Discussione:Gas illuminante

Ultimo commento: 10 anni fa di 151.95.49.100

Si può sapere la fonte che dice che nei vecchi lampioni era contenuto ossido di torio? Stiamo parlando dell'ossido di una terra rara radioattiva, trovata in tracce nei minerali a base di uranio; capisco l'americio nei rilevatori di fumo, o l'attinio nelle lampade a fluoresceza ma qui non c'è nessuna fonte, e questa cose sembra strana. (per sicurezza affiggo il {{senza fonte}}) --Bokuwa (msg) 23:30, 10 set 2012 (CEST)Rispondi

scusate ma questa voce e la voce gas d'aria parlano della stessa cosa, il gas illuminante è gas d'aria. inoltre in questa voce nella frase "La miscela di gas fornita ai lampioni era composta da 50% di idrogeno, 35% metano, 10% monossido di carbonio e 5% etilene." è descritto non il gas d'aria ma il gas d'acqua.--151.95.49.100 (msg) 09:38, 21 gen 2014 (CET)Rispondi

Chiarezza modifica

Ho letto la voce e ravviso alcune inesattezze:

1) il gas illuminante non è il gas di città.

Differenze: il gas illuminante fu il primo a essere prodotto (dalla distillazione secca del carbon fossile) e conteneva in sospensione una gran quantità di polverino, ossia particelle solide che oggi chiameremmo "polveri sottili", derivanti dal processo produttivo. Tali particelle, costituite da carbonio, erano trasportate dal flusso gassoso fino ai becchi delle lampade ove avveniva la combustione. La fiamma prodotta dal gas sviluppava calore, incendiando contestualmente tale polvere. L'emissione nel campo del visibile era perciò prodotta dal salto energetico degli elettroni di questa componente polverosa del gas illuminante (carbonio) e non dalla combustione della parte gassosa. Similmente oggi, i fornelli di una cucina casalinga emettono energia principalmente nel campo infrarosso (calore) e solo in minima parte nel campo visibile (debole luce blu). Successivamente, quando i vantaggi della corrente elettrica fecero preferire tale energia per l'illuminazione, il processo produttivo del gas illuminante fu modernizzato con la finalità di eliminare o ridurre il più possibile la presenza di polverino nel gas distribuito in rete, mediante filtri, gorgogliatori, sequestratori elettrostatici ecc. Infatti il polverino, venuta meno la funzione illuminante del gas, costituiva soltanto una fonte di disservizi: depositi carboniosi nella rete, nelle valvole, nei rubinetti, nei contatori e negli ugelli dei bruciatori. E il gas, che illuminante non era più, assunse il nome di "gas di città".

2) la reticella.

Alla luce di quanto sopra, la combustione di un gas (o miscela di gas) produce poca luce visibile, poiché in quelle condizioni il salto energetico degli elettroni sviluppa radiazioni principalmente nel campo infrarosso. Nacque quindi la necessità di convertire la radiazione infrarossa in energia luminosa visibile, nella fattispecie una reticella di tessuto preventivamente imbevuta in una soluzione (anche sali di torio, è vero), che, arroventata dalla fiamma, emette radiazioni visibili. Questo accorgimento, inizialmente introdotto per consentire agli utenti del "gas illuminante" di continuare a servirsi del gas per ottenere luce, è impiegata ancor oggi nelle citate lampade da campeggio alimentate a gpl, o nelle lampare. Attenzione: le lampade con reticella non sono lampade a gas illuminante adattate. Costruttivamente infatti la lampada a gas illuminante non ha la premiscelazione con l'aria (ossia non è un becco Bunsen). La fiamma scaturiva da una fessura e non da un forellino, in modo che avesse la forma di una sorta di ventaglio. Il consumo era assai maggiore rispetto alle successive lampade a reticella, che erano più simili, concettualmente, a un becco Bunsen con premiscelazione dell'aria.

3) Percentuali dei gas.

Le percentuali dei singoli gas che componevano la miscela distribuita in rete era variabile, a causa del processo produttivo di distillazione dal carbon fossile, e conteneva tra l'altro anche monossido di carbonio (CO, velenoso) e tracce di vapore d'acqua. Ed è proprio in causa della presenza di monossido che alcuni suicidi si verificarono per avvelenamento, modalità oggi non più possibile in virtù della non veneficità del gas naturale (o metano).

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