Referendum sulla conservazione dell'URSS

consultazione popolare svolta in Unione Sovietica

Il Referendum di tutta l'Unione sulla conservazione dell'URSS (in russo Всесоюзный референдум о сохранении СССР?, Vsesojuznyj referendum o sochranenii SSSR) si è tenuto il 17 marzo 1991 in Unione Sovietica.

Referendum di tutta l'Unione
sulla conservazione dell'URSS
Всесоюзный референдум о сохранении СССР
Scheda per la votazione
StatoBandiera dell'Unione Sovietica Unione Sovietica
Data17 marzo 1991
Esito
  
77,85%
No
  
22,15%
Affluenza80,03%[1]
Voti favorevoli per repubblica. Legenda:

     95-100%

     90-95%

     85-90%

     80-85%

     75-80%

     70-75%

     Repubblica non partecipante

Il quesito referendario era il seguente:[2]

«Considerate necessario preservare l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche come una rinnovata federazione di repubbliche uguali e sovrane in cui saranno pienamente garantiti i diritti e la libertà dell'individuo di ogni nazionalità?»

Nonostante la risposta positiva del 77,85% dei votanti, gli eventi successivi avrebbero portato comunque alla dissoluzione dell'Unione Sovietica, concretizzatasi nel dicembre dello stesso anno.[3]

I vertici di sei repubbliche dell'URSS: (Estonia, Lettonia, Lituania, Moldavia, Georgia e Armenia), che avevano già avviato il percorso verso l'indipendenza, rifiutarono di indire il referendum per sottolineare il loro desiderio di indipendenza completa.[4] In tali aree la votazione si svolse in modo parziale, su iniziativa di alcuni Soviet dei deputati del popolo locali, organizzazioni lavorative o reparti militari. In alcune regioni di queste repubbliche, come l'Abcasia e l'Ossezia del Sud in Georgia, la Transnistria e la Gagauzia in Moldavia, il referendum fu invece organizzato dalle autorità locali per evidenziare il desiderio di autonomia dalle autorità delle repubbliche.[5] In totale, a causa del boicottaggio da parte delle autorità di alcune repubbliche, i potenziali elettori che non furono iscritti nelle liste elettorali furono circa 7 milioni su un totale di 192,6 milioni.[6]

Indizione e normativa modifica

Sulla conservazione dell'Unione Sovietica nei termini poi proclamati dal referendum era stata approvata il 24 dicembre 1990 una delibera del IV Congresso dei deputati del popolo dell'URSS,[7] che nella stessa seduta, alla luce delle sempre maggiori spinte indipendentiste che si registravano nel Paese, aveva tuttavia indetto la consultazione dell'intera popolazione sovietica sul tema.[8]

La normativa che regolò la votazione era composta dalla Costituzione sovietica, dalla legge sui referendum nell'URSS appositamente approvata dal Soviet Supremo dell'Unione Sovietica il 27 dicembre 1990 e, per le parti non contrastanti con quest'ultima, dalla legge sulle elezioni dei deputati del popolo dell'URSS.[9]

La partecipazione al referendum era libera e il voto veniva definito volontario e segreto, sulla base del diritto di voto universale, diretto e uguale.[10][11] Potevano partecipare tutti i cittadini che avessero compiuto i 18 anni di età con l'esclusione di coloro che erano stati privati dell'elettorato attivo (incapaci di intendere e volere e condannati a pene detentive).[12][13] I cittadini erano inseriti nelle liste elettorali dei seggi facenti riferimento al territorio di residenza, tranne i militari e i loro familiari di stanza presso i reparti militari, i quali erano inseriti nelle liste elettorale di seggi appositi.[14] Le norme garantivano la possibilità di effettuare campagna elettorale pro o contro il referendum ai cittadini dell'Unione Sovietica, ai partiti politici, ai movimenti di massa, ai sindacati, ai collettivi dei lavoratori e delle istituzioni scolastiche, alle assemblee dei militari fino al giorno della votazione, durante il quale era previsto il silenzio elettorale.[15] Il compito dell'organizzazione e dello svolgimento del referendum era assegnato alla Commissione referendaria centrale dell'URSS, alle Commissioni referendarie centrali delle Repubbliche e alle commissioni territoriali.[16][17] Nei seggi elettorali, costituiti secondo i criteri previsti per l'elezione dei deputati del popolo, il cittadino, una volta firmata la lista degli elettori, riceveva un bollettino nel quale segnare una delle due risposte presenti al fine di dirsi a favore o contro la proposta.[18] Secondo le normative, inoltre, le decisioni assunte tramite referendum erano definitive e obbligatorie e potevano essere modificate o abrogato solo tramite un ulteriore referendum.[19]

