Discussione:Grandi Dei
Si riporta qui la versione originale, che è stata forse chiarita, certo fortemente manomessa, eliminando fra l'altro gran parte delle citazioni bibliografiche. --la_lupa 01:05, 12 gen 2006 (CET)
Fonti letterarie ed epigrafiche M. th. comprende quale nome descrittivo (grandi dei) fenomeni di varia natura. Sotto questa denominazione erano adorati soprattutto Dioscuri, Cabiri (Καβειροι, beot. e più tardi Καβιροι, di qui in avanti = C.) e Samotrakes Theoi, ma sovrapposizioni e fusioni possono osservarsi in rapporto a Anaci, Dattili, Coribanti, Cureti, Penati e Telchini (cfr. sistemazione delle fonti in Hamberg 303-305, 319-339. 346-351). Circa la precisa delimitazione di questi singoli gruppi di dei, che oggi spesso non può neanche più essere compiuta, esisteva confusione già tra gli autori antichi. Incertezza regna anche sui singoli nomi delle divinità che si nascondono dietro M. Th.
Le attestazioni bibliografiche più antiche conosciute a riguardo, sono del V sec. a. C. e parlano dei C. Una tragedia di Eschilo dal titolo Cabiri (TrGF III F 95-97a), nella quale le avventure degli argonauti venivano ambientate nell’isola di Lemnos, fu rappresentata nel 466 a. C. circa. In essa i c. compaiono come demoni offerenti vino. Ulteriori elementi su Lemnos in Hemberg 160; Genealogia dei C. di Lemnos e dei loro rapporti con Efesto in Hemberg 163-166.
Edt. 2, 51 crede di sapere circa l’isola di Samotracia che i suoi abitanti avessero recepito il culto segreto dei C. dai Pelasgi che precedentemente la abitavano. Tali Pelasgi avevano originariamente raffigurato un Ermes con il membro eretto, che deve aver giocato un ruolo non meglio identificato nella rivelazione dei misteri samotraci. Anche Stesimbroto il Tasio (FGrH107 F20) definisce C. gli dei dei misteri samotraci, mentre nelle iscrizioni sull’isola essi vengono identificati solo come M. Th. o Samotrakes Theoi, nomi generici, che nascondono il nome reale delle divinità. Prevalentemente comunque il nome M. Th. compare in età ellenistica. Sull’origine ed il significato della parola non greca C. ad oggi regna il dubbio (cfr. Hemberg 318-525; Burkhert, GrRel 422 u. Note 2, Collini).
Alle funzioni dei M. Th. della Samotracia si deve in primis riportare, come attestano numerose fonti (cfr. Cole 105 nota 17 ed Hemberg 100 con nota 1), la protezione dei propri iniziati dalle tempeste. Anche a Pergamo si attribuiva loro il potere di mitigare i venti forti (Arsitide 53, Πανηγυρικοσ επι τω υδατι εν Περγαμω 5: Keil II 469). I marinai sembrano per questo motivo aver costituito una parte rilevante dei loro fedeli. Fungevano anche da fabbri (Hemberg 285-286), e erano correlati anche alla fecondità (cfr. Hemberg 283-284). A Tessalonica compare un C. in particolare quale protettore della città. Un’iscrizione lo indica quale αγιωτατοσ πατριοσ θεοσ (IG X 2, 1, 199). [modifica] Circa i singoli culti Il culto dei M. Th. (Samothrakes theoi) a Samotracia era tra i culti misterici più importanti dei suoi tempi e si diffuse molto lontano dall’isola (cfr. Hemberg, Carta III). Ciononostante la situazione delle fonti è contraddittoria proprio in relazione a questo luogo, cosicché anche oggi non è del tutto chiaro quante e quali divinità si nascondessero, e in quale momento storico, dietro i M. Th. (cfr. Hemberg 73-100). Fonti epigrafiche e letterarie circa questo luogo di culto: Lewis; Fraser, P. M., Samothrace II 1, The inscriptions on stone (1960); Lehmann, K.Samothrace II 2, The inscriptions on ceramics and minor objects (1960). Spessissimo in questo contesto si attesta che le autentiche manifestazioni di culto si svolgessero a Mnasea (FHG III p. 154, cfr. FGrH 546 F 1b), e si identificano Axiero con Demetra, Axiochersa con Persefone e Axiocherso con Ade. Dionisodoro (FGrH 68 F t) nomina anche Casmilo = Ermes. A Tebe veniva onorato un vecchio C. insieme con una bambino dagli attributi di coppiere, “Pais”, come dimostrato da un frammento di vaso, confermato da iscrizioni, proveniente dal cabeiron di Tebe. Una distinzione più precisa tra i due non è ancora possibile. E’ dimostrabile che dall’inizio del II sec. D. C. essi vengano designati M. Th. (Wolters Bruns 30 Nr. 5°; Fonti su tebe: v. Wolters/Bruns e Schachter). A Delo i C. sono presenti almeno dalla fine del IV sec. A. C. (IGXI 2, 144). Dal II sec. A. C. in poi è dimostrabile una parificazione dei quattro gruppi di divinità: ovvero i Dioscuri, i C., i M. Th. e i Samotrakes Th., e ciò sulla base delle iscrizioni del Samothrakeion (cfr. Bruneau, Cultes 382, 387) delle dediche qui ritrovate descrivono il sacerdote ιερευσ Θεων Μεγαλων Διοσκουρων Καβειρων (ID 1547. 1899. 1900. 2605) oppure ιερευσ Θεων Σαμοθρακων Διοσκουρων Καβειρων (ID 1562. 1581. 1582. 1902). Un ex voto è indirizzato ai Θεοι Σαμοθρακεσ (ΙD 2441). In un’altra iscrizione si legge Θεων Μεγαλων Σαμοθρακων Καβειρων (ID 2481). Delle testimonianze letterarie di età imperiale del culto dei C. a Tessalonica riferisce più esaurientemente Clem. Al. protr. 2, 19, 1-4 Stahlin, che suppone una originaria trinità dei C. Due fratelli avrebbero ucciso il terzo e poi nascosto la sua testa in un telo, l’avrebbero incoronata e poi portata sull’Olimpo, dove essa sarebbe poi stata seppellita. Al contrario Lact. div. inst. 1, 15, 8 testimonia la grande riconoscenza dei Macedoni per i propri Cabri. Tra le due versioni si situa quella di Firm. De err. Prof. Rel. II, il quale identifica nel fratello morto il Cabiro che veniva adorato a Tessalonica. Il culto dei C. sembra aver giocato un ruolo particolare anche nella Triade. Strabone (10, 3, 21, pag. 473) indica quali maggiori luoghi di culto dei C. accanto a Lemnos e Imbros anche alcune città della Triade, senza però nominarle. Plut. Marc. 30 identificava i C. con gli dei protettori dell’antica città di Troia, che sarebbero poi stati portati da Enea a Roma quali Penati (serv. Aen. 8, 679). Attraverso l’identificazione dei penati con Giove, Giunone, Minerva e Mercurio (Serv. Auct. Aen. 2, 296; 3, 12; Macr. Sat. 3, 4, 8) essi poterono poi attecchire nel pantheon romano come Di Magni.
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