Il cazzeggio è un sostantivo derivato dal verbo cazzeggiare, cioè perdere tempo, dedicandosi ad attività inutili, o a discorsi[1] su cose senza fondamento o futili[2] oppure inconcludenti e superficiali[3].

Etimologia e connotazione del termine modifica

Il termine deriva da cazzo[2] ed è considerato un termine gergale[4] e/o volgare.[5] La connotazione negativa della parola non è però universalmente riconosciuta, anzi Umberto Eco lo considerava un termine affettuoso e indulgente.[6] In alternativa a cazzeggio e cazzeggiare vengono a volte utilizzati, in particolare nel linguaggio dei blog, i termini fuffa e fuffare.[7]

Diffusione modifica

Il termine cazzeggio fino verso la fine degli anni Ottanta del Novecento era utilizzato in modo quasi esclusivo nel linguaggio parlato.[6] Nel 1991 lo scrittore Sebastiano Vassalli lo definiva, nel suo libro Il neoitaliano. Le parole degli anni ottanta, come discorso grave, leggero o rarefatto che si fa usando la parola "cazzo" nel maggior numero di intonazioni e di significati possibili ...[8] Tra coloro che ne sdoganarono l'uso sulla carta stampata, facendolo uscire dal linguaggio da bar (o da caserma) nel corso degli anni Novanta, Umberto Eco ricorda Eugenio Scalfari.[6]

In genere vengono identificati come cazzeggio i periodi di ozio della vita di tutti i giorni, in particolare dei giovani.[4] Tra le attività spesso considerate tali spiccano quelle legate all'uso del PC e a Internet, come l'uso dei videogiochi[9] o la frequentazione dei social media.[10] Il termine viene però utilizzato anche in vari altri ambiti come in quello sportivo,[11] politico [12] oppure militare, per indicare in questo caso periodi di scarsa attività e di sbando dei combattenti.[13]

Note modifica

  1. ^ Sulla chiacchiera come «grado zero dell’interlocuzione», sul «piacere» a essa connesso e sul «catalogo» degli argomenti che la società produce per «alimentarla», si veda BARTHES e FLAHAULT (1980), Parola, in Enciclopedia, Einaudi, Torino.
  2. ^ a b voce cazzeggiare, su garzantilinguistica.it, Garzanti. URL consultato il 27 luglio 2016.
  3. ^ Italiano e oltre, vol. 16-17, Nuova Italia, 2001, p. 574.
  4. ^ a b Mario Pollo, Eccessiva-mente. Una ricerca sul vissuto dell'eccesso degli adolescenti e dei giovani, Franco Angeli, 2003.
  5. ^ Aldo Grasso, Storie e culture della televisione, Mondadori, 2013.
  6. ^ a b c Umberto Eco, Sul cazzeggio, in La bustina di Minerva, Bompiani, 1999.
  7. ^ Pietro Trifone, Malalingua: l'italiano scorretto da Dante a oggi, Il Mulino, 2007, p. 175.
  8. ^ Sebastiano Vassalli, Il neoitaliano: le parole degli anni ottanta, Zanichelli, 1991, p. 34.
  9. ^ Anna Momigliano, Elogio del cazzeggio, su rivistastudio.com, Rivistastudio. URL consultato il 30 luglio 2016.
  10. ^ "Si possono distinguere, infatti, elementi di comunicazione ‘spot’, che rispondono a una logica di agency in cui il soggetto agisce in modo quasi istintivo, reagendo immediatamente agli stimoli che riceve dai propri contatti (quiz, catene, meme o like, solo per fare qualche esempio) che si pongono quali passatempi o assolvono una funzione meramente fàtica, ossia di tenere aperto il canale comunicativo con i propri contatti": Locatelli, Elisabetta ; Sampietro, Sara; Tracce di sé in rete : i social network fra tracciare ed essere tracciati, Milano: Vita e Pensiero, Comunicazioni sociali : 1, 2010, pp. 26-27.
  11. ^ Davide Terruzzi, Dopo il cazzeggio, la Juve omaggia il giorno di festa, su juventibus.com. URL consultato il 27 luglio 2016 (archiviato dall'url originale il 19 luglio 2016).
  12. ^ Francesco Erspamer, Renzi, il premier che volle del cazzeggio far virtù, in La voce di New York, 10 ottobre 2014. URL consultato il 30 luglio 2016.
  13. ^ Arkadij Babchenko, La guerra di un soldato in Cecenia, Mondadori, 2011, p. 211.

Bibliografia modifica

  • John Perry, La nobile arte del cazzeggio, Sperling & Kupfer, 2013.

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