Villa Barbarigo (Galzignano Terme)

Villa seicentesca di Valsanzibio (Galzignano Terme)

Villa Barbarigo, Pizzoni Ardemani, conosciuta più semplicemente come Villa Barbarigo, è una villa veneta seicentesca. Situata a Valsanzibio, unica frazione di Galzignano Terme, e costruita su commissione del nobile veneziano Francesco Zuane Barbarigo, ricopre un'area di 15 ettari ed è un raro esempio di giardino simbolico seicentesco, che presenta un complesso sistema di fontane tutte funzionanti.

Villa Barbarigo
Fronte principale della casa padronale
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneVeneto
LocalitàValsanzibio
Indirizzovia Diana, 2
Coordinate45°17′37.41″N 11°43′37.7″E / 45.293724°N 11.72714°E45.293724; 11.72714
Informazioni generali
Condizioniin uso
CostruzioneXVII secolo
Stilebarocco
Usoabitazione (corpo padronale); giardino aperto al pubblico
Realizzazione
ArchitettoLuigi Bernini
Proprietariofamiglia Pizzoni Ardemani
Committentefamiglie Barbarigo, Michiel, Martinengo da Barco, Donà delle Rose

Storia modifica

Le notizie più antiche attorno al sito su cui sorge la villa risalgono alla metà del Quattrocento, allorché il padovano Giacomo Scrovegni vendette al veneziano Ludovico Contarini "di San Paternian" una gastaldia esistente in loco[1].

In effetti, in una mappa del 1570 vi viene rappresenta una corte fortificata, proprietà di Pietro Contarini. Già da qualche decennio le era annesso un giardino, citato nel 1539 dall'astronomo Alessandro Piccolomini come locus amoenus; nello stesso periodo si ha anche notizia di una peschiera[1].

 
La peschiera situata all'interno della villa

Nel 1588 i Contarini cedettero il complesso a Piero Michiel e a Nicolò Ferro; fu quest'ultimo ad avviare lo sviluppo della villa. Alla sua morte, nel 1619, il complesso venne ereditato dalle famiglie Barbarigo e Michiel Barbarigo[1].

Dopo la morte prematura di Francesco Zuane Barbarigo, i lavori si protrassero per sette anni fino al 1669[2], grazie al figlio Antonio Barbarigo, procuratore veneziano, e al primogenito Gregorio (che diventerà prima cardinale, poi santo), secondo il progetto dell'architetto e fontaniere pontificio Luigi Bernini[3]. Agli anni 1619-1623 risale la costruzione dell'asse est-ovest del giardino attuale, mentre l'asse nord-sud fu realizzata nel 1664-1665[1].

La villa, di struttura semplice, era un tempo raggiungibile tramite canali anche da Venezia, attraverso la Valle di Sant'Eusebio, da cui la località prende il nome.

La casata si estinse dopo sei generazioni con la morte di Contarina Barbarigo (1804), la quale nominò suo erede il cugino Marco Antonio Michiel, a cui seguirono nel 1835 i conti Martinengo da Barco, poi i conti Donà delle Rose e, infine, nel 1929, i nobili Pizzoni Ardemani, proprietari da tre generazioni dell'intera tenuta. Nel 2013 è defunto all'età di 91 anni Fabio Pizzoni Ardemani[4].

Giardino modifica

Il giardino contiene oltre settanta statue con motti didascalici incisi sul basamento, diciotto furono eseguite da Enrico Merengo e bottega; tra queste si ricordano la personificazione del tempo, Endimione, Argo, Tifeo e Polifemo. Il parco è percorso da sentieri che conducono alle fontane (in tutto sedici, tra cui quelle dei Fiumi, di Eolo, dei Venti), al labirinto in bosso, a laghetti, peschiere, ruscelli e giochi d'acqua, alla galleria dei carpini[5] e a piccole costruzioni. Una di queste è la Grotta dell'Eremita.

