Esplosione della polveriera di Prat da l'Ors

L'esplosione della polveriera di Prat da l'Ors è stato un evento catastrofico verificatosi il 7 maggio 1945 tra Cave del Predil e Sella Nevea, nella polveriera collocata a ridosso del Rio del Lago, tra i suoi affluenti Rio Confine e Rio Torto, in corrispondenza dell'antico confine della Serenissima Repubblica di Venezia.

Ruderi di edificio della polveria

La deflagrazione del materiale stoccato nelle strutture presenti all'interno della polveriera causò la distruzione della stessa e la morte di 29 civili.

Il contesto modifica

 
L'antico cippo di confine della Serenissima all'interno del perimetro della polveriera di Prat da l'Ors

In località Prat da l'Ors era stata attivata a cavallo del Rio Grantagar dal Regio Esercito Italiano sin dalla seconda metà degli anni '20 una polveriera di grandi dimensioni, strutturata in più di venti edifici collegati tra loro e ad altre strutture (bunker, ponti,...) da una viabilità interna di rilevante sviluppo.

L'attività della polveriera, chiamata anche Polveriera di Rio del Lago, continuò anche durante tutto l'arco della seconda guerra mondiale, quando fu integrata nel Presidio militare italiano di Cave di Predil e munita di una dotazione di armi e uomini di un certo rilievo[1][2] a difesa dalle mire dei partigiani[3][4], rimanendo così nelle mani delle forze dell'Asse sino a fine conflitto.

Rimase affidata dai militari tedeschi in consegna tecnica agli italiani nelle persone del maresciallo artificiere Mario Perotti (sino alla sua scomparsa il 16 settembre 1944) e Luigi Cortellazzo anche quando, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, la zona venne inglobata nell'OZAK (Operationszone Adriatisches Küstenland) cessando di fatto di essere amministrata dall'Italia e sino alla prima settimana di maggio 1945, quando fu definitivamente abbandonata.

In tale circostanza, avendo avuto notizia che la struttura era incustodita e malgrado le truppe tedesche fossero ancora presenti in zona (il giorno stesso dello scoppio a pochi chilometri dalla polveriera l'Obersturmführer Oswin Merwald, indicato come responsabile dell'eccidio di Bretto, negoziava con le truppe inglesi a Ponte di Muro nei pressi del vicino paese di Dogna le condizioni per il rientro dai Balcani dei resti del 24 Waffen Gebirgs Division Karstjaeger dopo aver perso negli scontri dei giorni precedenti buona parte dei propri mezzi corazzati),[5][6] molti abitanti della zona, ridotti alla fame dalla guerra e dai saccheggi operati dall'esercito tedesco e dai suoi alleati in ritirata da sud e da est verso l'Austria al tempo annessa al Reich, si riversò numerosa all'interno della polveriera nel tentativo di appropriarsi di quanto di utile potesse esservi abbandonato.

L'esplosione modifica

Attorno alle ore 12.00 del 7 maggio 1945 il materiale contenuto nella polveriera esplose, generando uno boato avvertito sia nella valle di Rio del Lago che in Val Raccolana, valle da cui proveniva la maggior parte dei saccheggiatori, in larga parte donne e giovani.

 
I ruderi di altro edificio del complesso della polveriera di Prat da l'Ors

Le vittime dell'esplosione, oltre a numerosi feriti e ustionati, ammontarono a 29 morti:

Pietro, Ernesto, Mattia, Italia e Maria Cesare;

Maria, Aurora, Maria, Vitalina, Nicolò e Maria Della Mea;

Gino, Luigi e Maria Pezzano;

Severino e Giulia Degli Uomini;

Valentino, Elisabetta e Aldino Martina;

Lina, Renato, Elio, Fioravante e Aurora Piussi;

Luigi e Osvaldo Pesamosca;

Maria Teresa Fuccaro, Agostina Biasutto e Eugenio Vinago.

A causa della strage le frazioni di Chiot Cali e Piani in Val Raccolana furono pesantemente spopolate[7].

Le ipotesi sulle cause modifica

 
Il cippo commemorativo posto all'ingresso della polveriera

Le cause dello scoppio sono tutt'oggi imprecisate.

Vi è chi ha ipotizzato un innesco accidentale da scintilla o causato da una sigaretta legati alla presunta imperizia nel maneggio di esplosivi dei valligiani descritti nelle successive pittoresche ricostruzioni come immersi sino alle ginocchia nell'esplosivo mentre, dopo averli svuotati, si appropriavano della seta e del cotone dei sacchi in cui era conservata la polvere da sparo.[8]

Altri ipotizzarono invece l'attivazione accidentale di una trappola esplosiva tra quelle poste numerose a difesa del complesso[7].

Elementi commemorativi modifica

Ai margini del perimetro della polveriera è posto un cippo nei cui pressi si tiene una periodica commemorazione delle vittime in occasione dell'anniversario della strage.

Le vittime sono inoltre ricordate da un monumento funerario collettivo nel cimitero di Saletto.

Note modifica

  1. ^ Antonio Varano, Atti del convegno e assemblea dei soci dell'unione mutilati e invalidi per servizio, 2010, p. 88.
    «Il custode è il Maresciallo d'Artiglieria Perotti (più tardi sarà catturato e massacrato dai partigiani).

    La difesa è affidata a circa 50 carabinieri, comandati da un brigadiere.

