Discussione:Ivan Stepanovič Laškevič

Ultimo commento: 4 anni fa, lasciato da Sakretsu in merito all'argomento Relativamente a fonti

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Ho creato la voce con tutte le informazioni che sono riuscito a trovare sui primi anni, ma ce ne saranno sicuramente altre in vari siti russi o altre lingue, come pure una fotografia d'epoca che deve per forza esserci da qualche parte (magari anche una quando era insieme ai soldati del suo reggimento, come queste su Google Immagini). Ci sarebbe ad esempio questo in russo, ma non sono riuscito a tradurlo tutto come si dovrebbe. I dettagli sul ruolo importante durante il febbraio 1917 si possono trovare in questa voce russa, che potrebbe anche essere creata tradotta dall'italiano essendoci già quella in inglese. Il suo assassino aveva ricevuto delle decorazioni militari per essere stato il primo rivoluzionario ad aver avuto il "coraggio" di uccidere personalmente un ufficiale zarista. La scena di quando viene ucciso compare in un documentario sulla rivoluzione russa trasmesso diversi mesi fa su FOCUS, canale 56. Riporto qui la traduzione di questa voce francese, e anche una ricostruzione degli eventi sull'ammutinamento delle sue truppe:

testo

Il 9 marzo 1917, alle 5.00 del mattino, una squadra composta da soldati richiamati ricevette l'ordine di recarsi suoi luoghi di raduno degli abitanti di Pietrogrado allo scopo di porre un terminre alle manifestazioni. Verso le 11.00, alcuni fanti del reggimento aprirono il fuoco sulla folla ammassata ai piedi della statua di Alessandro III di Russia. Il sergente capo Timofei Ivanovitch Kirpitchnikov spostandosi verso il retro del gruppo chiese ai suoi camerati di non commettere l'irreparabile aprendo il fuoco sulla folla. Venuta la sera, la compagnia fece ritorno in caserma.

Il mattino del 10 marzo 1917, la squadra, con a capo il capitano I. S. Lachkevitch, fu di nuovo inviata sui luoghi delle manifestazioni, uno degli alfieri intimò ad un insorto di non entrare nella Prospettiva Nevski. Verso mezzogiorno, una folla immensa in cerca di pane, partita da Gontcharnoi, si diresse verso la Prospettiva Nevski, ma la compagnia armata di mitraglie e fucili fece fronte alla folla degli insorti. Il capitano I. S. Lachkevitch intimò ai soldati al suo comando di aprire il fuoco sui rivoltosi con la minaccia di severe punizioni in caso di disobbedienza. Strappando i fucili dalle mani dei fanti, tirò personalmente su manifestanti disarmati uccidendo così una decina di persone. Venuta la notte, la squadra fece ritorno in caserma. Durante la notte seguente, il sergente Timofei Ivanovitch convinse i suoi camerati a non recarsi sui luoghi delle manifestazioni. Il mattino dell'11 marzo 1917, la compagnia ricevette nuovamente l'ordine di recarsi sui luoghi di raduno della folla dei manifestanti ma i fanti si rifiutarono di obbedire. Il capitano I. S. Lachkevitch, fuori di sé davanti ad una tale insubordinazione, si precipitò nel cortile della caserma tentando di opporsi ai soldati poi fuggì, ma il sottufficiale Timofei Ivanovitch, da una finestra, abbatté il capitano. Il sergente si mise al comando di una squadra, riuscì a convincere alcuni fanti e sottufficiali presenti e varcò la porta della caserma seguito dal battaglione di riserva. I soldati del Reggimento della Guardia Volynski fraternizzarono con i manifestanti e, insieme, si diressero verso la caserma del Reggimento della Guardia Litovsky che si era già unito alla folla dei rivoltosi. Soldati ed agitatori si recarono alla caserma del Battaglione del Genio della Guardia dove furono accolti a suon di musica. Un po' più tardi, i soldati del Reggimento della Guardia Preobrajensky si unirono a lui.

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Augusto Camera e Renato Fabietti, "Elementi di storia 3, XX secolo", Quarta edizione, Zanichelli; Documento 42.2. "La rivoluzione di febbraio e l'ammutinamento delle truppe".

L'opera degli agitatori era quasi inutile. I soldati, preparati dalla propaganda, sembrava non aspettassero altro. Essi espressero la ferma volontà di sostenere gli operai. "Se dobbiamo morire, moriremo - dissero - ma non spareremo mai sui nostri". In quel momento si sentì un rumore di speroni. Entrò l'aspirante ufficiale Kolokov, uno studente arrivato da poco al reggimento. Al suo saluto gli uomini risposero come di consueto. Dietro di lui entrò il comandante Laskevic. Tutti drizzarono le orecchie. Regnava il massimo silenzio. In risposta alla formula di saluto "Buongiorno fratelli", si levò come convenuto un fragoroso "Hurrà". Laskevic, che sentiva nell'aria qualcosa di insolito, ripeté la sua formula di saluto, e di nuovo ricevette in risposta un potente, minaccioso "Hurrà". Laskevic, furioso, chiese al sottufficiale Markov che cosa significasse tutto ciò. Markov, con voce ferma, rispose: "Hurrà è un segnale per disobbedire ai vostri ordini!" I calci dei fucili martellavano l'asfalto del cortile della caserma. "Vattene, finché sei ancora vivo!", gridavano i soldati. Laskevic provò a gridare "Fissi!". Nessuno gli obbedì. Egli chiese allora che si ristabilisse un po' d'ordine per poter dare lettura al telegramma di Sua Maestà Nicola II, trasmesso dal generale Chabalov; ma le sue parole non ebbero nessun effetto sui soldati. Avendo ormai perduto ogni speranza di dominare gli uomini, Laskevic e Kolokov uscirono di corsa. Nel corridoio incrociarono l'aspirante ufficiale Voroncov, e tutti e tre insieme si diedero alla fuga. Subito Markov e Orlov aprirono la finestra, presero i loro fucili e, quando i tre ufficiali arrivarono all'altezza giusta, spararono due colpi. Laskevic cadde a terra sotto il portico, gli altri due corsero ad avvertire della rivolta lo stato maggiore del reggimento.

--79.20.235.126 10:28, 20 dic 2018 (CET)Rispondi

Relativamente a fonti modifica

Circa le fonti citate su parte della biografia si veda questo messaggio postato nella mia talk.--Burgundo (msg) 09:55, 28 gen 2019 (CET)Rispondi

[@ Burgundo] l'IP che ha creato la voce e ti ha scritto in talk è un infinitato in evasione noto fra le altre cose per ricerche originali. Se qualcosa non ti dovesse convincere, tienilo pure in considerazione. Grazie, ciao--Sakretsu (炸裂) 01:08, 18 giu 2019 (CEST)Rispondi
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