Oscar Mammì

politico italiano (1926-2017)

Oscar Mammì (Roma, 25 ottobre 1926Roma, 10 giugno 2017[1]) è stato un politico italiano, esponente del Partito Repubblicano Italiano, Ministro delle poste e delle telecomunicazioni dal 1987 al 1991. Al suo nome è legata la prima legge organica sull'emittenza radiotelevisiva, comprensiva della disciplina sulla pubblicità, sui "tetti" antitrust e sugli "incroci" con l'editoria tradizionale.

Oscar Mammì

Ministro delle poste e delle telecomunicazioni
Durata mandato29 luglio 1987 –
13 aprile 1991
Capo del governoGiovanni Goria
Ciriaco De Mita
Giulio Andreotti
PredecessoreAntonio Gava
SuccessoreCarlo Vizzini

Ministro per i rapporti con il Parlamento
Durata mandato4 agosto 1983 –
18 aprile 1987
Capo del governoBettino Craxi
PredecessoreLucio Gustavo Abis
SuccessoreGaetano Gifuni

Deputato della Repubblica Italiana
Durata mandato5 giugno 1968 –
22 aprile 1992
LegislaturaV, VI, VII, VIII, IX, X
Gruppo
parlamentare
Repubblicano
CircoscrizioneRoma
Incarichi parlamentari
VII legislatura:
  • Presidente della Commissione Interni della Camera

X legislatura:

  • Componente della I Commissione Affari Costituzionali (23 aprile 1991-16 ottobre 1991)
  • Componente della II Commissione Giustizia (18 ottobre 1989-23 aprile 1991; 16 ottobre 1991-22 aprile 1992)
  • Componente della VI Commissione Finanze (4 agosto 1987-18 ottobre 1989)
  • Componente della Commissione d'indagine ex articolo 58 (On. Cirino Pomicino) (11 novembre 1991-13 novembre 1991)
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoPartito Repubblicano Italiano
Titolo di studioLaurea in scienze economiche e commerciali
ProfessioneBancario

Biografia modifica

Nato a Roma nel 1926, dopo essersi laureato in scienze economiche, divenne funzionario di banca[2] ed un esponente del Partito repubblicano (PRI), quindi deputato dalla quinta alla decima legislatura e più volte ministro.

Dal 1959 fece parte della direzione nazionale del Partito Repubblicano[2].

Dal 1962 fu consigliere comunale di Roma, quindi assessore[2]. Come pubblico ufficiale, il 27 giugno 1963 celebrò il matrimonio 'segreto' tra Palma Bucarelli e Paolo Monelli[3]. Fu eletto deputato per il PRI nel 1968, rieletto nel 1972 e nel 1976.

Nella VI legislatura venne incaricato Presidente della commissione interni[2]. Fu rieletto nel 1979 e riconfermato Presidente della commissione interni. Quindi fu eletto presidente del gruppo parlamentare repubblicano.[2]

Fu rieletto nuovamente deputato nel 1983, nel 1987, nel 1992[2]. Fu incaricato Sottosegretario all'industria nel terzo governo Rumor e nel governo Colombo[2].

Successivamente, Mammì fu ministro per i Rapporti con il Parlamento nel primo e nel secondo governo Craxi; quindi fu ministro delle Poste nei governi Goria, De Mita e Andreotti VI[2].

Porta il suo nome la legge del 1990 che regolamentò per la prima volta il sistema radiotelevisivo italiano.

Incarichi al Comune di Roma modifica

Carica Inizio carica Fine carica Note
1 Consigliere 12 luglio 1962 27 aprile 1966 [4]
2 Assessore effettivo 17 luglio 1962 1º agosto 1966 [4]
3 Consigliere 28 luglio 1966 28 aprile 1971 [4]
4 Assessore effettivo 1º agosto 1966 6 maggio 1969 [4]
5 Consigliere 28 giugno 1971 12 ottobre 1971 [4]
6 Consigliere 3 luglio 1976 6 maggio 1981 [4]
7 Consigliere 10 luglio 1981 19 febbraio 1982 [4]
8 Consigliere 5 giugno 1985 16 dicembre 1986 [4]
9 Consigliere 18 novembre 1989 20 aprile 1993 [4]
10 Assessore 4 aprile 1993 7 aprile 1993 [4]

Controversie modifica

Nel 1993 la procura di Roma aprì il lungo filone di indagini sulla cosiddetta Tangentopoli del ministero delle Poste[5]: il 21 maggio dello stesso anno l'ex ministro delle Poste Mammì ricevette un avviso di garanzia per ricettazione e violazione della legge sul finanziamento ai partiti[6][7][8].

Nel giugno del 1997, il sequestro preventivo disposto dal GIP Guglielmo Muntoni, nei confronti dell'Olivetti di Carlo De Benedetti[9], fermò il Pubblico ministero Maria Cordova che aveva chiesto precedentemente il rinvio a giudizio, oltre che per l'ex presidente dell'Olivetti, anche per altre 86 persone, tra cui, l'ex segretario del Partito repubblicano, Giorgio La Malfa, l'ex ministro Mammì, l'ex segretario del Psi Bettino Craxi, l'ex ministro democristiano Paolo Cirino Pomicino, nonché per alti funzionari del ministero delle poste e imprenditori.