Il testo del quesito fu ufficializzato tramite deliberazione del Soviet Supremo dell'URSS del 16 gennaio 1991,[20] che stabiliva inoltre il calendario dei lavori delle commissioni referendarie.[21] Il successivo 25 febbraio un'ulteriore deliberazione del Soviet Supremo, tenendo conto del fatto che le autorità di alcune repubbliche non avevano istituito le commissioni e avevano intrapreso azioni di boicottaggio del referendum, dava la possibilità ai Soviet locali di organizzare autonomamente commissioni referendarie territoriali e allestire i seggi.[22]

Svolgimento modifica

Nelle repubbliche nelle quali il referendum era stato indetto dalle autorità centrali le operazioni di voto si svolsero in maniera ordinaria.[23] I vertici di alcune di queste repubbliche, ad ogni modo, colsero l'occasione per aggiungere al quesito sulla conservazione dell'URSS altri interrogativi più specificamente rispondenti alle esigenze delle stesse élite repubblicane: così, nella RSFS Russa si tenne anche un referendum per l'istituzione del ruolo di Presidente della RSFS Russa,[24] mentre nella RSS Ucraina fu aggiunto un quesito a supporto della Dichiarazione di sovranità statale precedentemente approvata.[25]

Nelle repubbliche che avevano scelto di non supportare il referendum indetto dal centro sovietico il voto si tenne invece in una situazione di particolare tensione: si registrarono numerosi atti di boicottaggio e intimidazione nei confronti dei votanti, soprattutto in Moldavia[26] e in Lettonia, dove tuttavia il numero dei cittadini che ebbero modo di votare fu relativamente alto, così come in Estonia e in Lituania.[27] Veri e propri scontri armati accompagnarono lo svolgimento del referendum nell'autoproclamata Repubblica dell'Ossezia del Sud, facente parte della RSS Georgiana e non intenzionata a seguire quest'ultima nel percorso verso l'indipendenza. In Georgia ad organizzare il referendum fu anche la RSSA di Abcasia, dove le operazioni furono sostanzialmente regolari.[28] Senza particolari incidenti si tenne la votazione in Armenia, dove parteciparono alla votazione solo 3 500 edili russi nella città di Spitak.[29]

Risultati modifica

Scelta Voti %
Favorevoli 113.512.812 77,8
Contrari 32.303.977 22,2
Schede non valide/bianche 2.757.817
Totale 148.574.606 100
Aventi diritto[1]/affluenza 185.647.355 80,0
Fonte: Nohlen & Stöver, p. 1647

