Discussione:Erik il Rosso
Senza voler entrare nel merito di opinioni politiche oppure religiose, in base a semplici osservazioni, la tesi secondo cui il navigatore norvegese Erik Il Rosso fu condannato per omicidio si scontra con le informazioni che si posseggono intorno alla vita dei vichinghi, alle situazioni e alle condizioni della loro esistenza. Oltretutto è soltanto una tesi e andrebbe presentata per tale, altrimenti si farebbero ricostruzioni arbitrarie non riconosciute per tali, cioè torto alla storia. Proprio perché dalle semplici situazioni e condizioni non si possono dedurre circostanze a suffragio di interpretazioni sui moventi e sulle relative azioni umane, non si può aggiungere nulla al racconto delle accuse di omicidio mosse contro Erik senza cadere nelle illazioni. Non risulta possibile raccontare una data storia a partire da accuse che, sia pure contenute in data storia, non erano semplici racconti, ma versioni di parte. Dato che il tribunale della storia è costituito solo da ciò che la storia insegna, non dai processi di accusa, che sono nella storia ma non sono il racconto storico, è evidente che, volendo restare entro i confini della semplice storia, si dovrebbe della vita di Erik il Rosso raccontare soltanto quanto esula dai processi accusatori.
Se si racconta che l'antico guerriero Temistocle è morto, si potrebbero pure dedurre da ciò molte conseguenze, una delle quali del tutto ovvia: Temistocle, l'antico eroe greco delle guerre contro i Persiani, non vive oggi con noi. Dunque se qualcuno volesse, potrebbe pure seguirmi oltre, purché voglia tener conto che attuerò delle deduzioni a volte davvero complicatissime o astruse per chi sia alieno in parte o in tutto dal mondo dei vichinghi, inoltre vorrei e spero che le ripetizioni vengano comprese per quello che sono, funzionali alla stessa natura logica del discorso; non si pensi dunque che io sottovaluti l'intelligenza di un lettore o voglia fare del sarcasmo. In ogni caso la tesi che aggiungerò, servirebbe soltanto, per chi mi comprenderebbe, a smontare un'altra tesi, con la differenza però che la mia viene presentata per tale, l'altra invece è stata presentata erroneamente per cronaca storica. Per il resto, ovviamente, basti quanto ho già scritto. Non è possibile usare una tesi storica a suffragio di un racconto storico, viceversa è il racconto che può produrre delle tesi. Voglio dire che, indipendentemente da quel che si supponga su Erik il Rosso e la sua vicenda giudiziaria, non ci sono elementi sufficienti per ricostruire la vicenda della falsa condanna nei particolari.
Non c'è dubbio che senza banche non vi sono furti in banca, non c'è dubbio per me che la vita dell'uomo del nord escludeva la possibilità di commettere colpe quali l'assassinio nei riti religiosi e la schiavizzazione sia con la politica che senza la politica. Anche per ignoranza nei loro confronti i Rus vennero accusati di predare vite umane, in realtà a me è chiaro che mutarono i padroni a molti schiavi per garantire condizioni di vita migliori agli oppressi fino a rendere impossibile la schiavitù in vastissimi luoghi, proprio quelli che attualmente hanno il nome di Russia. Anche per incomprensione, a mio avviso, per raccontare la vita di Erik si cerca di rendere storia vera e propria quella che era invece solamente la versione dei fatti dell'accusa in un processo per giunta irregolare, dato che, per quanto testimoni la cronaca, non era il cognome di Erik ad esser discusso, anzi era uno degli appigli dell'accusa. Cosa voglio dire? Voglio dire che Erik, secondo l'uso della sua comunità, era accettato quale massimo sacerdote, dato che il suo nome serbava la menzione del Dio supremo Thor, dunque veniva tramandato nel ricordo e raccontato in vita quale uomo al di sopra di ogni sospetto. Ciò significa che gli accusatori non agivano quali vichinghi ma pretendevano di interessarsi alle vicende dei vichinghi illudendosi di essere anch'essi uguali a loro. Questo equivoco generava, sempre negli accusatori, l'altro equivoco sulle regole dei vichinghi: per cui, evidentemente, ad Erik erano stati attribuiti obblighi che lui non aveva proprio, da qui un'accusa di abbandono in stato di necessità e poi una seconda accusa uguale. Prima Erik era stato ritenuto capace di insegnare la vita del vichingo al non