Ottorino Beltrami

dirigente d'azienda italiano

Ottorino Beltrami (Pisa, 13 agosto 1917Milano, 17 agosto 2013) è stato un militare e dirigente d'azienda italiano.

Ottorino Beltrami
NascitaPisa, 13 agosto 1917
MorteMilano, 17 agosto 2013
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Bandiera dell'Italia Italia
Forza armata
Anni di servizio1937-1948
GradoAmmiraglio di divisione R.O.
Guerre
Comandante disommergibile Acciaio
Decorazionivedi Onorificenze
Studi militariRegia Accademia Navale di Livorno
[1]
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Particolarmente distintosi nel corso della seconda guerra mondiale come ufficiale sommergibilista, dove fu decorato con due Medaglie d'argento, due di bronzo e una Croce di guerra al valor militare. Nel 1949 lasciò il servizio militare entrando poi nella Olivetti, dove rimase sino al 1970 lasciò l'azienda ed entrò in Finmeccanica come direttore generale, ritornando quindici mesi dopo in Olivetti in qualità di amministratore delegato, e rimanendovi fino al 1978. Fu presidente della SIP dal 1980 al 1985, presidente della Fondazione Cariplo, e della Savigliano SpA. Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana

Biografia modifica

Nacque a Pisa il 13 agosto 1917, figlio di Pietro e Maria Forti. Arruolatosi nella Regia Marina a partire dal 1935 frequentò la Regia Accademia Navale di Livorno, corso "Pirati".[1] Entrato in servizio permanente effettivo partecipò alla seconda guerra mondiale, inizialmente imbarcato su diverse navi, l'incrociatore leggero Giuseppe Garibaldi, il Da Barbiano, l'esploratore Nicolò Zeno, e il cacciatorpediniere Folgore. Presentò domanda per divenire osservatore d'aeroplano, ma alle sue rimostranze l'ammiraglio Antonino Toscano, Direttore del Personale della Regia Marina,[N 1] gli replicò che avevano bisogno di gente come lui sui sommergibili.

Frequentata la scuola sommergibili di Pola, si imbarcò in successione sui sommergibili, Enrico Toti, Ametista (al comando di Virgilio Spigai), e in ultimo l'Acciaio, che comanderà a partire dal 3 maggio 1942, dopo alcuni mesi di comando in seconda.[1] Ferito a una gamba nel corso di un bombardamento aereo a Cagliari il 17 febbraio 1943,[1] a causa delle pessime cure iniziali gli si sviluppò una gangrena che gli costò l'amputazione dell'arto,[N 2] eseguita, a Roma da Raffaele Paolucci, affondatore nella prima guerra mondiale della nave da battaglia Viribus Unitis. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 fuggì a sud ed entrò nel SIS (Servizio Informazioni e Sicurezza) della Regia Marina. Finita la guerra giurò fedeltà come ufficiale nella neocostituita Marina Militare. Si era laureto in ingegneria e in scienze marittime e navali nel 1943.[1]

Si congedò nel 1949, quando l'industriale Adriano Olivetti gli propose di seguire la ricostruzione dei porti per l'European Recovery Program, meglio conosciuto come piano Marshall.[2] In seguito fu assunto da Olivetti che nel 1962 dirigerà la divisione elettronica Olivetti e nel 1964 verrà nominato direttore generale della Olivetti General Electric.[2] Nel 1970 lasciò la Olivetti ed entrò in Finmeccanica come direttore generale, dopo 15 mesi ritornò in Olivetti come amministratore delegato, rimanendovi fino al 1978.[2]

Dal 1981 al 1984 è stato vicepresidente della STET.[2] È stato presidente della SIP dal 1980 al 1985, che sotto la sua guida passò da 70.000 a 77.000 dipendenti, aumentando del 36% il numero degli abbonati, e fu presidente di Assolombarda dal 1985 al 1991.[2] È stato poi presidente della Fondazione Cariplo, della Savigliano SpA, vicepresidente della Sopaf e consigliere dell'Accademia di belle arti di Brera, presidente onorario dell'Istud, vice presidente della Fondazione amici circolo della stampa, Amici di Brera e dei musei milanesi, nonché membro di giunta di Assolombarda, ANIE e Federchimica.[2] Conferitagli l'onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana, divenne ammiraglio di divisione nel ruolo d'onore.

Nel 2003 sono state condotte delle indagini dalla Procura di Ivrea nei suoi confronti per l'utilizzo di amianto in diverse sedi della società da lui amministrata.[3] Il procedimento si è concluso con una condanna a mesi 6 di reclusione stabilita dalla Corte d'appello per lesioni colpose nei confronti di una ex dipendente della Olivetti poi deceduta per una malattia polmonare riconducibile all'impiego di amianto.[3] Il reato si estinse nel 2013, quando morì in attesa del giudizio della Corte di Cassazione.[3]

Nel 2011 ha raccontato la sua esperienza bellica nel documentario del regista Claudio Costa Sopra e sotto i mari. È morto a Milano il 17 agosto 2013.[2][3]

