Inchiesta sul disastro di Aberfan

L'inchiesta sul disastro di Aberfan fu condotta dall'ottobre del 1966 all'agosto dell'anno seguente, per indagare sulle cause e le circostanze del disastro di Aberfan, avvenuto il 21 ottobre 1966. A tale scopo fu istituito un apposito tribunale d'inchiesta, denominato Tribunal of Inquiry into the Aberfan Disaster, presieduto dal giudice della Corte d'Appello Edmund Davies. Il rapporto elaborato del tribunale attribuì la responsabilità del disastro al National Coal Board, l'ente proprietario della miniera, e a nove suoi funzionari con gradi diversi di colpa.

Gli archi bianchi nel cimitero di Bryntaf, Aberfan, segnano le tombe dei bambini rimasti uccisi nel disastro.

Il disastro

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Fotografia aerea dell'area prima del disastro.
Fotografia aerea dell'area dopo il disastro.
  Lo stesso argomento in dettaglio: Disastro di Aberfan.

Il 21 ottobre 1966 il cumulo di materiale di scarto derivante dall'estrazione del carbone posto sopra il villaggio gallese di Aberfan, vicino a Merthyr Tydfil, franò uccidendo 116 bambini e 28 adulti.[1] Più di 40000  di detriti sommersero il villaggio in pochi minuti. Le aule della scuola elementare Pantglas furono immediatamente inondate; diversi bambini e insegnanti morirono per i traumi riportati o per soffocamento.

Istituzione del tribunale

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Il 26 ottobre 1966, dopo l'approvazione delle risoluzioni in entrambe le Camere del Parlamento, Cledwyn Hughes, Segretario di Stato per il Galles, istituì un tribunale per indagare sulle cause e le circostanze relative al disastro di Aberfan, ai sensi del Tribunals (Evidence) Act del 1921. Fu presieduto dal rispettato giudice della Corte d'Appello e consigliere di stato Edmund Davies, di origini gallesi (era nato a due miglia da Aberfan e aveva frequentato la Mountain Ash Grammar School).[2][3]

Nell'ottobre del 1966 era operante una commissione reale sui tribunali, diretta dal giudice della Corte d'Appello Cyril Salmon. La commissione, nel rapporto pubblicato nel novembre di quello stesso anno, sottolineò come "non si dovesse mai fare ricorso al Tribunals (Evidence) Act per questioni locali o di poca importanza pubblica, ma sempre e limitatamente a questioni di vitale importanza pubblica, alle quali fosse associata una crisi di fiducia a livello nazionale". Sebbene inoltre il ricorso a tale strumento giuridico non prevedesse l'immunità relativamente alle testimonianze rese, la commissione Salomon raccomandò di accordarla nel corso dell'inchiesta. Ancor più perché il riverbero mediatico delle conclusioni sarebbe stato così esteso che difficilmente gli imputati avrebbero potuto ottenere un equo processo (in ambito civile o penale) successivamente. A giudizio della commissione, infatti, nell'approvare l'istituzione del tribunale ai sensi del Tribunals (Evidence) Act, il Parlamento doveva aver appurato che dei procedimenti civili o penali non avrebbero potuto affrontare adeguatamente la questione.[4]

Prima dell'inizio dei lavori del tribunale speciale, il procuratore generale impose delle restrizioni ai mezzi di comunicazione nel formulare speculazioni circa le cause del disastro.[5] Harold Harding, un ingegnere civile, e Vernon Lawrence, un ex impiegato del Consiglio della contea del Monmouthshire, assistettero il giudice Davies nel processo.

