Māra

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Nel buddismo, Māra, ovvero 'Morte' (dalla radice sanscrita mri, da cui deriva anche a-mrita, "immortale"[1]) è l'asura (trad."nemico dei Sura" cioè "nemico dei Deva") che cercò di distogliere Gautama Buddha dal raggiungimento del Risveglio.

L'assalto di Māra sul Buddha (rappresentazione aniconica: il Buddha è simboleggiato soltanto dal suo trono), II secolo, Amaravati (India).

Conflitto con Gautama Buddha modifica

Mara cercò prima di sedurre Siddharta tramite l'apparizione delle sue tre figlie, Tanha (lett."Bramosia"), Arati (lett."Noia") e Raga (lett."Passione"), poi cercò di spaventarlo con l'apparizione di dieci eserciti di esseri mostruosi (corrispondenti ai dieci tipi di ostacoli della vita spirituale):

  1. Piacere sensuale;
  2. Frustrazione;
  3. Fame e sete;
  4. Desiderio;
  5. Pigrizia;
  6. Terrore;
  7. Dubbio;
  8. Presunzione o ingratitudine;
  9. Guadagno, ricompensa, onori, e fama ingiustamente ricevuti.
  10. Esaltazione di sé stessi e denigrazione del prossimo.[2]

Mara è il tentatore, colui che distrae gli esseri dalla pratica rivolta alla Liberazione dal Saṃsāra, rendendo la vita mondana seducente o facendo sembrare il negativo come positivo. Esso rappresenta, più in generale, la Morte spirituale, tutto ciò che ostacola la via verso la Bodhi.

Etimologia modifica

L'antico termine mara, in sanscrito, deriverebbe dal verbo proto indo-europeo mer=morire, come in lingua lettone; Letteralmente il suo nome significa "Uccisore".

Altre accezioni successive modifica

Nel buddismo post-conciliare (successivo al Secondo Concilio di Pataliputra) vengono aggiunti altri tre sensi al nome "Mara":

  • Klesa-mara, o Māra come la materializzazione di tutte le emozioni incapacitanti;
  • Mrtyu-mara, o Māra come morte, nel senso dell'infinito cerchio di nascita e morte;
  • Skandha-mara, o Māra come metafora per l'interezza dell'esistenza condizionata.

Nel buddismo moderno modifica

Il recente buddismo ha riconosciuto un'interpretazione sia letterale che psicologica di Māra. Māra è descritto sia come entità che ha un'esistenza letterale, proprio come le varie divinità del pantheon Vedico sono mostrate come esistenti attorno al Buddha, sia come forza psicologica primaria: una metafora per vari processi di dubbio e tentazione che ostruiscono la pratica religiosa.

Nella cultura di massa modifica

  • Nel videogioco di ruolo del 2021 Shin Megami Tensei V, Māra (マーラ Maara?) appare come uno dei demoni del Da'at, l'apocalittico mondo ultraterreno dov'è ambientato il gioco.[3]

Note modifica

  1. ^ Vedasi Dizionario dell'induismo, a cura di M. Stutley e James Stutley, Ubaldini Editore, Roma, 1980, p. 267.
  2. ^ Si veda, per esempio, Samyutta Nikaya 4.25, intitolato "Le figlie di Māra" (Bodhi, 2000, pp. 217-20), come nel Suttanipata 835 (Saddhatissa, 1998, p. 98). In ognuno di questi testi, le figlie di Māra (Māradhītā) sono la personificazione dell'Attaccamento (taṇhā), Avversione (arati) e Passione (rāga).
  3. ^ マーラ - 真・女神転生V 日めくり悪魔 Vol.199. URL consultato il 2 gennaio 2022.

Bibliografia modifica

  • Bodhi, Bhikkhu (trans.) (2000). The Connected Discourses of the Buddha: A Translation of the Samyutta Nikaya. Boston: Wisdom Pubs. ISBN 0-86171-331-1.
  • Saddhatissa, H. (trans.) (1998). The Sutta-Nipāta. London: RoutledgeCurzon Press. ISBN 0-7007-0181-8.

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