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L'èscara è una porzione di tessuto andata incontro a fenomeni necrotici e ben delimitata dal circostante tessuto sano. Nel processo di guarigione è destinata a essere sostituita da una cicatrice[1].

Escara

Il termine deriva dal tardo latino eschăra, a sua volta derivato dal greco έσχάρα[2].

Eziologia

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La causa principale della formazione di escara sono le ustioni. Può tuttavia essere dovuta ad altre condizioni cliniche quali lesioni cutanee da decubito, vascolari o diabetiche, e infezione cutanea da antrace e herpes zoster. Può essere segno della presenza di tifo fluviale giapponese[3].

Clinica

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La consistenza può essere friabile o mostrarsi dura come il cuoio; è spesso contornata da tessuto eritematoso o fibrina.

Trattamento

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La sua rimozione chirurgica, che avviene tramite escarotomia o con toilette chirurgica o debridement, lascia un'ulcerazione più o meno profonda la cui guarigione comporta la comparsa di una cicatrice. Nel caso non si infetti e rimanga secca l'intervento è sconsigliato[4]. Sono inoltre possibili trattamenti locali a base di sostanze chiamate idrogeli in grado di sciogliere nel tempo l'escara e facilitarne la successiva rimozione senza l'utilizzo di trattamento chirurgico.

  1. ^ Escara, su Dizionario di medicina Treccani. URL consultato il 27 maggio 2013.
  2. ^ escara, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  3. ^ Kim DM, Won KJ, Park CY, Yu KD, Kim HS, Yang TY, Lee JH, Kim HK, Song HJ, Lee SH, Shin H., Distribution of eschars on the body of scrub typhus patients: a prospective study., in Am J Trop Med Hyg., vol. 76, 2007, pp. 806-9.
  4. ^ Martin R., Mysterious calciphylaxis: wounds with eschar -To debride or not to debride?, in Ostomy Wound Manage, vol. 50, aprile 2004, pp. 64-66.

Bibliografia

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  • Douglas M. Anderson, A. Elliot Michelle, Mosby’s medical, nursing, & Allied Health Dictionary sesta edizione, New York, Piccin, 2004, ISBN 88-299-1716-8.

Collegamenti esterni

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