Giova è una lampada da tavolo progettata dalla designer ed architetta italiana Gae Aulenti[1] nel 1964 per l'azienda d'illuminazione FontanaArte. Il progetto rappresenta l'esordio della designer italiana nel campo dell'illuminazione d'autore e si distingue per la duplice funzione di lampada e vaso. La lampada si compone di due sfere sovrapposte, l'inferiore funge da portalampada, mentre la superiore si presenta come vaso portafiori.[2].

Giova
prodotto di disegno industriale
Lampada Giova
Dati generali
Anno di progettazione1964
ProgettistaGae Aulenti
Profilo prodotto
Tipo di oggettolampada
Ideacreare un prodotto che unisca il campo dell'illuminazione con il campo della botanica
Concettiibridismo, dualismo, praticità, versatilità.
Movimento artisticoneoliberty
ProduttoreFontanaArte
Prodotto dal1964
alin produzione
Materialimetallo, vetro, vetro pulegoso

Contesto storico-culturale modifica

«L'architettura è un mestiere da uomini, ma ho sempre fatto finta di nulla[3]»

In un periodo di sviluppo economico ed urbanizzazione del dopoguerra, in cui la figura del progettista assume un ruolo chiave nella ricostruzione di città ed ambienti interni, la giovane architetta donna Aulenti, a seguito di numerosi successi professionali ottenuti nel corso degli anni 50, diventa una delle maggiori esponenti del nuovo movimento neoliberty italiano, assumendo il ruolo di fautrice dello stile, esprimendo un nuovo linguaggio simbolico incentrato sull'utilizzo di linee e e forme curve, opponendosi cosi alla filosofia del razionalismo e minimalismo italiano. Appoggiandosi alle teorie di Ernesto Nathan Rogers, la figura di Gae Aulenti diviene negli anni '60 sempre più internazionale grazie anche ai vari allestimenti per i negozi Olivetti a Parigi e Buenos Aires, per i quali progetta vari sistemi di illuminazione in grado di animare gli ambienti interni, accentuando un richiamo all'Art Nouveau come segno di reazione all'estrema funzionalità. Negli anni sessanta Gae Aulenti sviluppa un significativo dialogo con FontanaArte, creando prodotti che rivelano il suo approccio innovativo nell’uso di forme e materiali. Lampada Giova (1964), segna l’esordio di Aulenti nel settore dell’illuminazione d’autore. Giova è una delle icone del design d’autore presenti in occasione della realizzazione del Centro Fly a Milano, nel 1966, di cui Gae Aulenti sarà art director. In particolare la lampada verrà posta nello showroom di Poltronova[4], insieme ad altre produzioni della Aulenti.[5][6]

Descrizione modifica

 
Gae Aulenti, progettista della lampada Giova

Caratteristiche Tecniche modifica

Su una base in metallo è posizionato un globo in vetro soffiato trasparente che include la sfera interna in vetro soffiato bianco lucido, dove alloggia la sorgente luminosa. Al di sopra, poggia una coppa in vetro soffiato pulegoso trasparente colorato con funzione di vaso portafiori. Il cavo di alimentazione, l'interruttore e la spina sono di colore nero. La lampada è disponibile in due dimensioni.

Materiali e Lavorazioni modifica

La base in metallo si presenta sia in finitura cromata che galvanizzata dorata. La semisfera inferiore è realizzata in vetro soffiato bianco lucido. La semisfera superiore è realizzata in vetro pulegoso[7], il quale si presenta con una superficie scabra, semi-opaca o traslucida costituita da bollicine ottenute introducendo nella massa fusa una sostanza atta a produrre lo sviluppo di bolle di gas. La tecnica venne sviluppata negli anni venti da Napoleone Martinuzzi alla Venini.[8]

Dimensioni e modelli modifica

 
Diametro (versione ridotta) Ø 320 mm
Altezza (versione ridotta) 370 mm
Diametro (versione grande) Ø 500 mm
Altezza (versione grande) 590 mm

