Ludwig Dettmann

pittore tedesco

Ludwig Dettmann (Adelby, 25 luglio 1865Berlino, 19 novembre 1944) è stato un pittore tedesco.

Ludwig Dettmann in uniforme di Scharführer dell'SA, 1935. In fondo il murale Marschierende SA (SA in marcia) fatto lo stesso anno per il monumento di Horst Wessel a Berlino.

Biografia

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Immagine di un pioniere tempesta Tempesta Battaglione. 5 (Rohr)

Studiò ad Amburgo nei primi anni ottanta del secolo, quindi alla scuola di arti decorative e all'Accademia di Berlino.[1]

Nel 1899 viaggiò lungo l'Europa soggiornando in Francia, nei Paesi Bassi e in Inghilterra.

Se fino al 1885 si mise in evidenza come illustratore di riviste, dall'anno seguente iniziò a dedicarsi agli acquerelli paesaggistici da esposizione. I suoi soggetti preferiti in questa fase artistica furono le vedute della bassa Germania e delle regioni dei laghi. Le sue tendenze furono molto vicine all'Impressionismo francese e tedesco,[2] e difatti assieme al collega Max Liebermann risultò uno dei sostenitori e diffusori dell'Impressionismo in Germania.[1]

Dal 1895 divenne professore nella Accademia delle arti di Prussia, che in passato aveva frequentato come studente, invece cinque anni dopo assunse ruoli direttivi all'Accademia Königsberg, e negli anni successivi partecipò alle mostre di Vienna, Dresda e Berlino.[1]

I critici d'arte ravvisarono nei suoi lavori una svolta, che seppur parzialmente a scapito dell'istintività e dell'originalità, seppe indirizzarlo verso tematiche religiose e sociali.[2] I suoi lavori della media e tarda carriera vennero influenzati dall'Uhde, come evidenziato dai trittici e dalle decorazioni parietali, ben esemplificati dal trittico del Peccato Originale del 1892, e dai seguenti Canto popolare tedesco e del Lavoro.[2]

Nel 1898 vinse il concorso per la decorazione delle pareti del municipio di Altona, e pochi anni dopo, nel 1905 si impegnò in lavori decorativi presso l'Università di Danzica e nel 1911 all'Università di Kiel. Dal 1900 diresse l'Accademia di Königsberg.[1]

Negli anni drammatici della prima guerra mondiale, l'artista si soffermò sulla descrizione della disperazione e delle devastazioni inferte dal conflitto bellico.[3]

Nonostante l'ampio e variabile uso del colore, lo spessore degli impianti, una certa autenticità formale e contenutistica, non sempre le sue opere riuscirono a conferirgli una voce personale.[2]

Opere principali

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Giardino con sedia
  • Aussaat (Dresda Gemäldegalerie);
  • Frühling im Grunewald (Nationalgalerie Berlino);
  • Der verlorene Sohn;
  • Heilige Nacht;
  • Kollegiensaal im Altonaer Rathaus (1900);
  • Landarbeiterbegräbnis (Staatliches Museum Schwerin, 1892);
  • Fischerfriedhof (Nationalgalerie Berlino, 1902);
  • Friesischer Gesang (1903);
  • Sonnenuntergang (1905);
  • Wäscherinnen am Gardasee (1905);
  • Friesische Frauen verlassen den Kirchhof (Königsberger Kunstsammlungen, 1905);
  • Pala d'altare della chiesa di San Pietro (Flensburg) (1909)
  1. ^ a b c d Fritz Baumgart, DETTMANN, Ludwig, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1931. URL consultato il 28 febbraio 2015.
  2. ^ a b c d le muse, vol. 4, Novara, De Agostini, 1966, p. 172, SBN IT\ICCU\RAV\0082203.
  3. ^ (EN) Deborah Ascher Barnstone, The Break with the Past: Avant-Garde Architecture in Germany, 1910 – 1925, su books.google.it. URL consultato il 28 luglio 2018.

Bibliografia

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  • (DE) Monika Potztal, Ludwig Dettmann 1865–1944. Zwischen Avantgarde und Anpassung, Heide, Boyens, 2008.
  • (DE) Ludwig Dettmann, in Allgemeines Künstlerlexikon, vol. 26, Monaco di Baviera, Saur, 2000, p. 489.
  • (DE) Dagmar Jestrzemski, Ludwig Dettmanns Gemälde im Altonaer Rathaus, Amburgo, ConferencePoint Verlag, 2011.
  • (DE) Ewald Bender, Ludwig Dettmann, in Ulrich Thieme (a cura di), Allgemeines Lexikon der Bildenden Künstler von der Antike bis zur Gegenwart, vol. 9, Lipsia, Verlag von E. A. Seemann, 1913, pp. 165–167. URL consultato il 10 settembre 2020.
  • (DE) Hans Vollmer, Ludwig Dettmann, in Allgemeines Lexikon der bildenden Künstler des XX. Jahrhunderts, vol. 1, Lipsia, E. A. Seemann, 1953, p. 554.

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