Le mahaldar, nell'impero Moghul, erano le autorità più elevate in grado nelle zenana. Scelte tra le darogha amministratrici delle zenana, le mahaldar erano destinate a mantenere l'ordine nella grande comunità di donne della zenana.[1] Niccolò Manucci scrisse che "il modo con cui questi re erano serviti merita una menzione. Infatti, come il re aveva i suoi ufficiali maschi al di fuori della zenana, allo stesso modo aveva degli ufficiali del gentil sesso all'interno del Mahal".[2]

Già essendo stato onorato dalla selezione per assolvere alle funzioni all'interno degli appartamenti delle donne, un mahaldar era superiore alle altre per i suoi servizi speciali all'imperatore. Questi servizi speciali includevano la gestione degli altri amministratori, e la segnalazione dei conflitti e intrighi, che avvenivano nella zenana, direttamente all'Imperatore. In questo modo, assolvevano ad una sorta di spionaggio per conto dell'Imperatore.[3] Era loro anche affidato il compito di leggere all'imperatore i rapporti quotidiani sulle notizie di corte pubbliche e segrete.[4]

Spie dell'imperatore modifica

Spesso, i principi della evitavano le mahaldar, o avevano un rapporto conflittuale con esse, temendo i loro rapporti.[3] Un esempio di questo è Hamida Banu, mahaldar nel Mahal di Mohammad Muazzam, la quale si lamentò con l'imperatore Aurangzeb che suo figlio stava minando la di lei autorità confiscandole l'astuccio delle penne e il libro dei rapporti, quando si ritirò nella sua stanza con le sue donne. Le usanze di corte stabilivano che lei e la sua vice non potevano seguirlo nella sua stanza per recuperare gli oggetti. Questo le impediva di documentare quello che stava facendo, e le impediva di riferire all'imperatore. Aurangzeb le ordinò di mantenere il suo astuccio delle penne fuori dalla portata del principe in ogni momento.[5]

Note modifica

  1. ^ K.S. Lal, The Mughal Harem, New Delhi, Aditya Prakashan, 1988, pp. 52-54, ISBN 81-85179-03-4.
  2. ^ Niccolao Manucci, Storia do Mogor, W. Irvine, tr., II, London, J. Murray, 1907-1908, p. 331, OCLC 1420924.
  3. ^ a b Rekha Misra, Women in Mughal India, Delhi, Munshiram Manoharlal, 1967, p. 78, OCLC 473530.
  4. ^ Soma Mukherjee, Royal Mughal Ladies and their Contributions, New Delhi, Gyan Publishing House, 2001, p. 37, ISBN 81-212-0760-6.
  5. ^ Hamiduddin Bahadur, Ahkam-i-Alamgiri: Anecdotes of Aurangzib (translated into English with notes) and historical essays, Jadunath Sarker, tr., Calcutta, M. C. Sarkar, 1912, pp. 65, 71–72, OCLC 459363059.