Componente figurativa e plastica modifica

La base di Giova viene prodotta nella versione cromata e dorata, conferendo così due caratteri diversi: la cromata più neutra e discreta, la dorata più lussuosa e vistosa. Il vetro della sfera inferiore permette di far trasparire l'intreccio di forme curve delle tre componenti e il contrasto di linee morbide e rette ottenute dal taglio delle sfere. Un'ulteriore contrasto è dato anche dalla scelta dei vetri utilizzati, in quanto il materiale della calotta superiore, realizzato in vetro pulegoso, suggerisce all'utente la sua seconda funzione, quella di contenere.

Grado di codifica modifica

La lampada Giova, per la sua duplice funzione, è stata realizzata partendo da una rielaborazione di due codici già esistenti. Si tratta di un fenomeno di ipercodifica[9], ovvero sulla base di una regola precedente viene proposta una regola additiva per una applicazione particolarissima della regola generale. Questo è un caso particolare nel quale troviamo una sorta di unione di due ipercodifiche.

Interazione con l'utente modifica

La duplice funzione di Giova permette all'utente di utilizzare l'oggetto sia come sistema di illuminazione che come vaso portafiori. La semisfera superiore, non essendo vincolata al resto della struttura, può essere rimossa o ruotata su se stessa. Inoltre, come artefatto di design, agisce sulla sfera del "far essere" lavorando sull'identità dell'utente che la possiede.

Valorizzazione modifica

 
Quadrato Semiotico di Floch

Partendo dai concetti teorici del semiologo Jean-Marie Floch[10]:, si può affermare che le funzioni assolte dalla lampada appartengano a campi semantici[11] molto differenti, ovvero l'illuminazione e la botanica. Questo accostamento inusuale ed innovativo ha richiesto una particolare attenzione da parte del designer nel coniugare al meglio le due funzioni, richiedendo quindi una particolare attenzione al lato pratico, in quanto lavora sui valori utilitari. Troviamo anche una valorizzazione utopica perché, rispetto ad altre lampade, Giova lavora nella sua estetica all'essere diversa.

Note modifica

  1. ^ Si veda la pagina dedicata a Gae Aulenti sul sito Archivio Gae Aulenti
  2. ^ Si veda la pagina dedicata a Gae Aulenti sul sito del produttore FontanaArte
  3. ^ Si veda l'intervista di Paolo Di Stefano per il Corriere della Sera
  4. ^ Si veda il sito web dell'azienda Poltronova
  5. ^ Si veda la pagina dedicata alla progettista sul sito Vogue
  6. ^ Per approfondimento sulla storia della progettista vedasi il libro Italia 45/00. Storia/Progetto, discipline in dialogo. Atti della Giornata di studi di storia dell'architettura contemporanea
  7. ^ Si veda la pagina dedicata al processo di lavorazione del vetro pulegoso
  8. ^ Si veda la pagina dedicata alla progettista sul sito Venini
  9. ^ vedi l'ipercodifica nel trattato di semiotica generale di Umberto Eco 1978, P.215
  10. ^ Per approfondimento si veda il libro Identità visive di Jean-Marie Floch
  11. ^ Per un approfondimento vedi campi semantici nel trattato di semiotica generale di Umberto Eco 1978, paragrafo 2.8.2

Bibliografia modifica

  • (IT) Gianluca Porcile, Davide Servente, Marco Spesso, Italia 45/00. Storia/Progetto, discipline in dialogo. Atti della Giornata di studi di storia dell'architettura contemporanea, 1ª ed. paperback, Milano, Franco Angeli, 2018, ISBN 978-8891766373.
  • (IT) Umberto Eco, Trattato di Semiotica Generale, 8ª ed. paperback, Milano, Bompiani, 1978, ISBN 978-8845200496.

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica