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Il Cross-linking, noto anche come Cross-linking corneale, abbreviato come CCL, C3-R, CCR, KXL o CXL[1], è una tecnica parachirurgica ideata nel 1998 a Dresda in Germania, utilizzata per assestare una malattia degenerativa dell'occhio chiamata cheratocono. È stata introdotta in Italia nel 2005.

Tecniche e benefici modifica

Grazie al cross-linking si rafforzano le fibre di collagene che costituiscono la cornea, mediante la formazione di legami covalenti fra le fibrille dello stroma, impedendone così il progressivo sfiancamento, tipico del cheratocono e di altre patologie ectasiche della cornea (degenerazione marginale pellucida, ectasia post-lasik), con conseguente assottigliamento, nei casi più avanzati fino alla perforazione, e formazione di un astigmatismo irregolare che determina un progressivo deterioramento della capacità visiva.

Viene effettuata una prima fase di imbibizione dello stroma corneale con una soluzione a base di riboflavina (vitamina B2), una sostanza fotosensibile; l'assorbimento della sostanza può avvenire dopo aver asportato l'epitelio corneale (tecnica EPI-OFF) o senza rimozione dell'epitelio (tecnica EPI-ON), utilizzando soluzioni contenenti sostanze che facilitano la penetrazione attraverso la barriera epiteliale (enhancers) o un dispositivo iontoforetico. Nella seconda fase viene effettuata una irradazione con raggi UV-A ad una particolare lunghezza d'onda (in genere 370 nm) a 3 mW per 30 minuti, dopo aver rimosso l'epitelio corneale (protocollo di Dresda), oppure a potenze maggiori per un lasso di tempo inferiore (metodiche accelerate). Recentemente è stato proposto l'utilizzo in EPI-ON di una soluzione innovativa a base di Riboflavina, vit. E-TPGS ed altre sostanze[2], associato ad una irradiazione UV a basso dosaggio e con tempi inferiori, customizzata in base alle caratteristiche del singolo paziente e ad un modello matematico (protocollo Megaride) [3][4].

Le tecniche di CXL hanno lo scopo di irrigidire la struttura della cornea, bloccando in molti casi l'avanzata una malattia che tende ad evolvere fino ai 40-50 anni e che nel 25% dei casi porta al trapianto di cornea.

Utilizzo combinato con altre tecniche modifica

Il cross-linking può, in alcuni casi, essere combinato con altre procedure di chirurgia conservativa del cheratocono, come l'inserzione di anelli intrastromali (Intacs) e la Mini Cheratotomia Radiale Asimmetrica (M.A.R.K.).[5]

Note modifica

  1. ^ Copia archiviata (PDF), su eyeinstitute.co.nz. URL consultato l'8 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 15 gennaio 2012).
  2. ^ Troisi S., Measurement of Transepithelial Corneal Passage of Riboflavin0.1% Associated with other Molecules: An Ex Vivo study, in Abstract Book of Annual Meeting American Academy of Ophthalmology, Chicago (Illinois) 2010, n. 17-21/10/2010.
  3. ^ Ciro Caruso, Carmine Ostacolo, Robert L. Epstein, Gaetano Barbaro, Salvatore Troisi, Decio Capobianco, Transepithelial Corneal Cross-Linking With Vitamin E-Enhanced Riboflavin Solution and Abbreviated, Low-Dose UV-A: 24-Month Clinical Outcomes, in Cornea, Month 2015.
  4. ^ Ciro Caruso, Gaetano Barbaro, Robert L. Epstein, Diana Tronino, Carmine Ostacolo, Antonia Sacchi, Luigi Pacente, Antonio Del Prete, Marina Sala, and Salvatore Troisi, Corneal Cross-Linking: Evaluating the Potential for a Lower Power, Shorter Duration Treatment, in Cornea, Month 2016.
  5. ^ CRSTodayEurope.com > August 2009 > Refractive Changes Following CXL Archiviato il 26 febbraio 2014 in Internet Archive.

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