismo l'ideologia ufficiale dello Stato.[15]

Nazionalismo turco-cipriota modifica

Il nazionalismo turco-cipriota sottolinea il sostegno all'indipendenza della Repubblica turca di Cipro del Nord (TRNC) e desidera che la TRNC rimanga indipendente dalla Turchia mentre si oppone all'idea di una Cipro unita con la Repubblica di Cipro dominata dalla Grecia.[16]

Neonazismo e neofascismo modifica

Un gruppo neonazista è esistito nel 1969 a Smirne, quando un gruppo di ex membri di un partito precursore del Partito del Movimento Nazionalista fondò l'associazione "Nasyonal Aktivitede Zinde İnkişaf" (Sviluppo vigoroso nell'attività nazionale). Il gruppo manteneva due unità di combattimento i cui membri indossavano le uniformi delle SA e usavano il saluto di Hitler. Uno dei leader (Gündüz Kapancıoğlu) fu riammesso nel Partito del movimento nazionalista nel 1975.[17]

Oggi In Turchia, a eccezione dei neofascisti[18][19][20][21][22][23] Lupi Grigi e degli ultranazionalisti[24][25][26][27][28][29] del Partito del Movimento Nazionalista, ci sono alcune organizzazioni neonaziste come il Partito turco Nazi[30] o il Partito Nazionalsocialista della Turchia che si basano principalmente su Internet.[31][32][33]

Le leggi sull'"insulto Turchicità" modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Articolo 301 del codice penale turco.
 
Lavoratori turchi che portano la testa di bronzo di Atatürk

L'articolo 301 del codice penale turco, che è percepito come contrario alla nozione di libertà di parola, afferma: "La persona che denigra pubblicamente la nazione turca, la Repubblica di Turchia, la Grande Assemblea Nazionale della Turchia, il governo della Repubblica di Turchia e gli organi giudiziari dello Stato saranno puniti con la reclusione da sei mesi a due anni. Ma può anche essere applicato solamente con il permesso del ministro della giustizia"[34] Tuttavia, si afferma anche che "le espressioni di pensiero intese a criticare non costituiscono un crimine."

Ci sono state indicazioni che la Turchia possa abrogare o modificare l'articolo 301, dopo l'imbarazzo subito da alcuni casi di alto profilo.[35] I nazionalisti all'interno del sistema giudiziario, intenti a far deragliare la piena adesione della Turchia all'Unione europea, hanno utilizzato l'articolo 301 per avviare processi contro alcune personalità come il romanziere turco vincitore del premio Nobel Orhan Pamuk, il romanziere turco Elif Şafak e il compianto Hrant Dink[36] per aver riconosciuto l'esistenza del genocidio armeno.

Nel maggio 2007 è stata adottata una legge che consente alla Turchia di bloccare i siti web ritenuti offensivi per Atatürk.[37]