Le audizioni

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Il tribunale d'inchiesta lavorò per 76 giorni - la più lunga indagine di questo tipo nella storia britannica fino a quel momento. Interrogò 136 testimoni, esaminò 300 reperti e ascoltò 2 500 000 parole di testimonianza, che variavano dalla storia delle miniere nell'area del disastro alle condizioni geologiche della regione.[5] Il rapporto del tribunale osservò che «gran parte del tempo del tribunale avrebbe potuto essere risparmiato se [...] il National Coal Board non avesse resistito ostinatamente a ogni tentativo di riconoscere la colpa dove così chiaramente doveva trovarsi - alla sua porta».[6] Prima del quarantanovesimo giorno, nessun testimone dell'NBC ammise che le disposizioni in materia di sicurezza dei cumuli erano state inadeguate; prima del sessantacinquesimo giorno, nessuno ammise che (contrariamente alle dichiarazioni rese da Lord Robens, presidente dell'NCB) l'instabilità del cumulo n. 7 avrebbe potuto essere chiaramente prevista e che ciò fosse noto all'NCB «ancor prima che iniziassero le sedute formali dell'inchiesta» (in corsivo nell'originale).[7]

Lord Robens fu quindi invitato a testimoniare per fornire spiegazioni a riguardo dell'incapacità dell'NCB di correggersi pubblicamente una volta che fosse risultato chiaro che erano state rese dichiarazioni erronee. Robens dichiarò di aver saputo anche prima che iniziasse l'inchiesta che l'instabilità del cumulo avrebbe potuto essere prevista, ma durante un esame incrociato «diede risposte incoerenti». Il tribunale d'inchiesta fu allora invitato dal consulente dell'NCB a ignorare la testimonianza resa da Robens, cosa che accadde.[8] A riguardo del comportamento tenuto dal direttore dell'NBC, il tribunale concluse che aveva dimostrato poca saggezza nel non ammettere fin dal principio la sua scarsa conoscenza tecnica; fornendo informazioni errate finì per attirare su di sé l'amaro risentimento degli abitanti di Aberfan.[9]

Il tribunale d'inchiesta chiuse i lavori il 28 aprile 1967 per formulare il verdetto e pubblicò il suo rapporto il 3 agosto.

Il rapporto del tribunale d'inchiesta

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Il rapporto nella sua introduzione affermava:

(EN)

«[...] our strong and unanimous view is that the Aberfan disaster could and should have been prevented. ... the Report which follows tells not of wickedness but of ignorance, ineptitude and a failure in communications. Ignorance on the part of those charged at all levels with the siting, control and daily management of tips; bungling ineptitude on the part of those who had the duty of supervising and directing them; and failure on the part of those having knowledge of the factors which affect tip safety to communicate that knowledge and to see that it was applied.»

(IT)

«[...] il nostro punto di vista forte e unanime è che il disastro di Aberfan avrebbe potuto e dovuto essere prevenuto [...] il rapporto che segue non parla di malvagità ma di ignoranza, inettitudine e fallimento nelle comunicazioni. Ignoranza da parte delle persone accusate a tutti i livelli sull'ubicazione, il controllo e la gestione quotidiana dei cumuli; una pasticcita inettitudine da parte di coloro che avevano il compito di supervisionarli e dirigerli; e fallimento da parte di coloro che conoscevano i fattori che influenzano la sicurezza dei cumuli nel comunicare le loro conoscenze e verificare che fossero applicate.»

In particolare, il tribunale concluse che:

(EN)

«I. Blame for the disaster rests upon the National Coal Board. This blame is shared (though in varying degrees) among the National Coal Board headquarters, the South Western Divisional Board, and certain individuals.
II. There was a total absence of tipping policy and this was the basic cause of the disaster. In this respect, however, the National Coal Board were following in the footsteps of their predecessors. They were not guided either by Her Majesty's Inspectorate of Mines and Quarries or by legislation.
III. There is no legislation dealing with the safety of tips in force in this or any country, except in part of West Germany and in South Africa.
IV. The legal liability of the National Coal Board to pay compensation for the personal injuries (fatal or otherwise) and damage to property is incontestable and uncontested.»