Nelle repubbliche partecipanti modifica

Repubblica Favorevoli Contrari Voti non validi Voti totali Aventi diritto Affluenza (%)
Voti % Voti %
  RSFS Russa 56.860.783 73,00 21.030.753 27,00 1.809.633 79.701.169 105.643.364 75,44
RSSA di Baschiria 1.908.875 85,9 269.007 12,1 43.276 2.221.158 2.719.637 81,7
RSSA di Buriazia 447.438 83,5 78.167 14,6 10.197 535.802 668.231 80,2
RSSA del Daghestan 670.488 82,6 131.522 16,2 9,999 812.009 1.008.626 80,5
RSSA di Cabardino Balcaria 290.380 77,9 77.339 20,8 4.888 372.607 489.436 76,1
RSSA di Calmucchia 148.462 87,8 17.833 10,5 2.829 169.124 204.301 82,8
RSSA di Carelia 317.854 76,0 92.703 22,0 7.544 418.101 551.644 75,8
RSSA dei Comi 412.842 76,0 119.678 22,0 10.883 543.403 797.049 75,44
RSSA dei Mari 333.319 79,6 77.239 18,5 8.041 418.599 525.685 79,6
RSSA di Mordovia 459.021 80,3 101.886 17,8 10.724 571.631 677.706 84,3
RSSA dell'Ossezia del Nord 331.823 90,2 32.786 8,9 3.249 367.858 428.307 85,9
RSSA Tatara 1.708.193 87,5 211.516 10,8 32.059 1.951.768 2.532.383 77,1
RSSA di Tuva 126.598 91,4 9.404 6,8 2.494 138.496 171.731 80,6
RSSA di Udmurtia 622.714 76,0 180.289 22,0 16.137 819.140 1.103.083 74,3
RSSA di Cecenia-Inguscezia 318.059 75,9 94.737 22,6 6.216 419.012 712.139 58,8
RSSA Ciuvascia 616.387 82,4 113.249 15,1 18.784 748.420 900.913 81,3
RSSA Jakuta 415.712 76,7 116.798 21,6 9.483 541.993 688.679 78,7
  RSS Azera 2.709.246 94,12 169.225 5,88 25.326 2.903.797 3.866.659 75,10
RSSA di Naxçıvan 31.328 87,3 3.620 10,1 918 35.866 174.364 20,6
  RSS Bielorussa 5.069.313 83,72 986.079 16,28 71.591 6.126.983 7.354.796 83,31
  RSS Kazaka 8.295.519 95,00 436.560 5,00 84.464 8.816.543 9.999.433 88,17
  RSS Kirghisa 2.057.971 95,98 86.246 4,02 30.377 2.174.593 2.341.646 92,87
  RSS Tagika 2.315.755 96,85 75.300 3,15 16.497 2.407.552 2.549.096 94,45
  RSS Turkmena 1.766.584 98,26 31.203 1,74 6.531 1.804.310 1.846.310 97,66
  RSS Ucraina 22.110.899 71,48 8.820.089 28,52 583.256 31.514.244 37.732.178 83,52
  RSS Uzbeka 9.196.848 94,73 511.373 5,27 108.112 9.816.333 10.287.938 95,42
RSSA Karakalpaka 563.916 97,6 10.133 1,8 3.668 577.717 584.208 98,9
Fonti: Direct Democracy e Об итогах референдума СССР

Nelle repubbliche non partecipanti modifica

I dati seguenti si riferiscono ai soli seggi allestiti da alcuni Soviet territoriali o organizzazioni lavorative.[5] Le autorità repubblicane avevano infatti rifiutato di applicare le determinazioni delle autorità centrali sovietiche, non istituendo le commissioni referendarie e boicottando la votazione. Sulla base della delibera del Soviet Supremo dell'URSS del 25 febbraio 1991, tuttavia, in alcune zone delle repubbliche non ufficialmente partecipanti, su iniziativa delle autorità locali furono organizzate commissioni elettorali territoriali e aperti i seggi.[22]

Nella tabella non sono conteggiati i seggi allestiti nelle stesse repubbliche presso i reparti militari, il cui dato è riportato nella tabella successiva.[30]

Repubbliche Favorevoli Contrari Voti non validi Voti totali Aventi diritto
(nei soli seggi allestiti)
Affluenza %
(nei soli seggi allestiti)
Voti % Voti %
  RSS Armena 2.541 72,46 966 27,54 42 3.549 4.923 72,09
  RSS Georgiana 43.950 99,98 9 0,02 53 44.012 45.696 96,31
RSSA di Abcasia 164.231 98,5 1.566 0,9 747 166.544 318.317 52,3
  RSS Estone 211.090 95,46 10.040 4,54 1.110 222.240 299.681 74,16
  RSS Lettone 415.147 95,84 18.015 4,16 3.621 436.783 670.828 65,11
  RSS Lituana 496,050 99,13 4.355 0,87 970 436.783 582.262 86,11
  RSS Moldava 688.905 98,72 8.916 1,28 3.072 700.893 841.507 83,29
Fonti: Direct Democracy e Об итогах референдума СССР

Presso i distretti militari modifica

Il seguente dato si riferisce ai seggi allestiti presso alcuni distretti militari delle repubbliche non partecipanti al voto e presso i distaccamenti dell'esercito sovietico all'estero.[30]

Favorevoli Contrari Voti non validi Voti totali Aventi diritto Affluenza %
Voti % Voti %
1.107.980 89,8 113.283 9,2 12.595 1.107.980 1.261.721 97,8
Fonte: Об итогах референдума СССР