 
La grotta dell'eremita
 
Fontana dell'Iride

Vi sono circa 120.000 piante, tra cui diverse specie arboree piuttosto rare: in particolare, si contano 24 varietà di conifere, 16 di alberi a foglia perenne, 24 a foglia caduca e altri tipi di arbusti.

Il giardino della villa è stato recentemente insignito del premio internazionale "Il più bel giardino d'Europa“.[senza fonte]

Descrizione modifica

L'itinerario, che simboleggia il cammino dell'uomo verso la Salvezza come in un percorso iniziatico neoplatonico[6], ha inizio dal monumentale ingresso, un'elegante costruzione su cui spiccano pregevoli bassorilievi e statue, come quella di Diana-luna, la dea della natura e degli animali selvaggi, votata a mutamenti e prodigi.

 
Il portale di Diana

Il percorso prosegue entrando nel giardino, fino a raggiungere l'arco di Sileno; da qui, costeggiando la peschiera detta "Bagno di Diana", la Fontana dell'Iride e la Peschiera dei Venti, si giunge al labirinto geometrico, che rinvia ad un episodio legato alla vita di san Gregorio Barbarigo. Questo labirinto in bosso, con un percorso di 1500 metri, rappresenta uno dei più estesi labirinti dell'epoca tuttora esistenti.

In prossimità della Fontana della Pila, il cammino continua imboccando a destra il Gran Viale affiancato dall'Isola dei Conigli, una delle rare garenne ancora esistenti, che rappresenta l'immanenza nonché la condizione caratteristica degli esseri viventi racchiusi entro i confini spaziali e temporali. Giustapposta all'isola e al di là del Gran Viale si trova una maestosa statua raffigurante il Tempo, che ha interrotto il suo volo attraverso lo spazio: ciò simboleggia la trascendente condizione dello spirito umano.

Procedendo tra statue e fontane che delimitano anche simbolicamente Isola e Tempo, si giunge alla scalinata delle Lonze, che richiama i versi dell'Inferno dantesco, contrassegnata dal sonetto che illustra i significati del giardino a livelli diversi. Si perviene così alla meta finale del percorso simbolico, la Fontana della Rivelazione, coronata dalle otto allegorie delle prerogative del giardino stesso e del suo signore. Il giardino si unisce, infine, come in un ideale "continuum naturale", al Monte Gallo, attraverso un suggestivo filare di cipressi.

 
Viale all'interno del parco della villa

Note modifica

  1. ^ a b c d Villa Barbarigo, Pizzoni Ardemani (PDF), su irvv.regione.veneto.it, IRVV. URL consultato il 21 maggio 2015.
  2. ^ Venezia e il Veneto, RCS, 2005
  3. ^ Il Giardino Monumentale di Valsanzibio, su valsanzibiogiardino.com. URL consultato il 25 luglio 2021.
  4. ^ Villa Barbarigo, il magico giardino all'italiana dove perdersi tra labirinti e fontane, su DAILYBEST, 13 maggio 2016. URL consultato il 13 maggio 2016.
  5. ^ Padovando Archiviato il 25 luglio 2008 in Internet Archive.
  6. ^ IRVV 2001, p. 233.

Bibliografia modifica

  • Lionello Puppi, “Quivi è l'inferno e quivi il paradiso”. Il giardino di villa Barbarigo a Valsanzibio nel Padovano, in L'architettura dei giardini d'Occidente dal Rinascimento al Novecento, a cura di M. Mosser e G. Teyssot, Milano 1990, p. 181-183.
  • A. Pietrogrande, Il giardino di villa Barbarigo a Valsanzibio, in “Padova e il suo territorio”, 16 (2001), n. 91, p. 18-21.
  • L. Cerantola / Renato D'Agostin, Valsanzibio, Venezia 2017.
  • Tiziano Fratus, Un cammino di purificazione. Il giardino monumentale di Valsanzibio, in L'Italia è un giardino, Editori Laterza, 2016.
  • N. Zucchello (a cura di), Ville Venete: la Provincia di Padova, Venezia, 2001, pp. 232-234.


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