(IT)

«I. La responsabilità del disastro spetta al National Coal Board. Questa colpa è condivisa (anche se in varia misura) tra la sede centrale del National Coal Board, il suo ufficio per il Sud-Ovest e alcuni individui.
II. C'è stata una totale assenza di politiche nella gestione dei cumuli e questa è stata la causa fondamentale del disastro.[11] Al riguardo, tuttavia, il National Coal Board stava seguendo le orme dei suoi predecessori. Non era stato guidato né dall'Her Majesty's Inspectorate of Mines and Quarries, né dalla legislazione.
III. Non c'è alcuna legislazione in vigore relativamente alla sicurezza dei cumuli in questo o in altri paesi, ad eccezione di parte della Germania Ovest e del Sudafrica.
IV. La responsabilità legale del National Coal Board di pagare un risarcimento per lesioni personali (mortali o di altro tipo) e danni materiali è incontestabile e non contestata.»

Inoltre, nel rapporto di inchiesta furono elencate anche le principali lezioni imparate dall'incidente, furono fornite delle raccomandazioni per il National Coal Board e le autorità locali e furono indicate delle questioni su cui il Parlamento fu invitato a legiferare.[12]

La grande quantità d'acqua che si era raccolta nel cumulo n. 7 fu la causa specifica che causò la frana. Un piccolo slittamento fu sufficiente per causare la liquefazione di una grande quantità di materiale, fine e saturo d'acqua, del cumulo (tissotropia), che poi scivolò a valle, lungo la collina. Sebbene fosse stato stimato che gli sterili di miniera costituissero circa il 10% del cumulo al momento del disastro, l'inchiesta concluse che questo non costituì un fattore decisivo: «A causa delle caratteristiche geologiche e geografiche e delle dimensioni del cumulo, l'opinione degli esperti è che ci sarebbe stata una grande frana anche se non ci fossero stati sterili di miniera».[13]

Nel 1958 il cumulo era stata realizzato su un ruscello (già segnalato sulle mappe, come quella dell'Ordnance Survey) e, già prima dell'evento che avrebbe condotto al disastro, aveva subito episodi franosi di piccola entità. La sua mancanza di stabilità era pertanto nota sia ai gestori delle miniere che ai lavoratori, ma fu fatto ben poco al riguardo. Le proposte di intervento erano responsabilità di ingegneri meccanici, che avevano solo una vaga conoscenza a riguardo della stabilità di cumuli terrosi. L'attenzione della direzione e degli ingegneri della miniera (che il tribunale d'inchiesta riconobbe generalmente devoti e sovraccarichi di lavoro) era concentrata altrove:

«[...] la maggior parte delle operazioni minerarie si svolgono sotto terra e la maggior parte degli uomini migliori del settore lavorano lì. È lì che si estrae il carbone ed è in quella direzione che si rivolge naturalmente l'attenzione degli impiegati del settore. Le discariche di rifiuti sono un'aggiunta necessaria e inevitabile a una miniera di carbone, come una pattumiera in una casa, ma è chiaro che i minatori non dedicano certamente più attenzione alle discariche di quanto non facciano i proprietari di case alle pattumiere.
[...] Abbiamo scoperto che molti testimoni [...] non avevano consapevolezza di ciò che stava davanti ai loro occhi. Non era entrato nella loro coscienza. Era come se le talpe venissero interrogate sulle abitudini degli uccelli (Report of the Tribunal appointed to inquire into the Disaster at Aberfan, Londra, HMSO, 1967), p. 11).»