Note modifica

  1. ^ (TR) TCMB - E 1 - BEŞ TÜRK LİRASI I. TERTİP, su tcmb.gov.tr. URL consultato il 12 maggio 2021.
  2. ^ (TR) Türkiye Cumhuriyeti Kağıt Paraları Pick Numaraları, su web.archive.org, 24 febbraio 2007. URL consultato il 12 maggio 2021 (archiviato dall'url originale il 24 febbraio 2007).
  3. ^ (EN) Jacob M. Landau, Atatürk and the Modernization of Turkey, Boulder, Westview Press, 1984, p. 133, ISBN 0865319863.
  4. ^ Shay, Anthony, Choreographic Politics: State Folk Dance Companies, Representation, and Power, Wesleyan University Press, 2002, p. 210, ISBN 0-8195-6521-0.
  5. ^ Ilia Xypolia, British Imperialism and Turkish Nationalism in Cyprus, 1923-1939 : divide, define and rule., London, Routledge, 2017.
  6. ^ (EN) The Kemal that Failed, su National Review, 4 giugno 2010. URL consultato il 12 maggio 2021.
  7. ^ (EN) M. Şükrü Hanioğlu, Nationalism and Kemalism, Princeton University Press, DOI:10.23943/princeton/9780691175829.001.0001/upso-9780691175829-chapter-008, ISBN 978-1-4008-8557-2. URL consultato il 12 maggio 2021.
  8. ^ Turkish Society, in Encyclopedia Britannica.
  9. ^ Ayşe Hür, Mustafa Kemal ve muhalifleri (1), Radikal, 18 febbraio 2007.
  10. ^ Guy E. Métraux, International Commission for a History of the Scientific and Cultural Development of Mankind, The new Asia, New American Library, 1965, p. 73.
  11. ^ (TR) ÜLKEN, Hilmi Ziya - TDV İslâm Ansiklopedisi, su TDV İslam Ansiklopedisi. URL consultato il 12 maggio 2021.
  12. ^ (TR) OGAN, Mehmet Râif - TDV İslâm Ansiklopedisi, su TDV İslam Ansiklopedisi. URL consultato il 12 maggio 2021.
  13. ^ (TR) TOPÇU, Nurettin - TDV İslâm Ansiklopedisi, su TDV İslam Ansiklopedisi. URL consultato il 12 maggio 2021.
  14. ^ Identity, Culture and Globalization - Annals of the International Institute of Sociology, ISBN 9004128735, ISBN 978-90-04-12873-6, pp. 182 - 183.
  15. ^ Central Eurasian Studies Review, Vol. 3, Central Eurasian Studies Society, 2004, p. 23. Ekrem Buğra Ekinci, 16 TÜRK DEVLETİ Cumhurbaşkanlığı forsundaki 16 yıldız neyi ifade ediyor?, 2 febbraio 2015.
  16. ^ Apeyitou E., Turkish-Cypriot nationalism: Its history and development (1571-1960), su researchgate.net.
  17. ^ Jürgen Roth and Kamil Taylan: Die Türkei – Republik unter Wölfen. Bornheim-Merten, p. 119.
  18. ^ Political Terrorism, by Alex Peter Schmid, A. J. Jongman, Michael Stohl, Transaction Publishers, 2005, p. 674
  19. ^ Annual of Power and Conflict, by Institute for the Study of Conflict, National Strategy Information Center, 1982, p. 148
  20. ^ The Nature of Fascism, by Roger Griffin, Routledge, 1993, p. 171
  21. ^ Political Parties and Terrorist Groups, by Leonard Weinberg, Ami Pedahzur, Arie Perliger, Routledge, 2003, p. 45
  22. ^ The Inner Sea: The Mediterranean and Its People, by Robert Fox, 1991, p. 260
  23. ^ The Consortium, su consortiumnews.com. URL consultato il 12 maggio 2021.
  24. ^ Gamze Avcı, The Nationalist Movement Party's euroscepticism: party ideology meets strategy, in South European Society and Politics, vol. 16, n. 3, settembre 2011, pp. 435-447, DOI:10.1080/13608746.2011.598359. Pdf. Archiviato il 21 maggio 2014 in Internet Archive.
  25. ^ Alev Çınar e Burak Arıkan, The Nationalist Action Party: Representing the State, the Nation or the Nationalists?, in Barry Rubin (a cura di), Political Parties in Turkey, London, Routledge, 2002, p. 25, ISBN 978-0714652740.
  26. ^ Justin Huggler, Turkish far right on the rise, in The Independent, 20 aprile 1999. URL consultato il 21 maggio 2014.
  27. ^ Ödül Celep, Turkey's Radical Right and the Kurdish Issue: The MHP's Reaction to the "Democratic Opening", in Insight Turkey, vol. 12, n. 2, 2010, pp. 125-142.
  28. ^ E. Burak Arıkan, Turkish ultra–nationalists under review: a study of the Nationalist Action Party, in Nations and Nationalism, vol. 8, n. 3, luglio 2002, pp. 357-375, DOI:10.1111/1469-8219.00055.
  29. ^ Daren Butler, Pre-election resignations rock Turkish far right, in Reuters, 21 maggio 2011. URL consultato il 12 maggio 2021 (archiviato dall'url originale il 21 maggio 2014).
  30. ^ Copia archiviata, su turknazipartisi.com. URL consultato il 7 luglio 2014 (archiviato dall'url originale il 18 febbraio 2014).
  31. ^ Türkiye'de Nazi partisi kuruldu, su sabah.com.tr.
  32. ^ They Might Be Joking But They Grow in Numbers., in hurriyet.com.tr.
  33. ^ Neo-nazi cerkesler, su caucasusforum.org. URL consultato il 7 luglio 2014 (archiviato dall'url originale il 14 luglio 2014).
  34. ^ (TR) tbmm.gov.tr, http://www.tbmm.gov.tr/kanunlar/k5759.html. URL consultato il 1º luglio 2008.
  35. ^ Turkey insult law 'may be dumped', in BBC News, 28 dicembre 2005. URL consultato il 1º luglio 2008.
  36. ^ Copia archiviata, su eurasianet.org. URL consultato il 13 aprile 2007 (archiviato dall'url originale il 9 aprile 2007).
  37. ^ Turkey adopts law to block 'insulting' websites, in AFP, Turkish Daily News, 7 maggio 2007. URL consultato il 1º luglio 2008 (archiviato dall'url originale il 16 gennaio 2019).

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