Onorificenze modifica

«Comandante di sommergibile in una difficile missione di guerra in prossimità di coste intensamente sorvegliate dal nemico, attaccava e affondava un cacciatorpediniere avversario. Ripetutamente mitragliata la sua unità da un aereo nemico a bassa quota, reagiva con prontezza e perizia e si disimpegnava, sventando il tentativo di offesa. Dimostrava in tutta l'azione, elevato senso del dovere e decisa volontà di successo. Mediterraneo Occidentale, 27 gennaio-17 febbraio 1943.»
— Regio Decreto 16 agosto 1943.
«Comandante di sommergibile, che rientrato in base avanzata dopo vittoriosa azione bellica, veniva sottoposto a violento bombardamento aereo durante le operazioni di rifornimento, assicurava i provvedimenti di emergenza atti a salvaguardare l'efficienza dell'unità. Ferito al proprio posto di comando, conservava inalterata la serenità di spirito, facendosi medicare solo dopo essersi assicurato della galleggiabilità dell'unità, già colpita in più parti e dopo aver disposto per il pronto soccorso dei feriti. Trasferito all'ospedale in gravi condizioni sopportava con sereno e stoico contegno l'amputazione dell'arto offeso. Elevato esempio di dedizione al dovere e di virtù militari. Acque della Sardegna, 17 febbraio 1943.»
— Decreto del Capo Provvisorio dello Stato, 25 luglio 1947.
«Comandante di sommergibile attaccava in superficie, all'alba, in prossimità di base navale avversaria, un incrociatore in navigazione e, nonostante l'avversa situazione tattica, colpiva con siluro l'unità avversaria che riportava gravi danni. Sottoposto a violenta prolungata caccia subacquea, riusciva abilmente a disimpegnarsi. Nel corso dell'azione dava prova di elevata capacità di comando, freddo coraggio e spirito combattivo. Mediterraneo Occidentale, 10 novembre 1942.»
— Decreto Presidenziale, 26 ottobre 1948.
«Comandante di sommergibile, durante il terzo anno della guerra 1940-1943, effettuava numerose missioni di guerra in acque insidiate dal nemico. In ogni circostanza dimostrava sereno coraggio, elevato sentimento del dovere e perizia professionale. Mediterraneo Occidentale, 10 giugno 1942-27 marzo 1943.»
— Decreto Luogotenenziale 12 aprile 1946.
— Determinazione del 2 gennaio 1946.
— Decreto del Presidente della Repubblica 2 giugno 1991[4]
«Laureato in ingegneria e considerato uno dei massimi esperti nel settore tecnico-organizzativo delle Telecomunicazioni. Già Presidente della SIP, Società Italiana per l'Esercizio Telefonico del Gruppo Iri, è Presidente della Compagnia Generale dell'Elettricità di Milano. E' stato fino al 1978 Amministratore Delegato della Olivetti S.p.A. di Ivrea e fino al 1984 Vice-presidente della stessa società. Dal 1981 al 1984 ha ricoperto altresì la carica di presidente della STET. Sotto la sua presidenza la SIP è passata da 70 mila a 77 mila dipendenti aumentando del 36% il numero degli abbonati. Grande sviluppo hanno avuto i servizi per gli utenti, realizzati con impiego generalizzato di innovazioni tecniche originali a sostegno di progressi organizzativi di elevata funzionalità.[5]»
— 1985[5]

Note modifica

Annotazioni modifica

  1. ^ Caduto in combattimento a Capo Bon nel dicembre successivo 1940.
  2. ^ In questa occasione il comandante della Squadra Sommergibili, ammiraglio Antonio Legnani, dimostrò per lui un interessamento quasi paterno.

Fonti modifica

  1. ^ a b c d e Ottorino Beltrami, su Fondazione Giancarlo Quarta. URL consultato il 12 marzo 2021.
  2. ^ a b c d e f g Ottorino Beltrami, su assolombarda.it. URL consultato il 12 marzo 2021.
  3. ^ a b c d Muore a 64 anni per l'amianto in Olivetti: la Telecom condannata a risarcire la famiglia, in Quotidiano Canavese, Editore Trecentodieci S.n.c., 26 novembre 2016. URL consultato il 12 marzo 2021.
  4. ^ Beltrami Ing. Ottorino, su Presidenza della Repubblica.
  5. ^ a b Beltrami Ottorino, su Presidenza della Repubblica.

Bibliografia modifica

  • Alberto De Macchi e Giovanni Maggia, Sul ponte di comando, dalla Marina Militare alla Olivetti, Milano, Ugo Mursia Editore, 2004.
  • Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2002, 978-8-80450-150-3.
  • Giorgio Giorgerini, Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2002, 978-8-80450-537-2.
Periodici
  • Erminio Bagnasco e Maurizio Brescia, I sommergibili italiani 1940-1943. Parte 1ª-Mediterraneo, in Storia Militare Dossier, n. 11, Parma, Ermanno Albertelli Editore, novembre-dicembre 2013.
  • Erminio Bagnasco e Maurizio Brescia, I sommergibili italiani 1940-1943. Parte 2ª-Oceani, in Storia Militare Dossier, n. 12, Parma, Ermanno Albertelli Editore, gennaio-febbraio 2014.

Collegamenti esterni modifica

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