La mancanza di attenzione da parte dell'NCB e del personale della miniera a riguardo delle condizioni geologiche di scarsa stabilità del cumulo e la mancata reazione anche dopo i primi episodi franosi, seppur di piccola entità, furono i principali fattori che contribuirono alla catastrofe. Il tribunale d'inchiesta scoprì che i cumuli non erano mai stati oggetto di indagine approfondita e, fino al momento della frana, il materiale veniva scaricato in modo caotico e non pianificato. Ripetuti avvertimenti sulla pericolosa condizione del cumulo erano stati ignorati; anche dopo le rimostranze del Merthyr Borough Council, gli ingegneri civili dell'NCB (che avrebbero potuto rendersi conto del pericoloso stato del cumulo se l'avessero visto) non erano stati coinvolti. Nell'opinione del tribunale, "se vi fosse stata un'indagine adeguata al fine di allentare le paure e risolvere i dubbi, l'effetto sul corso degli eventi [...] avrebbe potuto essere meno drammatico e decisivo". Il tribunale d'inchiesta indicò specificatamente di non aver trascurato l'argomentazione di Geoffrey Howe a nome dei direttori della miniera che gli sterili avevano svolto un ruolo importante nella cattiva gestione del cumulo: "si riteneva che rappresentassero il pericolo significativo e che il pericolo fosse stato rimosso, avendo interrotto la pratica di depositarli sul sito".[14] Nessuna colpa fu attribuita al consiglio del distretto di contea di Merthyr Tydfil o all'Unione Nazionale dei Minatori, avendo loro supposto che l'NCB agisse sulla base di solide valutazioni tecniche.[15]

Eventi successivi

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Il National Coal Board fu chiamato a versare un risarcimento di 160 000 sterline: 500 sterline per decesso, con l'aggiunta di altro denaro per i sopravvissuti traumatizzati e le proprietà danneggiate.[16][17] A nove impiegati dell'ente fu imputata la responsabilità del disastro, con diversi gradi di colpa. Nel rapporto conclusivo, i giudici criticarono i principali testimoni dell'NCB per non aver collaborato abbastanza con l'inchiesta. Nessun impiegato dell'NCB fu retrocesso, licenziato o perseguito penalmente a seguito del disastro di Aberfan o per le testimonianze fornite nell'inchiesta (uno di essi che aveva reso una testimonianza particolarmente insoddisfacente, venne promosso proprio mentre il Parlamento stava discutendo dell'esito dell'inchiesta).[18] Lord Robens e i membri del consiglio di amministrazione dell'NCB mantennero i loro incarichi.[19]

Dopo la pubblicazione del rapporto, Lord Robens offrì le proprie dimissioni al ministro dell'energia, Richard Marsh. Nonostante Robens avesse mantenuto un atteggiamento battagliero nei confronti del governo e diversi ministri sostenessero fermamente che avrebbe dovuto dimettersi, nel settembre del 1967 il primo ministro Harold Wilson e Marsh rifiutarono le sue dimissioni.[20] Ciò perché Robens "stava riuscendo a portare avanti l'industria del carbone senza grandi scioperi in un periodo di dolorosa contrazione" e godeva, inoltre, di forte sostegno all'interno dell'industria carboniera e del movimento sindacale, come ebbe modo di evidenziare Ronald Dearing, un membro di alto livello dello staff del Ministero dell'energia che guidò Marsh nella decisione.[21] Il laburista Leo Abse così si espresse per conto di molti: «[...] quando vidi quella che ho considerato una pavana priva di grazia danzata da Lord Robens e dal Ministro [Marsh], mentre il presidente del National Coal Board offriva timidamente le proprie dimissioni e, altrettanto timidamente, il ministro respingeva l'offerta, pensai che fosse uno spettacolo vergognoso».[18]

I documenti pubblicati nel 1997, in base al Public Records Act 1958, hanno rivelato che Robens lavorò con l'Unione Nazionale dei Minatori per raccogliere supporto e concordò la formulazione della lettera con cui Marsh avrebbe respinto le sue dimissioni prima ancora di presentarle.[22] In un'intervista trasmessa nel 2006, Marsh, dopo aver parlato di un confronto con Robens, disse: «Quando ne abbiamo discusso, gli dissi: «Beh, mandami le tue dimissioni e ti risponderò con una lettera che dirà: "le posso comprendere, ma non le accetto"».[23]