    Armamento: 1 mitragliatrice Fiat 35, 2 fucili mitragliatori Breda 30.»
  2. ^ Raimondo Domenig, Tedeschi al confine orientale 1943-45 Storia e Memoria, Aviani & Aviani Editori, pp. 34-35.
    «Dopo l'8 settembre 1943 il colonnello Ermacora Zuliani aveva assunto il comando del presidio militare del Friuli e aveva formato a Udine su 3 battaglioni il Reggimento Volontari con reduci del fronte Russo, ufficiali graduati dell'ottavo Alpini e con altri combattenti.

    Il nuovo corpo assunse l'11 aprile 44 la denominazione di Reggimento Alpini Tagliamento. Inizialmente fu inquadrato nella 188 Gebirgsdivision tedesca e dal febbraio 44 fu posto sotto il diretto comando di Globocnik. Secondo la concezione collaborazionista il reparto rappresentava il segno tangibile di riaffermazione dell'italianità. L'8 dicembre di quell'anno il governo di Salò aveva fondato la Guardia Nazionale Repubblicana GNR aggregando i Reali Carabinieri e la milizia fascista fu posta sotto il comando del gen. Ricci, ma di fatto sotto il diretto controllo del gen. Wolff, comandante supremo SS in Italia. Nell'OZAK assunse nel maggio 1944 la denominazione di Milizia per la Difesa Territoriale MDT o Landschutz Miliz. Di tale forza s'avvalse il XCVII Korps nel contrasto ai movimenti partigiani. Con l'intento di proteggere gli impianti minerari di Cave del Predil venne allestito con detto reparto il cosiddetto "campo trincerato di Tarvisio - Cave del Predil".

    Aveva lo scopo di vigilare sulla miniera, ma anche sulla ss. 54, sulla polveriera di Rio del lago, sulla galleria di Bretto e sulla centrale idroelettrica di Bretto inferiore, allora territorio italiano. Esercitava il serrato controllo a Muda, alla polveriera e a Sella Nevea ed inoltre presidiava il posto di sbarramento al passo Predil. A pieno organico il reparto MDT tra alpini del Rgt Alpini Tagliamento, Regi Carabinieri, Milizia, Guardia di Finanza, era composto da 200 militari. Aveva una forza mobile di 100 uomini e comunicava con i comandi superiori tramite il centralino telefonico posto al bivio per il lago. direi di Raibl. Comandante del reparto era il tenente Cesare Maria Squadrelli.»
  3. ^ Arrigo Varano, Atti del convegno e assemblea annuale dei soci dell'Unione mutilati e invalidi per servizio, 2010, p. 87.
    «...gli Alpini del "Tagliamento", che presidiano il settore di Cave, si distinguono ... nel mese di luglio nel respingere un serio attacco alla polveriera di Rio del Lago...»
  4. ^ Antonio Russo, Come foglie al vento, 1983, pp. 216-217.
    «Un altro episodio ... accade oltre Cave del Predil sulla strada di Sella Nevea presso la polveriera situata sul Rio del Lago, utilizzata dopo l'8 settembre direttamente dai tedeschi ma presidiata da elementi italiani.

    Era quella una polveriera superdotata con migliaia e migliaia di granate, attiva sotto ogni punto di vista e sempre ben vigilata. I partigiani avevano tentato varie volte di occuparla ma sempre inutilmente. Era quasi inaccessibile.

    In quell'autunno del 44 comandante del deposito era un maresciallo consegnatario, artificiere di artiglieria, originario di Trieste, Mario Perotti di 36 anni.»
  5. ^ Stefano Di Giusto, i Reparti panzer nell'Operationszone Adriatisches Küstenland 1943-1945, Edizioni della Laguna, 2002.
  6. ^ (DE) Peter Lieb, Brutal und inkompetent Das SS-Karstwehrbataillon 1943‑1944, in Militärgeschichte, n. 1, 2017.
    «Angehörige der Division zwar noch einen italienischen Parlamentär erschossen, doch nun gab es keine Alternative mehr. So näherten sich am 7.Mai 1945 bei Dogna im nordöstlichen Friaul zwei SS-Obersturmführer den britischen Linien: Oswin Merwald und (vermutlich) Karl Weiland. Sie sollten im Namen dergesamten Division einen Waffenstillstand aushandeln.»
  7. ^ a b Alessandro Cesare, Comune e parrocchia ricordano la strage dimenticata, in Messaggero Veneto, 22 aprile 2010.
  8. ^ Raimondo Domenig, Storia & memorie, 2011-, p. 63, ISBN 978-88-7772-138-9, OCLC 843954832. URL consultato il 19 aprile 2022.
    «Quel lunedì i valligiani, dopo aver percorso molta strada a piedi valicando il passo, stavano rovistando nel magazzino e, "sprofondati fino alle ginocchia nella balistite, qua e là rinvenivano ancora qualche sacco da svuotare, modesto premio per una sfida senza pari"»

Collegamenti esterni modifica

  • Fotosequenza delle trattative intercorse il 7 maggio 1945 tra Chiusaforte e Pontebba tra l'SS-Obersturmführer Oswin Merwald e altro ufficiale tedesco e l'inglese Brigadier Gore ( 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 )
  • Immagini dei carri tedeschi colpiti dagli inglesi presso Ospedaletto il 5 maggio 1945 ( 1 - 2 )