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Descrizione
Italiano: Chiesa San Pietro Laculo
Data 12 settembre 2021 (secondo i dati Exif)
Fonte Opera propria
Autore Valeria.Confaloni

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La chiesa di S. Pietro in Laculo

In Laculo, piccola frazione del comune di Posta, si trova la chiesa di S. Pietro, situata su di un poggetto dove tradizione vuole fosse un convento di Benedettini1. Essa fu eretta probabilmente sulle rovine di un tempio pagano ( FANUM VACUNAE ) dedicato alla Dea Vacuna, in prossimità di un pago o vico situato in vicinanza del bosco sacro ( NEMORA VACUNAE ) anch’esso dedicato alla divinità agreste protettrice dei campi e del riposo. Il documento storico in cui viene nominata per la prima volta questa chiesa è la Bolla pontificia “In Eminenti” del 24 agosto 1153 con la quale il Papa Anastasio IV fissava i confini della diocesi di Rieti. Successivamente la ritroviamo in un altro elenco presente in una Bolla di Papa Lucio III dell’anno 1182 in cui vengono descritti i confini, le parrocchie ed i monasteri della diocesi di Rieti. Più volte nel corso del XII secolo in documenti ufficiali viene ribadita la dipendenza della chiesa di S. Pietro di Laculo dal monastero di S. Quirico retto da monaci Benedettini. Infatti, con Bolla di Papa Celestino III del 9 giugno 1195 viene confermata, tra i beni posseduti dal monastero, la chiesa di S. Pietro in Laculo con le sue pertinenze. Nel 1215 per volere di Papa Innocenzo III, durante il Concilio Generale Lateranense IV, vi è il passaggio dell’Abbazia di SS. Quirico e Giulitta dall’ordine dei Benedettini a quello dei Premostratensi. Questo ordine che ebbe la prima sede nel monastero di Premontré (Francia) fu fondato nel 1120 da S. Norberto seguace della regola Agostiniana (canonici regolari di S. Agostino). A questi ultimi, probabilmente, va attribuito l’impulso alla colonizzazione della montagna e alla crescita degli insediamenti abitativi con l’introduzione dei terrazzamenti, la cui fitta trama, ormai fortemente degradata, si dispiega ancora oggi lungo le pendici disboscate dei monti che dominano l’Alta Valle del Velino2. Successivamente, il 3 agosto 1216, Papa Onorio III conferma, con Bolla, il passaggio del monastero di S. Quirico al nuovo ordine premostratense e lo affida alla guida dell’abate Gervasio e conferma quanto disposto in precedenza da Papa Celestino III nel 1195 e Papa Lucio III nel 1183. Nel 1217 anche l’Imperatore Federico II approva, con Diploma, il passaggio all’ordine Premostratense e conferma i privilegi posseduti. Lo stesso pontefice, in seguito a problemi sorti fra la chiesa di S. Pietro in Laculo e il monastero, decretò il 28 settembre 1219 che le competenze spirituali spettassero al vescovo di Rieti, mentre per quelle amministrative (“temporalia”) fosse responsabile l’abate del monastero di S. Quirico3: “Confirmat sententiam datam per Nicolaum episcopum Tusculanum contra clericos sancti Petri de Laculo super possessione ipsius ecclesiae, qua decrevit ut in spiritualibus subsit episcopo Reatino, quo ad temporalia vero pertineat ad abbatem Sancti Quirici, et sententiae tenor hic refertur”4. Si