vichingo, poi si era preteso da lui un intervento in una rissa, confondendo le conoscenze della sua religione con quelle di un'altra e le sue attitudini di mestiere con quelle di altri. Evidentemente si confondeva la religiosità dei vichinghi della Germania, per i quali Dio era figurato quale Odino, con quella dei vichinghi di terre più settentrionali, ove Dio era figurato quale Thor, che invece nella mitologia germanica vera e propria era divinità assimilata non senza mutamenti ed adattamenti. Si trattava cioè di ignoranza e di fraintendimento di differenza e diversità culturale e religiosa. Parte di una storia può esser pure la descrizione di un luogo. Quindi se in un luogo non vi sono banche, non vi possono essere neppure furti in banca in quel luogo. Per chi avesse studiato la vita dei vichinghi sarebbe impossibile accettare che una versione di parte quale quella che fa di Erik un assassino, possa essere inclusa in un racconto storico senza esser citata quale semplice persuasione soggettiva. Dunque mi risulta che la storia autentica annoveri Erik il Rosso quale grande esploratore mentre le notizie biografiche a lui relative riferiscono di un'accusa e nulla di più a riguardo. Oltre ci sono state le illazioni, ancora adesso ve ne sono, come spesso capita purtroppo intorno alla storia e alle imprese dei vichinghi. Dato che ciò avviene da secoli, a volte il caos è tale da rendere difficilissimo esporre delle semplici ragioni. Della differenza tra vichinghi e varieghi, per esempio, non se ne parla mai, la stessa dizione "vichingo" non viene ricondotta sempre al significato originale, che è proprio quello di "uomo del nord", anche se non un solo nord esiste ed è esistito, sicché le vite del variego o del variago, altri uomini del nord, vengono sovente confuse con quella del vichingo, questa rigidamente patriarcale secondo la stessa discendenza naturale, le altre due invece basate principalmente sull'autoinvestitura. Inoltre le genti del nord, la cui vita associata era in simbiosi con gli ambienti nordici, vengono spesso identificate con gli uomini del nord, ma in questo caso era la stessa vita singola a vivere la simbiosi, non la semplice collettività. Da qui altre incomprensioni: si pensa spesso che tutti i vichinghi fossero europei, invece quali appartenenti, in molti di loro, ai popoli del mare, erano spesso extraeuropei anche quando risiedevano in Europa, cioè erano nomadi stabilmente o non stabilmente residenti, oppure non si sentivano legati ai paesi di Europa ma solo cittadini delle terre europee, oppure ancora erano europei ma non per cultura, essendo in questo portatori delle culture esquimesi... Ignorando tutti questi fatti, molti europei sono convinti che la Groenlandia sia la terra scoperta da Erik. Che molti europei apprendessero l'esistenza della "Terra Verde", la "Green Land", attraverso il racconto delle gesta marinare di Erik, è fuor di dubbio, tuttavia questa terra, la Groenlandia, era diventata irraggiungibile per la maggioranza dei celti, ma non lo era per i vichinghi già prima di Erik, la cui peculiare grandezza era nelle indagini e conoscenze riportate intorno ai Mari Artici e all'Oceano Atlantico. Se si confondono i luoghi dei vichinghi con quelli dei popoli germanici in senso stretto, niente risulta più chiaramente comprensibile, purtroppo questo avviene generalmente. Gli stessi Arabi, assai poco inclini a dar fiducia alle dicerie di molti europei, riportarono a volte notizie dal mondo vichingo senza poter far riferimento alla distinzione tra genti del nord e uomini del nord. Con questi termini si indicano rapporti con la natura, anche con la stessa natura umana, sicché la politica non va considerata se non in seconda istanza. L'innocente espressione "uomo del nord" va dunque considerata similare a termini quali "aborigeno" o "indigeno". "Vichingo" è termine che si riferisce all'Occidente dell'Eurasia e in particolare all'Europa settentrionale, dunque include delle specificazioni che ineriscono anche a culture e civiltà, religioni e politiche. La politica dei vichinghi era distinta dalla loro vita ma la distinzione non impediva la fusione, nel senso che l'ardua sopravvivenza in ambienti difficili e in attività durissime era stata il presupposto di conoscenze e abilità usate poi anche in politica, in guerra come in pace.
