Discussione:Mario Appelius

Ultimo commento: 13 anni fa, lasciato da Bramfab in merito all'argomento Un dubbio: "inviso al Ministero della stampa e propaganda"

Nella bibliografia è citato due volte il volume "La crisi di Budda. Due anni fra i cinesi" con due anni di pubblicazione diversi. E' corretto?

No! Si cita una sola edizione, possibilmente la prima. Elimino la ripetizione. --Gaux (msg) 22:34, 3 ago 2011 (CEST)Rispondi

Due correzioni al testo

modifica

Mario Appelius non fu tra i "firmatari" del Manifesto della Razza ovvero non fu uno dei dieci scienziati che sottoscrissero il documento (Businco, Cipriani, ... Visco, Zavattari). Il suo nome compare, invece, nell'elenco degli intellettuali che aderirono ufficialmente al Manifesto o sostennero le leggi razziali. Vedi il capitolo specifico nella voce Manifesto della razza.

Inoltre, Il Manifesto della Razza non "sostenne" la legislazione razzista (che ancora non c'era) ma la "precedette", preparando in un certo senso il terreno. Il Manifesto, infatti, fu pubblicato inizialmente, in modo anonimo, su Il Giornale d'Italia di Virginio Gayda il 15 luglio del 1938, poi, il 5 agosto successivo, con le dieci firme degli scienziati, sul primo numero del periodico La difesa della razza di Telesio Interlandi. Il primo provvedimento legislativo «Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista» risale al 5 settembre 1938. --Gaux (msg) 21:47, 3 ago 2011 (CEST)Rispondi

Un dubbio: "inviso al Ministero della stampa e propaganda"

modifica

Leggo nella parte finale della voce: "Nonostante la grande popolarità delle sue trasmissioni, il rifiuto di negare le difficoltà incontrate dalle forze armate italo-tedesche lo rese inviso al Ministero della Stampa e Propaganda fino al suo definitivo allontanamento dal microfono il 20 febbraio 1943".

Nel Dizionario Biografico degli Italiani, fonte senza dubbio autorevole, non c'è cenno di questa crisi di fiducia tra il regime e il giornalista. Un fatto che sarebbe sicuramente importante! Si dice invece: "L'attività giornalistica dell'A. [Appelius] in questo periodo [seconda guerra mondiale] si adeguò totalmente alle necessità propagandistiche del fascismo, anche ricorrendo ad una sistematica deformazione dei fatti bellici, nell'intento di esaltare la condotta di guerra dell'Asse e di impedire lo scoraggiamento del "fronte interno". Giudizi che vanno in tutt'altra direzione a quanto si afferma nella voce. Non mi sento di correggere il testo: forse c'è una fonte che può attestarla e, in questo caso, sarebbe il caso di indicarla. Esprimo comunque un dubbio che ritengo plausibile.

Inoltre, non mi sembra corretto parlare di "Ministero della Stampa e Propaganda" durante il conlitto mondiale. Quel ministero aveva già cambiato denominazione ("Ministero della Cultura Popolare"), molti anni prima, il 27 maggio 1937. --Gaux (msg) 22:18, 3 ago 2011 (CEST)Rispondi

A memoria, ossia ricordo dei racconti di chi al tempo ascoltava la radio direi che hai pienamente ragione. Ciò non toglie che forse riusciva a nascondere in pubblico i dissidi dietro le quinte, vedi qui (in fondo all'articolo e qui. --Bramfab Discorriamo 22:39, 3 ago 2011 (CEST)Rispondi
Ritorna alla pagina "Mario Appelius".