ARA-VP-6/500

fossile di Ardipithecus ramidus ritrovato in Etiopia

ARA-VP-6/500, comunemente noto come Ardi, è il numero di repertorio dei resti scheletrici fossilizzati di un Ardipithecus ramidus, un ominide del genere Ardipithecus, vecchio di 4,4 milioni di anni. È l'esemplare di ominide primitivo più completo, anche più completo dell'esemplare di Australopithecus afarensis chiamato "Lucy". [1][2][3].

Scavi modifica

Lo scheletro di Ardi fu scoperto nel 1994 ad Aramis, negli aridi calanchi vicino al fiume Auasc, in Etiopia, da uno studente universitario, Yohannes Haile-Selassie, quando scoprì un fossile parziale di un osso della mano. Nel giro di poche settimane, gli scavi condotti da un team di ricercatori, diedero alla luce più di 100 frammenti ossei, nel corso di un intenso sforzo di ricerca e ricostruzione che sarebbe andato avanti per i successivi 15 anni[2].

Quando furono scoperte, le ossa di Ardi erano così fragili che si sgretolarono quando la squadra di ricercatori le toccò. Poiché non si poteva scavare le delicate ossa in situ, si decise di rimuovere interi blocchi di pietra e terra e di portarli al Museo nazionale dell'Etiopia, per lavorare lì. Le sue ossa sono state quindi analizzate e ricostruite utilizzando la tomografia microcomputerizzata o le scansioni TC[3].

I risultati dello studio su questo ritrovamento, condotto dall'americano Giday Wolde Gabriel, infatti furono pubblicati solo nel 2009[4].

I fossili furono trovati vicino a resti di animali, il che indica che abitava in un ambiente di tipo forestale, che contrasta con la teoria secondo cui il bipedismo ebbe origine nelle savane[5].

Etimologia modifica

La parola Ardi nella lingua afar significa piano terra, suggerendo che Ardi viveva sul suolo[6].

Descrizione modifica

Ardi aveva una scatola cranica piuttosto piccola, 300-350 cm3, pesava sui 50 chili ed era alta 150 centimetri[3].

La datazione radiometrica degli strati di cenere vulcanica dei depositi dove furono ritrovati i resti fossili, ha rivelato che Ardi era vissuta 4,4 milioni di anni fa[senza fonte].

Dalla forma delle pelvi e degli arti, gli studiosi ritengono che Ardi fosse potenzialmente in grado di camminare in forma eretta sul terreno; la presenza di un alluce mobile nel piede indica invece che utilizzava tutti e quattro gli arti quando si arrampicava sugli alberi.[7][8][9] L'A. ramidus aveva quindi una capacità di deambulazione molto più primitiva dei successivi ominidi.[10] Probabilmente trascorreva gran parte del tempo sugli alberi, anche se non si dondolava dai rami[3].

Note modifica

  1. ^ (EN) Ann Gibbons, A New Kind of Ancestor: Ardipithecus Unveiled, in science, vol. 326, 2009, pp. 36-40, DOI:10.1126/science.326.5949.3.
  2. ^ a b (EN) Ardi Is a New Piece for the Evolution Puzzle, su content.time.com. URL consultato il 14 febbraio 2024.
  3. ^ a b c d (EN) ARA-VP-6/500, su humanorigins.si.edu. URL consultato il 14 febbraio 2024.
  4. ^ Ann Gibbons, A New Kind of Ancestor: Ardipithecus Unveiled, in Science, vol. 326, n. 5949, 2009, pp. 36–40, DOI:10.1126/science.326_36.
  5. ^ (EN) Ardipithecus ramidus, su humanorigins.si.edu. URL consultato il 14 febbraio 2024.
  6. ^ (EN) [urlhttps://www.pbs.org/wgbh/nova/hobbit/tree-nf.html Who's Who in Human Evolution], su pbs.org. URL consultato il 14 febbraio 2024.
  7. ^ Prima di «Lucy» c'era «Ardi», su corriere.it, 1º ottobre 2009. URL consultato il 18 maggio 2010.
    Ardi, l'ominide più antico del mondo, su lastampa.it, La Stampa, 2 ottobre 2009. URL consultato il 6 dicembre 2020 (archiviato dall'url originale il 3 agosto 2012).
  8. ^ (EN) Jamie Shreeve, Oldest Skeleton of Human Ancestor Found, su news.nationalgeographic.com, National Geographic News, 1º ottobre 2009. URL consultato il 18 maggio 2010.
  9. ^ (EN) Ann Gibbons, Ancient Skeleton May Rewrite Earliest Chapter of Human Evolution, su sciencenow.sciencemag.org, Science Now, 1º ottobre 2009. URL consultato il 18 maggio 2010 (archiviato dall'url originale il 4 ottobre 2009).
  10. ^ (EN) Jonathan Amos, Fossil finds extend human story, su news.bbc.co.uk, BBC News, 1º ottobre 2009. URL consultato il 18 maggio 2010.

Voci correlate modifica

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