Discussione:Alessandrino (metrica)

Ultimo commento: 15 anni fa, lasciato da Macrobio9 in merito all'argomento Risposta

Nella metrica italiana (vedi l'esempio di Le due strade di Gozzano) l'Alessandrino nin può essere choamato dodecasillabo, perchè risolto con un settenario doppio.--Mizardellorsa 22:29, 25 dic 2006 (CET)Rispondi

Condivido quanto scritto da Mizardellorsa. Questa voce parla del verso alessandrino in lingua francese dove, data l'indole della lingua, è un dodecasillabo. In Italiano l'alessandrino, detto anche "martelliano" perché introdotto da Pier Jacopo Martello nella poesia drammatica in lingua italiana, è composto da due settenari e di solito si usa in distici a rima baciata.
Per esempio, "Sui campi di Marengo" di Giosue Carducci, Rime nuove (quartine di due distici AABB):

Su i campi di Marengo batte la luna; fosco
Tra la Bormida e il Tanaro s'agita e mugge un bosco;
Un bosco d'alabarde, d'uomini e di cavalli,
Che fuggon d'Alessandria da i mal tentati valli.

D'alti fuochi Alessandria giù giù da l'Apennino
Illumina la fuga del Cesar ghibellino:
I fuochi de la lega rispondon da Tortona,
E un canto di vittoria ne la pia notte suona
F.chiodo (msg) 00:09, 15 mar 2009 (CET)Rispondi

Consiglio modifica

Più che da due settenari, sarebbe più corretto dire che è composto da due emistichi il cui ultimo accento cade sulla sesta sillaba (infatti la misura può variare da un minimo di 12 a un massimo di 16 sillabe).--Macrobio9 (msg) 19:13, 17 mar 2009 (CET)Rispondi


Nella tradizione letteraria italiana non è obbligatorio che l'accento cada sulla sesta sillaba di uno dei due settenari. Esaminiamo, per esempio, i primi tre versi del Contrasto di Cielo d'Alcamo: sono tre alessandrini monorimi formati da un settenario sdrucciolo e un settenario piano:
Rosa fresca aulentis[s]ima || ch'apari inver' la state,
le donne ti disiano, || pulzell' e maritate:
tràgemi d'este focora, || se t'este a bolontate
(a questi tre versi seguivano due endecasillabi a rima baciata, che non ho riportato). Che poi il verso costituito di un emistichio sdrucciolo e uno piano derivi dal tetrametro giambico catalettico, più che dall'alessandrino francese (il quale a sua volta discende dall'asclepiadeo minore; vedi D'Arco Silvio Avalle, "Le origini della quartina monorima di alessandrini", in Bollettino del Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani, VI, 1962, pp. 119-60), ha poca importanza. Bertone riporta così le caratteristiche dell'alessandrino:
«In italiano all'esasillabo corrisponde il settenario: l'alessandrino sarà allora un doppio settenario (o martelliano). Normalmente si comporta come verso doppio: fra i due emistichi non è ammessa sinalefe, né elisione, e il primo settenario può essere tronco o addirittura sdrucciolo (ovvero vive come verso autonomo). Forte è la cesura.» (Giorgio Bertone, "Alessandrino" in Breve dizionario di metrica italiana, Einaudi, 1999).
F.chiodo (msg) 05:01, 19 mar 2009 (CET)Rispondi

Precisazione modifica

Provo a spiegarmi meglio, e vedrai che diciamo la stessa cosa. Non è corretto dire che un settenario sia un verso di 7 sillabe, perché ne ha 6 se tronco, 7 se piano, 8 se sdrucciolo ("Ei fu. Siccome immobile" è un settenario sdrucciolo, e ha infatti 8 sillabe). E ciò vale per qualsiasi tipo di verso (ad. es. l'endecasillabo può averne 10, 11 o 12 per lo stesso motivo; dunque cos'è un endecasillabo, un verso di 11 sillabe? No certo; è un verso il cui ultimo accento cade sulla decima sillaba). Anche i versi di Cielo che tu citi hanno tutti l'ultimo accento sulla sesta sillaba, altrimenti non sarebbero settenari (li ritrascrivo segnando in grassetto l'ultimo ictus di ciascun emistichio):

Rosa fresca aulentis[s]ima || ch'apari inver' la state,
le donne ti disiano, || pulzell' e maritate:
tràgemi d'este focora, || se t'este a bolontate

Come vedi, gli ultimi accenti cadono sempre sulla sesta sillaba. Un saluto.--Macrobio9 (msg) 11:34, 19 mar 2009 (CET)Rispondi


È corretto invece dire che un settenario è un verso di 7 sillabe. Quando si parla di versi, infatti, le sillabe devono essere intese come sillabe metriche, non come sillabe grammaticali. Dal punto di vista metrico le due ultime sillabe (grammaticali) atone che seguono l'ultima sillaba tonica dei versi sdruccioli contano per una sola sillaba (metrica). Dal punto di vista metrico perciò le sillabe di un settenario sdrucciolo sono 7 e non 8. Analogamente, nei versi tronchi all'ultima sillaba tonica bisogna aggiungere una sillaba, che in realtà dal punto di vista grammaticale non c'è. Dal punto di vista metrico perciò le sillabe di un settenario tronco sono 7 e non 6. Solo nei versi piani, ossia quelli in cui l'accento tonico cade sulla penultima sillaba, tutte le sillabe (grammaticali) della parola valgono come sillabe metriche. SolePensoso (msg) 19:33, 19 mar 2009 (CET)Rispondi

Risposta modifica

De Mauro Paravia: "nella metrica accentuativa, verso che ha come ultima posizione tonica la sesta"

Garzanti online: "si dice di verso il cui ultimo accento ritmico cade sulla sesta sillaba"

Wikizionario: "verso in cui l'accento principale cade sulla sesta sillaba. Se l'ultima parola è tronca, piana, sdrucciola o bisdrucciola, ha rispettivamente 6, 7, 8, 9 sillabe"

Idem lo Zanichelli

Il Treccani dice: "verso di sette sillabe (o, più propriamente, di sette posizioni metriche, se si tiene conto dei fenomeni di dialefe e sinalefe, dieresi e sineresi, e della finale tronca o sdrucciola)"

In un'enciclopedia divulgativa come Wikipedia bisogna essere chiari e semplici. Non si può pretendere che tutti i lettori conoscano la differenza tra sillaba metrica e sillaba grammaticalmente intesa.

Quanto all'altra affermazione: "le sillabe di un settenario tronco sono 7 e non 6" è inesatta. Le sillabe sono 6, le posizioni metriche sono 7.--Macrobio9 (msg) 10:05, 20 mar 2009 (CET)Rispondi

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