Emil Georg von Stauß

Emil Georg von Stauss (Baiersbronn, 6 ottobre 1877Berlino, 11 dicembre 1942) è stato un banchiere tedesco che ha ricoperto la carica di direttore generale di Deutsche Bank.

Ritratto di Emil Georg von Stauss del settembre del 1929

È stato uno dei fondatori della Daimler Benz insieme a Wilhelm Kissel e Hans Nibel.

Carriera modifica

Oltre che per i suoi interessi nel settore bancario, von Stauss si distinse anche per le sue competenze nell'industria petrolifera, facendo parte del consiglio di amministrazione della Deutsche Petroleum dal 1920.[1] Nel 1925 divenne membro del consiglio di amministrazione della Daimler-Motoren-Gesellschaft e continuerà in questo ruolo alla Daimler-Benz fino a quando divenne presidente del consiglio di amministrazione. Nel 1926 diventerà anche presidente della BMW.[1]

Politica modifica

Amico intimo di Hjalmar Schacht, von Stauss coltivò stretti rapporti con il Partito nazista fin dal 1930.[2] Oltre a partecipare a diversi incontri con Adolf Hitler, conosceva bene anche Hermann Göring e gli fornì ingenti finanziamenti durante l'ascesa al potere del nazismo.[3]

Personalmente più vicino a Göring, presentò il leader nazista a diversi esponenti di spicco del mondo degli affari in occasione di cene e questi contatti contribuirono a garantire un agevole passaggio di potere ai nazisti e a evitare la possibilità di un'opposizione da parte di esponenti del mondo degli affari che temevano un risvolto socialista del nazismo.[4]

Nonostante ciò, von Stauss era un membro di alto profilo del Partito Popolare Tedesco (DVP) e rappresentò il gruppo al Reichstag dal 1930 al 1932. Era stato incoraggiato a mantenere la sua appartenenza al partito da Göring che lo riteneva più utile in quel gruppo politico, e cercò di spingere il DVP verso una linea filo-nazista nel periodo precedente la presa di potere nazista.[3] Con lo scioglimento del DVP nel 1933, fu eletto nuovamente al Reichstag nel 1933 e ricoprì la carica di vicepresidente dell'organismo. Fu tuttavia uno dei pochi membri a non aderire formalmente al Partito Nazista, rimanendo come indipendente.[5]

Note modifica

  1. ^ a b (EN) Alfred Dupont Chandler e Takashi Hikino, Scale and Scope: The Dynamics of Industrial Capitalism, Harvard, Harvard University Press, 2009, ISBN 978-0674789951.
  2. ^ (DE) Eberhard Czichon, Wer verhalf Hitler zur Macht? Zum Anteil der deutschen Industrie an der Zerstörung der Weimarer Republik, Colonia, Pahl-Rugenstein Verlag, 1971, ISBN 978-3760900421.
  3. ^ a b (DE) Otto Wagener e Henry A. Turner, Hitler aus nächster Nähe. Aufzeichnungen eines Vertrauten 1929-1932, Francoforte, Berlino, Vienna, 1978, ISBN 978-3550073519.
  4. ^ (EN) Francis R. Nicosia e Jonathan Huener, Business and Industry in Nazi Germany, New York, Berghahn Books, 2004, ISBN 978-1-57181-653-5.
  5. ^ (DE) Ernst Klee, Das Personenlexikon zum Dritten Reich. Wer war was vor und nach 1945. Zweite aktualisierte Auflage, Francoforte, Fischer Taschenbuch Verlag, 2005, ISBN 3-596-16048-0.

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