Bahman Ahmadi Amouee

giornalista iraniano

Bahman Ahmadi Amouee (Provincia di Chahar Mahal e Bakhtiari, 1967) è un giornalista iraniano, imprigionato dalle autorità iraniane dal 2009 per aver criticato le politiche economiche del governo Ahmadinejad[1][2].

Biografia modifica

Ha lavorato come redattore per il quotidiano riformista Sarmayeh fino al 2009, quando il giornale venne censurato dalle autorità iraniane e Amouee arrestato insieme alla moglie Zhila Bani-Yaghoub (anch'ella giornalista).[3][4][5][6]

Nel gennaio 2010 Amouee è stato condannato a 34 frustate e a sette anni e quattro mesi di carcere. Nel marzo dello stesso anno, una corte d'appello ha ridotto la pena detentiva a cinque anni.[3]

Amouee era detenuto nella prigione di Evin, spesso in isolamento. Nel luglio 2010, Amouee e altri 14 prigionieri hanno organizzato uno sciopero della fame di 16 giorni per protestare contro i maltrattamenti subiti. I funzionari della prigione hanno risposto negando le visite dei famigliari per un mese.[3]

Nel giugno 2012, le autorità hanno trasferito Amouee nella prigione di Rajaee Shahr (a Karaj),[1] dove sono detenuti criminali violenti, anche qui per diversi periodi in isolamento.[3] Sua moglie, Bani-Yaghoub, caporedattrice del Women’s Club iraniano, un sito web di notizie incentrato sui diritti delle donne, è stata rilasciata su cauzione nell'agosto 2009, per poi essere successivamente condannata a un anno di carcere per accuse anti-statali.[3]

Ahmadi ha ricevuto il premio Hellmann-Hammett nel 2011 e il Premio Oxfam Novib/PEN nel 2015.[7]

Opere modifica

Note modifica