Discussioni utente:Semioticus/Sandbox-Ascolto

L'ascolto è la capacità empatica di interpretazione dei bisogni dell'altro. Più che la mera disponibilità a 'stare a sentire', nonché l'interesse e l'attenzione per quanto l'altro abbia da raccontare, importa lo sguardo di chi ascolta e il kairós, cioè la capacità di intervenire a tempo debito, graduando la distanza che separa dall'altro.
Empatia è la capacità di entrare in contatto con l'altro, restituendo le risonanze emotive che l'altro suscita ed evoca in noi. Kairós è un aggettivo greco che sottintende chrónos, 'tempo', e significa 'tempo opportuno', 'tempo debito'. Empatia e kairós procedono insieme nella modalità comunicativa dell'ascolto, in quanto si dà vero contatto con l'altro e vero scambio emotivo se si interviene 'a proposito', 'a tempo debito', nel momento giusto, quando l'altro si aspetta da noi che interveniamo, e nel merito, essendo cioè pertinenti, corrispondendo ai suoi bisogni e alle sue attese. Per quanto riguarda la distanza 'spaziale' dall'altro, essa pure va misurata, nel senso che conta la distanza emotiva e quanto staremo fisicamente vicino all'altro: quando la relazione di aiuto si è strutturata, è lecito perfino toccare la mano o abbracciare l'altro, per far sentire la prossimità ideale che lega e autorizza l'ingresso nella sua vita privata.
Lo sguardo si fa così discreto, cioè capace di cogliere la discontinuità e il frammento, l'indizio e il cenno, il gesto interrotto, l'allusione e l'esitazione, le pause dell'anima e i trasalimenti, l'irruzione dell'emozione che evoca altri sensi e rimanda alla scena primaria.

Interpretare i bisogni dell'altro è l'arte difficile dell'ascolto, dal momento che l'altro non potrebbe essere capace o in condizione di esprimerli. Al di là e oltre quanto dirà, poi, si tratta di cogliere i suoi veri bisogni, giacché spesso chi è nel bisogno non riesce a chiedere nella giusta misura e quello che primariamente conta nella sua esistenza. Naturalmente, non ci accaniremo contro il mendicante che chiede elemosina e basta: si tratta solo di decidere se vogliamo corrispondere a quella richiesta semplice e senza scopo manifesto. Come pure, non negheremo alle grandi richieste di aiuto che si manifestano nei Centri di ascolto e di accoglienza di vedere soddisfatte piccole e futili necessità, in vista del risultato più grande da ottenere, la presa in carico che significa 'aggancio', avvio di intese, la prospettiva dell'instaurazione di patti e autentiche alleanze di tipo 'terapeutico'.

Abbiamo scritto 'capacità' di interpretare i bisogni dell'altro e non 'abilità' o 'competenza', in quanto riteniamo che si tratti di competenza innata, che la cultura può alimentare e arricchire per noi, ma che non può inventare. Chi si dispone in ascolto, ha già vinto la battaglia della vita contro il vuoto: ha imparato a dare senso alla propria vita e, per questo, può accostarsi a chi è nel bisogno, giacché sa che la richiesta di aiuto è domanda di senso. Il pregio morale dell'attitudine all'ascolto è stato esaltato dal filosofo Massimo Cacciari con le parole: «La creatura è in ascolto». Lo psichiatra di Novara Eugenio Borgna ha intitolato una delle sue opere più belle: Noi siamo un colloquio.

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