Carter the Unstoppable Sex Machine

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I Carter the Unstoppable Sex Machine (a volte abbreviato Carter USM) sono stati un gruppo musicale britannico.

Carter the Unstoppable Sex Machine
Paese d'origineBandiera dell'Inghilterra Inghilterra
GenereIndie rock[1]
Indie pop[1][2]
Alternative dance[1][3]
Periodo di attività musicale1987 – 2014[4]
EtichettaChrysalis Records, Cooking Vinyl
Sito ufficiale

Storia modifica

Fondati a Londra[2] sul finire degli anni ottanta da parte di James Morrison e Leslie Carter, godono di un primo attimo di visibilità con il singolo R.u.b.b.i.s.h., uscito con l'album 101 Damnations (1990).[3] Nel 1991 divengono popolarissimi in Inghilterra con il loro album 30 Something[3] autopromuovendosi intanto con la vendita delle loro t-shirt.[5][6] L'album è seguito da altre prove in studio, quali The Love Album (1992), che entrano ai primi dieci posti delle classifiche britanniche.[3] Segue un allargamento della formazione con Worry Bomb (1995), che vede l'ingresso del batterista Wez, e in A World Without Dave (1997), arrangiato con nuovi musicisti.[5] Lungo il finire del decennio, periodo in cui esce l'ultimo album Blame the Government (1998), la popolarità del gruppo cala drasticamente.[3] I Carter the Unstoppable Sex Machine si sciolgono con un concerto di addio tenuto a Brixton nella notte fra il 21 e il 22 novembre del 2014.[7]

Stile musicale modifica

Classificati generalmente come gruppo indie[1][2] e alternative dance,[1][3] i Carter the Unstoppable Sex Machine si sono imposti con uno stile che fonde rap, pop e musica industriale seguendo lo spirito della musica punk.[3][5] Fino al 1995, anno in cui è entrato il primo batterista, hanno accompagnato la loro musica con i ritmi di una drum machine.[5] A causa del loro frequente utilizzo del campionatore, con cui riproducono sovente degli slogan che utilizzano a mo' di testi, sono stati paragonati ai KLF e ai Jesus Jones.[2]

Formazione modifica

  • James Morrison - voce
  • Lesley Carter - chitarra
  • Salvador Alessi - basso
  • Wez - batteria
  • Ben Lambert - tastiera

Discografia modifica

Album in studio modifica

  • 1990 - 101 Damnations
  • 1991 - 30 Something
  • 1992 - The Love Album
  • 1993 - Post Historic Monsters
  • 1995 - Worry Bomb
  • 1998 - I Blame the Government

Album dal vivo modifica

  • 1999 - Live!

Antologie modifica

  • 1994 - Starry Eyed and Bollock Naked
  • 1995 - Straw Donkey... The Singles
  • 1997 - Sessions
  • 2005 - The Good, the Bad, the Average and Unique
  • 2007 - This Is the Sound of an Eclectic Guitar
  • 2009 - The Drum Machine Years
  • 2014 - The Final Comedown

Singoli modifica

  • 1988 - A Sheltered Life
  • 1989 - Sheriff Fatman
  • 1990 - R.u.b.b.i.s.h
  • 1990 - Anytime Anyplace Anywhere
  • 1991 - Bloodsport for All
  • 1991 - Sheriff Fatman
  • 1991 - After the Watershed (Early Learning the Hard Way)
  • 1992 - R.u.b.b.i.s.h
  • 1992 - The Only Living Boy in New Cross
  • 1992 - Do Re Me So Far So Good
  • 1992 - The Impossible Dream
  • 1993 - Lean on Me I Won't Fall Over
  • 1993 - Lenny and Terence
  • 1994 - Glam Rock Cops
  • 1994 - Let's Get Tattoos
  • 1995 - The Young Offender's Mum
  • 1995 - Born on the 5th of November

EP modifica

  • 1997 - A World Without Dave

Note modifica

  1. ^ a b c d e (EN) Thomas Erlewine, Carter the Unstoppable Sex Machine, su AllMusic, All Media Network.
  2. ^ a b c d (EN) Sito ufficiale, su independent.co.uk. URL consultato il 10 febbraio 2017.
  3. ^ a b c d e f g Gentile, Tonti; pag. 289-290
  4. ^ (EN) Sito ufficiale, su carterusm.co.uk. URL consultato il 10 febbraio 2017.
  5. ^ a b c d Eddy Cilìa, Enciclopedia Rock - '90 (quinto volume), Arcana, 2001, pp. 119-120.
  6. ^ David Buckingham, Julian Sefton-Green, Cultural Studies Goes To School, Taylor & Francis, 2005, p. 70.
  7. ^ (EN) Carter The Unstoppable Sex Machine play their last ever show at Brixton, su carterusm.co.uk. URL consultato il 10 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 16 marzo 2017).

Bibliografia modifica

  • Enzo Gentile, Alberto Tonti, Il dizionario del pop-rock, Zanichelli, 2014.

Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN151448632 · ISNI (EN0000 0001 0945 3733 · LCCN (ENno98028406 · GND (DE10295646-7 · BNF (FRcb13943288g (data) · WorldCat Identities (ENlccn-no98028406
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