Le maricole (in neerlandese maricolen) sono una famiglia religiosa cattolica divisa in varie congregazioni di diritto diocesano legate ai carmelitani scalzi e diffuse in Belgio.

Le loro origini risalgono al 19 marzo 1663, quando il carmelitano scalzo Ermanno di San Norberto tenne a Termonde una predica sulle vie dell'orazione mentale secondo Teresa di Gesù: la beghina Anna Puttemans e altre giovani decisero di riunirsi in comunità per condurre uno stile di vita secondo il modello proposto da Ermanno.[1]

Esse non costituivano una congregazione religiosa ma una "umile e libera famiglia" (le maricole, infatti, non emettevano voti pubblici ed erano libere di abbandonare la comunità).[2] Il loro fine era il culto mariano (donde il nome di "maricole", dal latino Mariam colere); osservavano la regola del Carmelo e si sostentavano unicamente con il lavoro manuale.[1]

Il vescovo di Gand approvò la loro forma di vita il 4 dicembre 1663 e ottennero il riconoscimento formale da parte dei carmelitani scalzi con decreto del definitorio generale dell'Ordine del 26 marzo 1672.[1]

Attività e diffusione

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Le comunità di maricole sono diffuse in tutto il Belgio e sono riunite in varie congregazioni di diritto diocesano:[2] la più antica è quella di Bruges, fondata nel 1667 ed erede del nucleo originale di Termonde;[3] la congregazione di Anversa fu istituita nel 1673;[3] la congregazione di Lede si organizzò nel 1663;[4] la congregazione di Deinze è erede della comunità di Gand, sorta nel 1671;[4] la congregazione di Staden divenne autonoma da quella di Bruges nel 1844;[4] le due congregazioni di Lovanio (sorta dopo il 1673)[5] e Landen (fondata verso il 1850) hanno preso il nome di Figlie di Maria.[6]

Le maricole si dedicano anche all'insegnamento (anche in istituti tecnici e professionali), all'assistenza agli anziani, alla cura dei malati mentali, al lavoro nelle missioni (Congo, Guatemala, Ruanda).[7]

  1. ^ a b c Valentino Macca, DIP, vol. V (1978), col. 993.
  2. ^ a b Valentino Macca, DIP, vol. V (1978), col. 994.
  3. ^ a b Valentino Macca, DIP, vol. V (1978), col. 995.
  4. ^ a b c Valentino Macca, DIP, vol. V (1978), col. 996.
  5. ^ Valentino Macca, DIP, vol. V (1978), col. 940.
  6. ^ Valentino Macca, DIP, vol. V (1978), col. 939.
  7. ^ Valentino Macca, DIP, vol. V (1978), coll. 939-940, 995-997.

Bibliografia

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  • Guerrino Pelliccia e Giancarlo Rocca (curr.), Dizionario degli Istituti di Perfezione (DIP), 10 voll., Edizioni paoline, Milano 1974-2003.

Collegamenti esterni

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