Un anno dopo (1998), in un'ordinanza di dieci pagine, il gip del tribunale di Roma, Guglielmo Muntoni, rinvierà al Tribunale dei ministri il compito di dover giudicare gli ex ministri Mammì e Vizzini sulla vicenda[10].

La controversia si concluderà con il proscioglimento nel 2000: il Tribunale dei ministri valutò la parte relativa ai ministri delle poste e telecomunicazioni, in carica negli anni in cui erano state fatte le forniture di macchinari e software sotto accusa, ritenendo di non dover procedere nei confronti di Oscar Mammì e Carlo Vizzini. E nel 2005 la revoca, per errore di fatto, nella parte in cui si condannava il consulente del ministro, Davide Giacalone, al risarcimento del danno arrecato alle Poste italiane[11].

Curiosità modifica

Fu il suocero del noto autore televisivo e critico cinematografico Marco Giusti[12], marito della figlia Alessandra, pure lei critico cinematografico del settimanale l'Espresso.

Nel 2005 ha interpretato il ruolo dell'Innominato nella fiction televisiva Walter e Giada, ispirata al romanzo I promessi sposi, prodotta dalla Endemol e trasmessa da Rai 3. Mammì si è espresso positivamente sull'insolita esperienza: "Mi sono molto divertito. Nella vita ho fatto il bancario, il deputato, il ministro, ora voglio fare l'attore"[13].

Scritti modifica

Libri


Prefazioni, introduzioni
  • Davide Giacalone, La guerra delle antenne, Milano, Sperling & Kupfer, 1992. ISBN 88-200-1269-3
  • Benito Bogliari, Come utilizzare i servizi postali: manuale pratico per imprese e privati, Milano, Il sole-24 ore, 1990. ISBN 88-7187-053-0
  • Alfonso Contaldo e Teresa Maria Mazzatosta, La regola e la frontiera: la televisione degli anni Novanta, Roma, Bonacci, 1993. ISBN 88-7573-255-8
  • Assunta Maria Sansone, La casina del Curato o di Raffaello, Roma, Edizioni del Circolo della Pipa, 1997.

Note modifica

  1. ^ Morto Oscar Mammì, padre della prima legge sul sistema radio televisivo, in Corriere della Sera, 10 giugno 2017. URL consultato il 10 giugno 2017.
  2. ^ a b c d e f g h I.N.I., Repubblica italiana, 1948-1998: 50 anni di Parlamento, governi, istituzioni, La navicella / INI, Istituto nazionale dell'informazione, Roma, Editoriale italiana, 2000, ISBN 88-86922-11-6.
  3. ^ Rachele Ferrario, Regina di quadri: vita e passioni di Palma Bucarelli , Milano, Mondadori, 2010, ISBN 978-88-04-59549-6.
  4. ^ a b c d e f g h i j Elenco amministratori del Comune di Roma e di Roma Capitale (PDF), in comune.roma.it.
  5. ^ Chiesti 160 rinvii a giudizio per lo scandalo alle Poste, in repubblica.it, 21 gennaio 2001. URL consultato il 23 settembre 2018.
  6. ^ Giovanni Sabbatucci e Vittorio Vidotto (a cura di), Storia d'Italia , VI, Roma-Bari, Laterza, 1995, p. 657, ISBN 88-7179-247-5.
  7. ^ Milano, vuota il sacco il portaborse di Mammì, in repubblica.it, 21 maggio 1993. URL consultato il 23 settembre 2018.
  8. ^ Carol Mershon e Gianfranco Pasquino (a cura di), Politica in Italia: i fatti dell'anno e le interpretazioni : edizione 1994, Bologna, Il mulino, 1994, p. 27, ISBN 88-15-04581-3.
  9. ^ Sequestro miliardario per l'Olivetti bloccati i crediti con l'Ente Poste, in repubblica.it, 11 giugno 1997. URL consultato il 23 settembre 2018.
  10. ^ Telefonia al tribunale dei ministri, in milanofinanza.it, 28 giugno 1998. URL consultato il 23 settembre 2018.
  11. ^ Sezione I giurisdizionale centrale, Sentenza 5 gennaio 2005, n. 1, in eius.it. URL consultato il 23 settembre 2018.
  12. ^ Vedi: E ora i coatti pensano al conto in banca articolo di Aldo Grasso, Corriere della Sera, 11 luglio 1999, p. 37, Archivio storico.
  13. ^ Vedi l'articolo Walter e Giada come Renzo e Lucia. Su RaiTre il reality "post-neorealista", la Repubblica Spettacoli & Cultura, 15 luglio 2005.URL visitato il 7/08/2012

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN31066799 · ISNI (EN0000 0000 3085 9108 · SBN CFIV081586 · LCCN (ENn87908744 · WorldCat Identities (ENlccn-n87908744