  1. ^ 1966: Coal tip buries children in Aberfan, BBC, 21 ottobre 1966. URL consultato il 14 febbraio 2013.
  2. ^ (EN) Aberfan disaster Tribunal's report, in The Times, 4 agosto 1967, p. 4.
  3. ^ EDMUND-DAVIES, Baron, su Who's Who. URL consultato il 6 aprile 2020.
  4. ^ (EN) Royal Commission on Tribunals of Inquiry, Royal Commission on Tribunals of inquiry 1966: report of the commission under the chairmanship of the Rt. Hon. Lord Justice Salmon. Presented to parliament by command of Her Majesty November 1966, Londra, H.M. Stationery Office, novembre 1966.
  5. ^ a b National Recovery Guidance – Case Studies: The Aberfan Disaster, su UK Resilience website. URL consultato l'11 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale il 26 novembre 2010).
  6. ^

    «Much of the time of the Tribunal could have been saved if ... the National Coal Board had not stubbornly resisted every attempt to lay the blame where it so clearly must rest — at their door.»

  7. ^ Paragrafi 189-197 del rapporto del tribunale Part IV Should Anyone Be Blamed For The Aberfan Disaster? (cont.) Section B — Conclusions as to Liability 1. National Coal Board Addendum The Attitude of the National Coal Board, su Durham Mining Museum, HMSO.
  8. ^ Paragrafi 198-206 del rapporto del tribunale Part IV Should Anyone Be Blamed For The Aberfan Disaster? (cont.) Section B — Conclusions as to Liability 1. National Coal Board: Addendum The Attitude of the National Coal Board: Lord Robens, su Durham Mining Museum, HMSO.
  9. ^
    (EN)

    «204. In our view, Lord Robens, an administrator who expressly disclaimed any technical knowledge, under cross-examination laid claim to having already possessed by the time the Inquiry opened a degree of knowledge which in all probability he later acquired only by that assiduous reading of the daily transcript of evidence to which he himself testified. Had he been called at an earlier stage he would probably have been in no position to express a worth-while opinion or define an attitude in relation to foreseeability or as to any of the other issues which occupied so much time.

    205. But as Lord Robens himself knew nothing beyond what he was told by others in the calamitous circumstances then prevailing, it was unwise of him to imply at Aberfan that he had knowledge, and it is understandable that his statement was bitterly resented by the residents, who possessed the intimate local knowledge which he lacked.»

    (IT)

    «204 [...] A nostro avviso, Lord Robens, un amministratore che espressamente negò di possedere qualsiasi conoscenza tecnica, sotto esame incrociato affermò di avere già dal momento in cui l'inchiesta venne avviata un grado di conoscenza che con ogni probabilità acquisì solo successivamente alla lettura assidua e quotidiana della trascrizione delle prove su cui egli stesso fu chiamato a testimoniare. Se fosse stato interpellato in una fase precedente, probabilmente non sarebbe stato in grado di esprimere un'opinione meritevole o di assumere posizione a riguardo della prevedibilità [del disastro] così come di una qualsiasi delle altre questioni su cui abbiamo dedicato così tanto tempo.

    205. Ma poiché lo stesso Lord Robens non sapeva nulla al di là di ciò che gli era stato riferito da altri nelle disastrose circostanze allora prevalenti, non è stato saggio da parte sua sottintendere ad Aberfan di avere adeguate conoscenze, ed è comprensibile che la sua affermazione abbia generato un amaro risentimento nei suoi confronti da parte dei residenti, che possedevano la completa conoscenza che a lui mancava.»