Mauro Pastore
Pietà per Wikipedia, non vi ha fatto nulla!
modificaUn normanno dell'anno mille diventa un esploratore norvegese che per la saga vichinga fu il primo europeo a raggiungere la Groenlandia.... nemmeno un fumetto di fantascienza arriverebbe a tanto... --Xinstalker (studiamo le fonti e scriviamo le voci!) (msg) 23:05, 21 apr 2014 (CEST)
- Però a questo pounto le voci Leif Erikson e Groenlandia non sono coerenti...--Alkalin l'adminatore 13:11, 24 apr 2014 (CEST)
Chi vuole usare la fantasia per obliare la storia cerca a volte come materia la mediocrità, non sempre l'impossibilità
modificaIn verità la storia delle esplorazioni di Erik il Rosso e dei suoi discendenti era nei primi tempi semplice narrazione storica, divenuta poi questa materia per opera poetica, le antiche storie vennero occultate dietro i racconti dei poeti, poi perdute, sicché la storia divenne leggenda, tra l'altro spariva successivamente anche la comprensione della poesia, che attingeva il suo valore proprio dalla verità dei fatti (l'epos non può essere compreso e goduto quando non se ne capisce il riferimento alla realtà). Perdute le antiche fonti, perduta la comprensione dei racconti poetici, il loro recupero venne avversato da quelli che volevano l'oblio di vicende gigantesche nella storia del mondo e dell'Occidente. Infatti prima che le potenze atlantiche cominciassero il cosiddetto "dominio dei mari", o meglio, "l'impero dei mari", era esistita la Lega Anseatica, essenzialmente dipendente dalla volontà dei Goti. Inoltre la storia delle navigazioni delle quattro Repubbliche Marinare si intreccia, nel caso di Amalfi, con la storia degli stessi vichinghi. Nel mondo antico erano rimasti in pochi a sapere delle vicende di Ilio e degli Achei, in epoca moderna i ritrovamenti archeologici hanno imposto di nuovo l'attenzione su questo mondo storico ormai dimenticato. Le rovine di Troia, i resti della reggia greca ad Itaca, riallacciano i legami con un passato scomodo per molti, lo stesso è avvenuto coi ritrovamenti in Canada testimonianti la presenza in quelle terre dei vichinghi. D'altronde tradizioni popolari mai venute meno restavano quali prove, non scientifiche, di fatti come questi, sia nel caso dei vichinghi che degli achei. Un mondo scomodo questo perché impone il pensiero dell'eroismo, ma, naturalmente, la storia dovrebbe rifuggire dalle preferenze e obbedire al senso della necessità. I racconti dei viaggi degli antichi achei in Italia e dei vichinghi nell'emisfero nord del pianeta sono preziosi per molti motivi, prevale purtroppo il tentativo di considerare la storia dell'umanità una storia di commerci, più o meno vili, e di interessi egoisti o di parte, alla fine si aggiunge la cattiva religione, quella che suppone di poter giudicare l'umanità a priori, partendo da dogmi e testi sacri, senza previo riferimento ai fatti. Vero è che nessuna storia è imparziale dato che è fatta da uomini coinvolti a loro volta in vicende storiche, tuttavia se la parzialità diventa polemica e presa di posizione arbitraria, allora la storia viene ferita, i racconti dimidiati, le vicende distorte. Che presso gli autentici vichinghi non vi fosse tempo e modo per la schiavitù né fosse possibile la convivenza tra la superstizione e la sopravvivenza, pena la perdita della vita in mezzo alle difficoltà, che insomma nel mondo dei vichinghi le possibili trasgressioni avessero forme diverse da quelle conosciute presso l'impero di Roma o presso i popoli del Medio Oriente, questo è un dato di fatto, spiacevole o piacevole che sia.
Mauro Pastore