Genitorializzazione

La genitorializzazione, o parentificazione, è un processo di inversione dei ruoli in cui un bambino è indotto a fare da padre o da madre al proprio genitore o a un fratello. In casi estremi, il bambino viene usato per riempire il vuoto della vita emotiva del genitore alienante.[1]

Gli psicologi hanno identificato due tipi distinti di genitorializzazione: quella strumentale e quella emotiva.

Per genitorializzazione strumentale si intende una situazione in cui il bambino svolge dei compiti pratici per la famiglia che normalmente verrebbero svolti da un genitore, come per esempio: prendersi cura di un parente malato, accudire i fratelli più piccoli, pagare le bollette, fare da interprete per i famigliari che non parlano la lingua del paese in cui vive la famiglia. La genitorializzazione emotiva si verifica quando un figlio assume il ruolo di confidente o mediatore per (o tra) genitori o membri della famiglia.[2]

Melitta Schmideberg negli anni 1940 aveva notato come la deprivazione emotiva potesse portare i genitori a trattare inconsapevolmente i propri figli come figure genitoriali sostitutive.[3] Salvador Minuchin ha parlato di "sposificazione" per designare lo stesso fenomeno. In queste relazioni i confini personali sono confusi.[4] Eric Berne ha trattato le relazioni "simmetriche" fra genitori e figli, che si verificano quando uno dei figli (di solito il maggiore) sostituisce un genitore assente.[5] Virginia Satir ha parlato della "discrepanza ruolo-funzione" in cui il figlio assume il ruolo del capofamiglia, ruolo tradizionalmente attribuito al padre.[6]

Gli psicologi che hanno lavorato sulla teoria delle relazioni oggettuali hanno evidenziato come il bambino genitorializzato sviluppi un falso sé.[7] John Bowlby ha parlato di "accudimento compulsivo" per indicare il comportamento delle persone che da bambine hanno ricevuto pressioni dai genitori per diventare una figura di attaccamento nei loro confronti.[8]

Scelta del bambino modifica

Generalmente il figlio che viene genitorializzato è il primogenito.[9] Tuttavia, può capitare che la dinamica sia piuttosto basata sul genere: il bambino è scelto perché corrisponde al sesso del genitore assente: è il caso per esempio di una famiglia in cui muore la madre, e la secondogenita, in quanto femmina, "fa da madre" ai fratelli più piccoli. La scelta di una figlia femmina è anche caratteristica delle famiglie in cui c'è un bambino disabile.[10] Invece la scelta del figlio maschio più anziano è caratteristica delle famiglie in cui viene a mancare il padre. Il figlio riempie le funzioni del padre, senza tuttavia godere della stessa autonomia di cui godrebbe un adulto in condizioni normali.[11]

Si parla di "sposificazione" per indicare il comportamento di un genitore vedovo o separato, che obbliga il figlio o la figlia nel ruolo sociale e soprattutto emotivo del coniuge assente.[12]

Narcisismo modifica

Si parla di genitorializzazione narcisistica quando un genitore affetto da narcisismo proietta su suo figlio le sue aspirazioni e i suoi desideri, senza tenere conto delle aspirazioni e dei desideri del bambino stesso.[13] Il bambino è indotto con ogni mezzo ad assumere le caratteristiche ricercate dal genitore.[14]

Un modello che è stato rilevato nella cultura occidentale sin dalla descrizione di Omero del personaggio di Achille.[15]

Note modifica

  1. ^ R. A. Gardner et al., The International Handbook of Parental Alienation Syndrome (2006) p. 200
  2. ^ Gregory J. Jurkovic, 'Destructive Parentification in Families' in Luciano L'Abate ed., Family Psychopathology (New York 1998) pp. 237–255
  3. ^ Jurkovic, p. 240
  4. ^ Jurkovic, in L'Abate ed., p. 240
  5. ^ Eric Berne, Sex in Human Loving (Penguin 1970) p. 249–53
  6. ^ Virginia Satir, Peoplemaking (1983) p. 167
  7. ^ Adam Phillips, On Kissing, Tickling and Being Bored (1994) p. 31
  8. ^ John Bowlby, The Making and Breaking of Affectional Bonds (London 1979) p. 137–38
  9. ^ Satir, p. 167
  10. ^ Bryna Siegal, What about Me (2002) p. 131
  11. ^ Harold Bloom, Tennessee Williams's The Glass Menagerie (2007) p. 142
  12. ^ Diana Brandt, Wild Mother Dancing (1993) p. 54
  13. ^ Jurkovic, in L'Abate, ed., p. 246-7
  14. ^ Otto Fenichel, The Psychoanalytic Theory of the Neuroses (London 1946) p. 510-11
  15. ^ R. K. Holway, Becoming Achilles (2011) Chapter Five 'Fathers and Sons'; and notes p. 218–19