  10. ^ Paragrafo 18 del rapporto del tribunale Introduction, su Durham Mining Museum, HMSO.
  11. ^ L'analisi dettagliata di questo è contenuta nei paragrafi 177-188 del rapporto del tribunale Should Anyone Be Blamed For The Aberfan Disaster? (cont.) Section B — Conclusions as to Liability 1. National Coal Board, su Durham Mining Museum, HMSO.
  12. ^ Edmund Davies (presidente), Tribunal Summary, in Report of the Tribunal appointed to inquire into the Disaster at Aberfan on October 21st 1966 , HL 316, HC 553, Londra, HMSO, 1967, pp. 131-132.
  13. ^ Paragrafo 124 del rapporto del tribunale: Should Anyone Be Blamed For The Aberfan Disaster? (cont.) Section A — History 6. "Tailings", su Durham Mining Museum, HMSO.
  14. ^ Paragrafo 114 del rapporto del tribunale: Should Anyone Be Blamed For The Aberfan Disaster? (cont.) Section A — History 6. "Tailings", su Durham Mining Museum, HMSO.
  15. ^ Paragrafi 250-251 del rapporto del tribunale ( Should Anyone Be Blamed For The Aberfan Disaster? (cont.) Section B — Conclusions as to Liability 3. The Merthyr Tydfil County Borough Council, su Durham Mining Museum, HMSO.), NUM al paragrafo 256 Should Anyone Be Blamed For The Aberfan Disaster? (cont.) Section B — Conclusions as to Liability 4. The National Union Of Mineworkers, su Durham Mining Museum, HMSO.
  16. ^ L'NCB inizialmente offrì alle famiglie delle vittime 50 sterline per decesso; la somma fu successivamente decuplicata. L'ente la definì «un'offerta generosa».
    Tony Heath, Aberfan families offered just pounds 50, in The Independent, 13 febbraio 1998.
  17. ^ Martin Johnes e Iain McLean, Corporatism and Regulatory Failure: Government Response to the Aberfan Disaster, su The Aberfan Disaster.
  18. ^ a b Aberfan disaster, in Hansard House of Commons Debates, vol. 751, cc1909-2014, 26 ottobre 1967. URL consultato il 21 marzo 2015 (archiviato dall'url originale il 24 giugno 2023).
    «..when I saw what I regarded as the graceless pavane danced by Lord Robens and the Minister, as the Chairman of the Coal Board coyly offered his resignation and, equally coyly, the Minister rejected the offer, I thought that it was a disgraceful spectacle.»
  19. ^ Iain McLean, Don’t let politicians run quangos, su Aberfan: no end of a lesson, History and Policy, 5 febbraio 2007, p. 6. URL consultato il 25 ottobre 2016.
  20. ^ Geoffrey Goodman, Obituary: Lord Robens of Woldingham, in The Guardian, 29 giugno 1999. URL consultato il 21 ottobre 2016.
  21. ^ Aberfan aftermath, Sir Ron replies: 'I believe advice was disinterested and just', su timeshighereducation.co.uk, Times Higher Education Supplement, 7 febbraio 1997. URL consultato il 21 ottobre 2016.
  22. ^ Iain McLean, Aberfan: no end of a lesson, su History and Policy, 5 febbraio 2007, section: Thirty years later. URL consultato il 19 ottobre 2016.
  23. ^

    «We went through this and I said "Well, you send me in your resignation, and I will send you back a letter saying 'quite understand it, but I don't accept it»

    Aberfan: The Untold Story, documentario televisivo della BBC del 2006. 43º minuto.

Bibliografia

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Collegamenti esterni

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  • Martin Johnes e Iain McLean, The Aberfan Disaster Archive, su nuffield.ox.ac.uk, Nuffield College, Oxford, febbraio 2014.
  • A.D.M. Penman, Welsh Office, A Selection of Technical Reports Submitted to The Aberfan Tribunal, in HMSO, Londra, 1969., contenente:
    • Capo 1. Geotechnical Investigation into the Causes and Circumstances of the Disaster of 21 October 1966 (A.W. Bishop et al.)
    • Capo 2. Report on the stability of Aberfan Tip No. 7
    • Capo 3. Inquiry into the Aberfan Disaster (report from the technical advisor to the Aberfan Parents' Association)
    • Capo 4. Geological Report on the Aberfan Tip Disaster of 21 October 1966
    • Capo 5. Geological Report on the Tipping Site and its Environs at Merthyr Vale and Aberfan
    • Capo 6. Report on Mining Subsidence
    • Capo 7. Meteorological conditions relating to the Aberfan Inquiry
  • (EN) Aberfan Disaster – una risorsa digitale presso la Hwb di oggetti originali conservati negli archivi della National Library of Wales, inclusa la mappa dell'Ordnance Survey prodotta per mostrare l'entità del disastro.