Porta d'Adda

porta cittadina di Lodi

Porta d'Adda era una porta cittadina di Lodi, demolita nel 1912.

Porta d'Adda
Mura di Lodi
Ubicazione
Stato attualeBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
CittàLodi
Coordinate45°19′02.87″N 9°30′26.2″E / 45.317465°N 9.507278°E45.317465; 9.507278
Mappa di localizzazione: Italia
Porta d'Adda
Informazioni generali
Stileneoclassicismo
Altezza11 m
Inizio costruzione1787
CostruttoreAntonio Dossena
Materialelaterizio
Demolizione1912
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Storia modifica

La porta venne aperta per ordine di Francesco Sforza dopo la pace di Lodi (1454), contemporaneamente alla costruzione di un nuovo ponte sull'Adda posto nella posizione dell'attuale.[1][2][3] A fianco della porta venne costruita un'opera difensiva, detta «la Rocchetta».[4]

Nel 1787 una perizia dell'Ingegnere del Pubblico di Lodi, Antonio Dossena, e dell'assessore delegato alle strade, Giulio Modegnani, rilevava l'inadeguatezza della porta a sostenere il passaggio del traffico: il tracciato carreggiabile era infatti irregolare e tortuoso, mentre il ponticello in legno sulla roggia Molina corrente lungo le mura era fortemente ammalorato.[5] Porta d'Adda venne pertanto ricostruita, su progetto del Dossena, in stile neoclassico, affiancandovi sul lato occidentale anche un portico a tre arcate ad uso di corpo di guardia.[6]

A metà Ottocento la porta si presentava già in cattivo stato di conservazione: ne vennero quindi proposti l'abbattimento e la sostituzione con una cancellata in ferro.[7] Il fabbro lodigiano Cesare Combi presentò un disegno per la nuova cancellata, e la proposta venne approvata dal consiglio comunale nel 1856.[8] Tuttavia poco dopo emerse che l'opera avrebbe richiesto la rettifica del tratto stradale, fortemente irregolare, con un conseguente aumento dei costi, e pertanto il progetto fu respinto; il Combi però aveva già terminato la costruzione della cancellata, e pertanto dopo diverse discussioni questa venne riutilizzata per la nuova Barriera Vittorio Emanuele, aperta nel 1865 in sostituzione di Porta Regale sul nuovo viale diretto alla stazione ferroviaria.[9]

Porta d'Adda rimase quindi in opera. Nel 1906 ne venne deciso l'abbattimento, anche per dare maggiore respiro alla nuova chiesa di San Rocco allora in progetto;[10] fu poi demolita nell'aprile 1912, contemporaneamente alla soppressione delle barriere daziarie.[11]

Caratteristiche modifica

La porta, di forme neoclassiche, era posta lungo l'attuale corso Adda fra il piazzale Barzaghi e la via Defendente, dove oggi prospetta la nuova chiesa di San Rocco.

Da una relazione dell'ingegnere municipale Francesco Martani del 1856 risulta che era larga 17,70 m e alta 11, sormontata da un frontone arcuato. Vi si aprivano tre fornici, uno centrale per i veicoli, largo 4,70 m e alto 7,75 m, e due laterali per i pedoni, larghi 1,80 m e alti 3,60 m.[12]

Sul lato occidentale la porta era fiancheggiata dal corpo di guardia a tre arcate, posto sul lato interno, e dal dazio posto sul lato esterno.[13] Queste strutture sono tuttora esistenti.

Galleria d'immagini modifica

Note modifica

  1. ^ Agnelli (1917), p. 64.
  2. ^ Agnelli (1917), p. 277.
  3. ^ Agnelli (1917), p. 321.
  4. ^ Agnelli (1917), p. 320.
  5. ^ Bianchi e Granata (1988), p. 16.
  6. ^ Bianchi e Granata (1988), p. 20.
  7. ^ Bianchi e Granata (1988), p. 58.
  8. ^ Bianchi e Granata (1988), p. 62.
  9. ^ Bianchi e Granata (1988), pp. 82-83.
  10. ^ Margherita Cerri, L'architettura, in Ercole Ongaro (a cura di), Il Lodigiano nel Novecento. La cultura, Milano, Franco Angeli, 2006, pp. 207-208, ISBN 88-464-7142-3.
  11. ^ Demolizione di Porte e Barriere, in Archivio Storico Lodigiano, Lodi, giugno 1912, p. 98, ISSN 0004-0347 (WC · ACNP).
  12. ^ Bianchi e Granata (1988), p. 60.
  13. ^ Bianchi e Granata (1988), p. 64.

Bibliografia modifica

  • Giovanni Agnelli, Lodi ed il suo territorio nella storia, nella geografia e nell'arte, Lodi, Lodigraf, 1990 [1917], ISBN 88-7121-046-8.
  • Antonella Bianchi e Elena Granata, Il perimetro urbano di Lodi negli interventi tra '700 e '800, collana Quaderni di studi lodigiani, Lodi, edito dall'Archivio storico lodigiano, 1988, ISBN non esistente, SBN IT\ICCU\CFI\0061541.

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