potrebbe ricollegare a questa controversia l’atto notarile del 10 luglio 1220 firmato dal Vescovo di Rieti Rinaldo che dava facoltà “ai Signori di Laculo della Terra Camponesca” di erigere una chiesa in onore della Vergine nel luogo detto Colle Vecchio “Ego Rainaldus Dei gratia Reatinae Sedis Episcopus … concedo Dominis de Lacule terrae Camponischae scilicet Domino … aedificare ecclesiam in honorem Dei Genitricis Mariae mea auctoritate … de Lacule de terra camponesca in loco qui vocant podium vetulum … tali pacto … ut subiaceat et respondeat nostro episcupatui reatino … Nos autem dominus Berardus de Rinaldo de Lacule, Rainaldus de Rainaldo atque Adenulfus de Rinaldo”5. Queste notizie ci permettono di affermare che sicuramente durante il corso del XII e XIII secolo, grazie alle capacità agricole dei monaci Premostratensi, si era venuto a creare in questi luoghi un importante insediamento abitativo (plebe) con relativa chiesa e parrocchia (pieve) di S. Pietro indipendente da quelle dei paesi vicini6 e ciò è confermato dal riscontro della presenza nel 1384 di Nicola, arciprete di Laculo7. Altre notizie della chiesa possono essere dedotte dalle relazioni delle visite pastorali presenti nell’Archivio Vescovile di Rieti8. Quando questa chiesa sia stata costruita non possiamo saperlo con certezza, ma potrebbe anche essere dei primi secoli del Cristianesimo, dopo che, cessate le persecuzioni, la predicazione di questa dottrina raggiunse anche le valli più remote, forse più a lungo rimaste legate al paganesimo. Per la sua costruzione potrebbero essere stati utilizzati materiali provenienti dall’altro tempio, quello dedicato alla Dea Vacuna, e dedicandola all’Apostolo Pietro, il più importante dei martiri Cristiani essendo stato discepolo di Cristo e primo Papa e Vescovo di Roma9. La Chiesa, situata sul colle omonimo, ha il portale rivolto ad Est e pianta rettangolare a navata unica, lunga esternamente metri 17.83, mentre il lato frontale, che termina a conclusione piana, misura metri 6.65. Secondo alcuni questa particolare esposizione ad oriente come la sua collocazione fuori dal paese è tipica delle chiese più antiche. Infatti, volgere lo sguardo ad Oriente rientrerebbe nel significato complesso e simbolico per il Cristianesimo delle origini. La presenza terrena del Cristo si è svolta e conclusa in tale Regione10. Il campanile, di recente costruzione (fine 1800 inizio 1900) è a pianta quadrangolare e va a continuare la facciata stessa della chiesa. Esso presenta l’attico aperto da monofore e vi sono collocate due campane di cui la grande porta fuso l’anno 1903 mentre la piccola, molto più vecchia e irreparabilmente danneggiata, è del 1590. Caratteristica principale dei prospetti è la semplificazione degli elementi decorativi limitata al solo portale e ad una finestra quadrata. Nello stipite sinistro del portale d’ingresso, e precisamente quello posto sopra lo scalino d’ingresso, è stata collocata una pietra ricavata da un’ara votiva in calcare dedicata a Vacuna e databile al I secolo a.C. (CIL., IX, 4636). Questa, di cm 56 x 57 x 25 e con altezza delle lettere di cm 6–5 porta, disposta su tre righe, la seguente iscrizione:

Q. MURRIUS CNF VACUNAE VOT DAT LUBENS MERIT

che secondo il CIL IX può essere interpretata così:

Q. MURRIUS CNFilius VACUNAE VOTum DAT LUBENS MERITo

L’edificio ripropone in alzato la conformazione dell’impianto planimetrico e quindi risulta di tipo basilicale con unica navata, schema basilare dell’architettura sacra dall’età paleocristiana in poi, dalle ridotte dimensioni. Il presbiterio, rialzato di un gradino, è concluso da una piccola abside semicircolare completamente affrescata. La costruzione presenta una spessa muratura continua interrotta solamente da due piccole finestre. La parete perimetrale ha funzione portante, infatti, al rilevante spessore del muro è affidato il compito di assorbire i pesi e le spinte delle volte. Presenta semipilastri perimetrali interni con funzione di solidità e plasticità. La copertura risulta costituita da una volta a botte semicircolare scandita in campate da sottarchi a tutto sesto e con una cornice che separa la volta dai muri laterali. Questi due elementi caratterizzano le chiese umbre che adottano questo tipo di copertura e mancano invece nelle chiese abruzzesi. Internamente la volta risulta decorata in modo semplice con rosoni centrali e sei coppie di angeli. Sulle pareti laterali, prive di affreschi, sono collocati due altari. In quello di sinistra, in un nicchione si trova la statua a grandezza naturale e in gesso di S. Antonio. Procedendo oltre, sempre dallo stesso lato, in due vetrine di legno si apprezzano due statue a grandezza naturale di cui, una raffigurante la Madonna delle Grazie realizzata in gesso/cartapesta e l’altra S. Emidio realizzata in gesso. A destra, oltre l’altare laterale c’è il confessionale e, sopra a questo, in una vetrina di legno, è possibile apprezzare la statua di Gesù Bambino. Procedendo oltre troviamo un’altra vetrina che contiene la pregevole statua in legno di S. Pietro. La parte finale della chiesa è sicuramente la più antica e se esternamente ci permette di apprezzare, a tanti anni dalla sua costruzione, l’eleganza dei particolari e l’armoniosità delle forme, internamente risulta completamente affrescata. Vi è dipinta la Vergine seduta sul trono, regina degli Apostoli e dei Santi. Nello stesso affresco, sebbene realizzato subito dopo il 1492, è raffigurato anche il globo terrestre con tre soli continenti, senza l’America11. Questo ingiallito dal tempo e dal fumo delle candele, sbiadito dall’umidità risulta gravemente danneggiato da lunghe fessurazioni verticali probabilmente provocate dagli ultimi terremoti verificatisi nell’Italia centrale. Nella parte inferiore è sistemato un sedile in legno di forma semicircolare. Il collegamento fra abside e chiesa, non perfettamente riuscito, permette di notare come il primo sia stato inglobato nella seconda in epoca successiva permettendo, fortunatamente, la conservazione dei due affreschi frontali. Tutta questa struttura risulta parzialmente nascosta alla vista dei fedeli dall’altare maggiore, realizzato nel 1859, che seppur di pregevole fattura e ben curato nei particolari, determinando separazione fra abside e chiesa, crea di conseguenza un restringimento degli spazi ed un appesantimento della struttura stessa. Il pavimento della chiesa forse realizzato nell’anno 1940, come riportato dalla scritta R.A.D.1940 presente sulla parete d’ingresso al di sopra del ballatoio in legno, presenta un preoccupante avvallamento nella parte centrale dovuto probabilmente ad un cedimento nel punto di accesso alla cripta utilizzata per le sepolture fino all’anno 1880. La buona volontà dei fedeli con un buon contributo economico da parte della diocesi12 ha permesso di effettuare quasi tutti gli anni lavori d’ordinaria e straordinaria manutenzione. Infatti, nel corso degli anni ’80 è stato rifatto il tetto della chiesa, sono state sostituite tutte le tavole dei piani del campanile, è stato installato un nuovo portone d’ingresso e sistemato il tetto dell’abside. Successivamente nel 1992 è stato riparato il tetto del campanile e nel 1999 sono stati fatti lavori di drenaggio delle acque piovane nella parte posteriore. Nonostante questo la chiesa presenta gravi danni dovuti al tempo e all’incuria e, pertanto, il prospettato intervento di tecnici in grado di valutare le condizioni dell’edificio e di stabilire gli eventuali interventi da effettuare risulta indispensabile ed è auspicabile che avvenga al più presto, per recuperare e conservare questo che per tutti noi è un piccolo gioiello di edilizia religiosa.

Carmelo Rossi

 1Niccolò Persichetti: Viaggio archeologico sulla via Salaria nel Circondario di Cittaducale, Arnaldo Forni Editore.
 2Micigliano: Il comprensorio di Rieti.
 3Patrizia Fortini: cenni storici dei secc. X-XII nell’Abbazia di Micigliano (Ri), pubblicata su RM Borbona e Documenti sulla storia di Borbona a cura di Don Ernesto Pietrangeli sempre su RM Borbona. Così si legge nel documento: “Viene confermata la sentenza del (Cardinale) Vescovo di Frascati contro i chierici di S. Pietro in Laculo circa il possesso della stessa chiesa; con la quale venne stabilito che la medesima sia soggetta nelle cose spirituali al Vescovo reatino e in quelle temporali all’abate di S. Quirico”.
 4Patrizia Fortini-Orfeo Orfei: Abbazia di SS. Quirico e Giulitta.
 5D. Giulio Mosca: Posta nell’Alta Valle del Velino.
 6Roberto Mancini: Vallemare (Ri), ipotesi sulle origini ed elementi storici.
 7D. Giulio Mosca: Posta nell’Alta Valle del Velino.
 8Don Ernesto Pietrangeli e Roberto Mancini: Visite Pastorali, pubblicate su RM Borbona.
 9Roberto Mancini: Vallemare (Ri), ipotesi sulle origini ed elementi storici.
 10Abbazia di Farfa: storia a puntate di Giuliano Mattei, 2a parte.
 11Don Ernesto Pietrangeli: RM Borbona, ottobre 1999.
 12Visita pastorale  Mons. Francesco Amadio 1984.

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Chiesa San Pietro Laculo - la sua storia

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