Orry-Kelly

costumista australiano

Orry-Kelly, pseudonimo di Orry George Kelly (Kiama, 31 dicembre 1897Hollywood, 27 febbraio 1964), è stato un costumista australiano naturalizzato statunitense.

Dal 1932 al 1944, lavorò alla Warner Bros., passando poi - dal 1947 al 1950 - all'Universal[1].

Biografia

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Orry-Kelly nacque in Australia, nel Nuovo Galles del Sud. Da ragazzo, era conosciuto come Jack Kelly. Orry derivava dal nome di un antico re dell'isola di Man, luogo di nascita di suo padre, William Kelly, che di mestiere faceva il sarto da uomo. Jack studiò a Sydney, lavorando come apprendista sarto e come vetrinista.

Lasciò l'Australia per New York, dove voleva affermarsi come attore. Divise l'appartamento con due compagni, Charlie Spangles e Cary Grant. Un murale dipinto gli valse un lavoro presso uno studio cinematografico che gli diede da illustrare i titoli dei film. A Broadway, iniziò a lavorare come costumista per gli spettacoli di Shubert e per i George White's Scandals. Ethel Barrymore, ammirando il suo lavoro, indossò gli abiti di Kelly in diverse produzioni teatrali di cui era protagonista. Il costumista disegnò anche i vestiti di Katharine Hepburn per il suo debutto a Broadway[2].

Nel 1932, Kelly arrivò a Hollywood dove il suo vecchio amico Cary Grant gli presentò il capo guardaroba della Warner dove Kelly avrebbe lavorato nei seguenti undici anni. Avrebbe lasciato la Warner nel 1943, tornandovi solo saltuariamente per disegnare gli abiti di Bette Davis. Lavorò quindi alla Fox, all'Universal, alla RKO e alla MGM[2].

Nell'ultima parte della sua carriera, Kelly mise a buon frutto la sua passata esperienza di costumista per le riviste di Broadway quando gli furono affidati alcuni film musicali[2].

Filmografia

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Dolores del Rio con Everett Marshall in I Live for Love (1935) dove l'attrice indossa un abito di Orry Kelly
 
Bette Davis ne La figlia del vento (1938)
 
Abiti da sera di Dorothy O'Hara, Orry-Kelly, Al Teitelbaum e Howard Greer.

Anni sessanta

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  1. ^ David Chierichetti, pag. 177.
  2. ^ a b c Elizabeth Leese, pag. 84.

Bibliografia

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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