Provincia

unità amministrativa
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Provincia è il nome con cui si indicano, in alcuni Stati, delle entità governative substatali. La definizione precisa delle forme e dei poteri di una provincia varia a seconda degli Stati, in alcuni le province sono federate come in Canada, in Russia, in alcuni Paesi slavi (Rajon) o nelle Provincias Unidas del Río de la Plata o attualmente nell'Argentina alle divisioni territoriali federali di primo grado, la stessa cosa che le province del Canada, ed equiparabili agli states degli Stati Uniti e stati del Brasile o i Landkreis della Germania.

Divisioni amministrative, c.
L’Impero Romano d'Occidente e d'Oriente suddivisi nelle loro province nel 395

Il termine trae origine dal latino provincia, provinciae. Le province nell'antica Roma erano infatti i territori conquistati, sottoposti al dominio dell'Impero romano e non aventi diritto alla cittadinanza romana.

Plurale modifica

La forma al plurale del termine provincia vorrebbe, per etimologia, la presenza della i, quindi provincie, in quanto proveniente dall'espressione latina provinciae (IPA: /pro:'winkiae/). Per molto tempo e fino a tempi recenti[1] l'espressione in uso fu proprio questa e ancora nel 1947 la Costituzione italiana previde l'istituzione delle Provincie.[2] Tuttavia è abitudine l'uso di una forma semplice, province, ispirata a una regola introdotta in modo definitivo da Bruno Migliorini nel 1949 nel suo articolo "Il plurale dei nomi in cia e gia" pubblicato su "Lingua Nostra".[3] È una concezione basata sulla fonetica: se la c e la g sono precedute da una vocale, allora la i si mantiene nel plurale (es. camicia); se invece la c e la g sono precedute da una consonante (pioggia, pancia), allora la i si elimina.[4] Oggi quindi è spesso preferita la dizione semplificata province.

Province italiane modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Province d'Italia.

Relativamente all'Italia, la provincia è un ente locale avente una competenza su un gruppo di comuni, non necessariamente contigui, e al contempo una circoscrizione periferica di uffici statali. Essa ha competenze e funzioni determinate dalle leggi di attuazione dell'art. 114 della Costituzione.

Attualmente le province italiane sono 110, includendo nel computo anche le province autonome di Trento e di Bolzano che svolgono funzioni regionali e sono in grado di legiferare, le 15 città metropolitane, la Regione Valle d'Aosta che svolge anche funzioni che nelle regioni a statuto ordinario sono svolte dalle province, e i 4 enti di decentramento regionale del Friuli-Venezia Giulia che, da province vere e proprie, sono state ridotte a pure circoscrizioni statali.

Il numero delle province italiane è costantemente aumentato nel secondo dopoguerra. Nella creazione di nuove province, non si è registrato alcun caso di accorpamento o soppressione di enti precedenti se non per cessione dei relativi territori ad altri Stati (provincia di Fiume, di Pola e di Zara) e, solo in Sardegna, nel 2016, sono state soppresse le province di diritto regionale dell'Ogliastra e di Olbia-Tempio e sono state accorpate la provincia di Carbonia-Iglesias, la provincia del Medio Campidano e parte della provincia di Cagliari per costituire la provincia del Sud Sardegna. Solo nel 2021 è stata ripristinata la situazione precedente alla riforma, sopprimendo la neonata provincia a favore della Città metropolitana di Cagliari e delle ex-province soppresse, alcune rinate con il loro nome originario (come l’ Ogliastra e il Medio Campidano), altre sotto un nuovo nome come la provincia della Gallura Nord-Est Sardegna (ex provincia di Olbia-Tempio) e la provincia del Sulcis Iglesiente (ex provincia di Carbonia-Iglesias). Nella riforma del 2021, infine, la provincia di Sassari è stata soppressa a favore della nuova città metropolitana.[5]
La riforma Delrio, nel suo testo originario, emanato per decreto, prevedeva la riduzione delle circoscrizioni provinciali a circa la metà. In sede di conversione in legge, la parte relativa ad accorpamenti, soppressioni, fusioni e incorporazioni è stata abrogata. Così era accaduto in precedenza con gli emendamenti alle varie riforme varate dal governo Monti.[6] Con la modifica del Titolo V della Costituzione del 2001, le province sono state mantenute tra gli elementi costitutivi della Repubblica, al pari dei comuni. Questo ha portato la Corte costituzionale ad annullare i decreti del Governo Monti che svuotavano le province delle loro funzioni come anticamera della loro abolizione.

Il 3 aprile 2014 è stata approvata definitivamente dal parlamento una riforma delle province[7] a seguito della quale esse sono diventate enti di area vasta di secondo livello, cioè eletti a suffragio ristretto dai sindaci e dai consiglieri comunali dei comuni presenti sul loro territorio. È previsto che alcune funzioni proprie delle province passino ai comuni e alle regioni. Fanno eccezione le province autonome di Trento e Bolzano; inoltre, le regioni a statuto speciale che hanno autonomia in materia di enti locali, ovvero Sicilia, Sardegna e Friuli-Venezia Giulia, si sono in parte discostate dai principi della legislazione statale in materia.

Note modifica

  1. ^ Vedi ad esempio Questioni di grammatica italiana - Perché una volta invece di province si scriveva provincie? sul sito Mauriziopistone.it.
  2. ^ Vedi ad esempio il testo della Costituzione sul sito del Quirinale.
  3. ^ Vedi ad esempio [1] sul sito dell'Accademia della Crusca.
  4. ^ Vedi ad esempio [2] sul sito dell'Accademia della Crusca.
  5. ^ https://buras.regione.sardegna.it/custom/frontend/viewInsertion.xhtml?insertionId=3428adb1-b27a-4b34-b4db-05e5ec516ce6
  6. ^ Si parla di soppressione delle province sin dall'assemblea costituente, e il dibattito tornò in auge con l'istituzione delle regioni a statuto ordinario, avvenuta solo nel 1970 ancorché prevista dalla Costituzione.
  7. ^ "Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni", legge 56/2014.

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