Dorothea Tieck

traduttrice tedesca

Dorothea Tieck (Berlino, marzo 179921 febbraio 1841) è stata una traduttrice tedesca nota soprattutto per le sue traduzioni di William Shakespeare. È nata a Berlino da Ludwig Tieck e Amalie Alberti. Ha collaborato con suo padre e il suo circolo letterario romantico, tra cui August Wilhelm Schlegel e Wolf Heinrich Graf von Baudissin. Completò la traduzione delle opere di Shakespeare, che suo padre aveva iniziato con Schlegel e Baudissin,[1] e lavorò anche su Miguel de Cervantes e altri scrittori spagnoli.

Dorothea Tieck

Traduzione di Macbeth modifica

La traduzione di Macbeth di Tieck è particolarmente nota ed è stata spesso ripubblicata da sola.[2] Segue la sua traduzione di uno dei discorsi più noti dell'opera.

(DE)

«Morgen, und morgen, und dann wieder morgen, Kriecht so mit kleinem Schritt von Tag zu Tag, Zur letzten Silb auf unserm Lebensblatt; Und alle unsre Gestern führten Narren Den Pfad zum staubigen Tod. Aus, kleines Licht! Leben ist nur ein wandelnd Schattenbild, Ein armer Komödiant, der spreizt und knirscht Sein Stündchen auf der Bühn und dann nicht mehr Vernommen wird; ein Märchen ists, erzählt Von einem Blödling, voller Klang und Wut, Das nichts bedeutet.[3]»

(IT)

«Domani, e domani, e domani, si insinua in questo ritmo insignificante di giorno in giorno, fino all'ultima sillaba del tempo registrato; E tutti i nostri ieri hanno illuminato agli sciocchi la strada verso la morte polverosa. Spegni, spegni, breve candela! La vita non è che un'ombra che cammina, un povero giocatore che si pavoneggia e si agita per la sua ora sul palcoscenico e poi non si sente più. È una storia Raccontata da un idiota, piena di suoni e di furore che non significa nulla.»

Note modifica

  1. ^ Samuel L. Macey, "The Introduction of Shakespeare into Germany in the Second Half of the Eighteenth Century," Eighteenth-Century Studies, Vol. 5, No. 2. (Winter, 1971–1972), p. 268.
  2. ^ Notably Frankfurt: Ullstein, 1964; and with illustrations by Josef Hegenbarth, Leipzig: Reclam, 1971.
  3. ^ Citato come riprodotto nella versione di gutenberg.org all'indirizzo https://www.gutenberg.org/dirs/etext04/7gs3410.txt

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Controllo di autoritàVIAF (EN54399574 · ISNI (EN0000 0001 0973 376X · CERL cnp01381760 · LCCN (ENnr94014987 · GND (DE11737606X · BNF (FRcb14610810g (data) · J9U (ENHE987007287541905171 · WorldCat Identities (ENlccn-nr94014987
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