Sviluppi postreferendari modifica

Sulla base dei risultati Gorbačëv affermò che i popoli dell'URSS desideravano continuare l'unione e dispose che il 20 agosto a Mosca, le nove repubbliche che avevano sostanzialmente accettato lo svolgimento del referendum avrebbero firmato un atto di costituzione di una nuova entità statuale associativa che sarebbe stata chiamata "Unione delle Sovrane Repubbliche Sovietiche".[31] Questo atto costitutivo non fu firmato in quanto gli oppositori alle riforme intraprese da Gorbačëv, temendo che questo contribuisse alla dissoluzione dello stato sovietico, tentarono un colpo di stato il cui fallimento accelerò le tendenze centrifughe: il primo dicembre il 90% dei cittadini della RSS Ucraina votò per l'indipendenza, l'8 dicembre i presidenti di Russia, Ucraina e Bielorussia diedero vita con l'accordo di Belaveža alla Comunità degli Stati Indipendenti.[32]

Note modifica

  1. ^ a b Il dato tiene conto del totale degli aventi diritto nelle repubbliche partecipanti, mentre nelle repubbliche non partecipanti si riferisce agli aventi diritto nei soli seggi allestiti. Cfr. Об итогах референдума СССР.
  2. ^ “Do you consider it necessary to preserve the Union of Soviet Socialist Republics as a renewed federation of equal sovereign republics in which the human rights and freedoms of every nationality will be fully guaranteed?” (Peter Kenez, p. 274).
  3. ^ Orlov et al., pp. 465-467.
  4. ^ Peter Kenez, p. 274.
  5. ^ a b Referendum o sachranenii SSSR.
  6. ^ Belenkaja.
  7. ^ Orlov et al., p. 465.
  8. ^ Eliseeva, p. 348.
  9. ^ Zakon SSSR ot 27.12.1990 N. 1869-1, art. 8.
  10. ^ Lukašin, p. 8.
  11. ^ Zakon SSSR ot 27.12.1990 N. 1869-1, art. 2.
  12. ^ Lukašin, pp. 8-9.
  13. ^ Zakon SSSR ot 27.12.1990 N. 1869-1, art. 3.
  14. ^ Zakon SSSR ot 27.12.1990 N. 1869-1, art. 20.
  15. ^ Zakon SSSR ot 27.12.1990 N. 1869-1, art. 16.
  16. ^ Lukašin, p. 9.
  17. ^ Zakon SSSR ot 27.12.1990 N. 1869-1, art. 17.
  18. ^ Zakon SSSR ot 27.12.1990 N. 1869-1, art. 23.
  19. ^ Zakon SSSR ot 27.12.1990 N. 1869-1, art. 29.
  20. ^ «Ritiene necessaria la conservazione dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche come rinnovata federazione di repubbliche uguali e sovrane, in cui saranno pienamente garantiti i diritti e la libertà dell'individuo di qualsiasi nazionalità?» (Lukašin, pp. 9-10). Nella RSS Kazaka il testo proposto agli elettori fu leggermente differente: «Ritiene necessaria la conservazione dell'Unione delle RSS come unione di stati uguali e sovrani?»; ma il Soviet Supremo dell'URSS accolse la richiesta delle autorità repubblicane affinché i risultati venissero sommati a quelli ottenuti dal testo proposto nelle altre repubbliche (Lukašin, p. 22).
  21. ^ Lukašin, pp. 10-11.
  22. ^ a b Lukašin, pp. 13-14.
  23. ^ Lukašin, p. 20.
  24. ^ Il referendum fu approvato con il 75% di affluenza e il 71% di voti positivi: tre mesi più tardi Presidente della RSFSR sarebbe stato eletto Boris El'cin. Cfr. Lukašin, pp. 20-21.
  25. ^ Il quesito, approvato anch'esso, recitava: «È favorevole al fatto che l'Ucraina faccia parte di un'Unione di stati sovrani sovietici sulla base della Dichiarazione di sovranità statale dell'Ucraina?» (Lukašin, p. 21).
  26. ^ Lukašin, pp. 19-20.
  27. ^ Lukašin, pp. 15-16.
  28. ^ Lukašin, p. 18.
  29. ^ Lukašin, p. 17.
  30. ^ a b Об итогах референдума СССР.
  31. ^ "Union of Soviet Sovereign Republics" (Peter Kenez, p. 275).
  32. ^ Peter Kenez, p. 275.

Bibliografia modifica

Voci correlate modifica

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