Marion van Binsbergen

Marion Philippina Pritchard (Amsterdam, 7 novembre 1920Vershire, 11 dicembre 2016) è stata una psicoanalista e assistente sociale olandese,[1] che si è distinta per aver salvato degli ebrei nei Paesi Bassi durante la seconda guerra mondiale. Ha contribuito a salvare circa 150 ebrei olandesi, la maggior parte dei quali bambini, durante l'occupazione tedesca dei Paesi Bassi.[2][3] Oltre a proteggere la vita di queste persone, fu imprigionata dai nazisti, collaborò con la resistenza olandese e uccise un noto informatore olandese dei nazisti per salvare i bambini ebrei olandesi[2][3][4][5].

Marion Philippina Pritchard

Biografia modifica

Primi anni di vita modifica

Era la figlia del giudice liberale Jacob van Binsbergen di Amsterdam. Ha ricordato di essere andata a scuola con ebrei in ogni classe e ha riferito che erano "considerati olandesi come tutti gli altri". All'età di 19 anni, si è iscritta ad un corso per il lavoro sociale ad Amsterdam.[6]

Occupazione tedesca dei Paesi Bassi modifica

L'esercito tedesco invase e occupò i Paesi Bassi nel maggio 1940.[7] Durante i suoi studi di assistenza sociale, Pritchard (ancora van Binsbergen) fu arrestata mentre soggiornava durante il coprifuoco con gli amici, che, a sua insaputa, distribuivano trascrizioni di trasmissioni radio alleate, ed è stata imprigionata per sette mesi.[6]

Nella primavera del 1942, Pritchard assistette a un rastrellamento di bambini ebrei, inclusi neonati e bambini di otto anni, presi per le membra o per i capelli e gettati su camion per essere portati via dai nazisti, insieme ad altre due donne cha cercarono di intervenire. Queste due donne hanno aggredito i soldati e sono state portate via anche loro su un camion.[8] Ha descritto la sua reazione di fronte a questo evento in questo modo: "Ero scioccata e in lacrime, e dopo ho capito che il mio lavoro di salvataggio era più importante di qualsiasi altra cosa potessi fare".[4][6]

Pritchard iniziò il suo lavoro come facente parte della clandestinità olandese, portando cibo, vestiti e documenti a coloro che si nascondevano dai nazisti. Come parte del suo piano di salvataggio, Pritchard ha registrato i bambini ebrei come suoi figli e poi li ha collocati in case sicure di non ebrei. Ha ottenuto documenti d'identità falsi e tessere annonarie per adulti ebrei.[9] Ha poi intrapreso anche attività più pericolose, come ad esempio quando è stata incaricata di consegnare un pacco a una casa nella zona settentrionale del paese: durante il viaggio, le è stata affidata una bambina da uno sconosciuto. Una volta raggiunta la sua destinazione, ha scoperto che le persone a cui avrebbe dovuto consegnare il pacco erano state arrestate. Si è poi rifugiata presso una famiglia, originariamente non facenti parte dell'operazione, che hanno accettato di prendersi cura di lei e del bambino.[3]

Il suo salvataggio più famoso avvenne alla fine del 1942, quando ospitò Fred Polak ed i suoi tre figli negli alloggi della servitù della villa di un amico a Huizen, 24 chilometri fuori Amsterdam. Lì i Polaks si stabilirono per nascondersi dalle ispezioni tedesche dei locali, funzionò fino a quando nel 1944 un collaboratore olandese, che aveva imparato a tornare ai nascondigli nella speranza di scoprire ebrei che uscivano dalla clandestinità, scoprì la famiglia. Pritchard non vide altra possibilità, se non quella di prendere un revolver e sparare all'uomo. Fu nascosto grazie ad un'impresa di pompe funebri e sepolto nella stessa bara con un'altra persona senza che il suo destino fosse scoperto dalle autorità.[9]

Non ha mai discusso di queste sue attività con i suoi familiari per timore che venissero messi in pericolo.[8]

Il dopoguerra modifica

Dopo la guerra, Pritchard ha lavorato per la UNRRA in Germania nei campi profughi.[10] Qui ha incontrato e sposato Anton "Tony" Pritchard, il capo di un campo in Baviera e ufficiale dell'esercito degli Stati Uniti recentemente dimesso.[9] I Pritchard si trasferirono poi negli Stati Uniti nel 1947 e si stabilirono a Waccabuc, nello stato di New York, dove lavorò come assistente sociale infantile, aiutando le famiglie di rifugiati. I Pritchard avevano tre figli, Arnold, Ivor e Brian. Nel 1976, lei e suo marito si trasferirono a Vershire, nel Vermont, e iniziò i suoi studi per diventare psicoanalista presso la Boston Graduate School of Psychoanalysis. Ha poi praticato la professione di psicoanalista.[11]

Pritchard è morta all'età di 96 anni nel dicembre 2016 di arteriosclerosi.[1][11]

Onorificenze modifica

Note modifica

  1. ^ a b Marion Pritchard (1920-2016), su Legacy.com, 21 dicembre 2016. URL consultato il 25 dicembre 2016.
  2. ^ a b Stories of Rescue The Netherlands Mario Pritchard, su The Jewish Foundation for the righteous. URL consultato il 5 settembre 2014.
  3. ^ a b c Profiles in Courage, su Keene State College. URL consultato il 4 settembre 2014.
  4. ^ a b c Burns Margie, Marion Pritchard, Dutch Savior, su raoulwallenberg.net, The International Raoul Wallenberg Foundation. URL consultato il 4 settembre 2014.
  5. ^ J.R. Moehringer, A Hidden and Solitary Soldier, in LA Times, 20 gennaio 2002. URL consultato il 23 dicembre 2016.
  6. ^ a b c Drucker Malka e Block Gay, Marion P. van Binsbergen Pritchard, in Rescuers – Portraits of Moral Courage in the Holocaust, New York, Holmes & Meier, 1992, pp. 33-41, ISBN 9780841913233.
  7. ^ Werner Warmbrunn, The Dutch Under German Occupation, 1940-1945, Stanford UP, 1963, pp. 5–7, ISBN 9780804701525.
  8. ^ a b (EN) Sandomir Richard, Marion Pritchard, Who Risked Her Life to Rescue Jews From Nazis, Dies at 96, The New York Times, 23 dicembre 2016, ISSN 0362-4331 (WC · ACNP). URL consultato il 17 novembre 2017.
  9. ^ a b c d Sandomir Richard, Marion Pritchard, Who Risked Her Life to Rescue Jews From Nazis, Dies at 96, in The New York Times, 23 dicembre 2016, ISSN 0362-4331 (WC · ACNP). URL consultato il 27 dicembre 2016.
  10. ^ Marion Pritchard collection, su collections.ushmm.org.
  11. ^ a b Emily Langer, Marion Pritchard, Dutch rescuer of Jewish children during the Holocaust, dies at 96, in Washington Post, 20 dicembre 2016. URL consultato il 23 dicembre 2016.
  12. ^ Scrase David, Mieder Wolfgang e Johnson Katherine Quimby, Making a Difference: Rescue and Assistance During the Holocaust: Essays in Honor of Marion Pritchard, Burlington, Vermont, University of Vermont Carolyn and Leonard Miller Center for Holocaust Studies, 2004, p. 285, ISBN 9780970723758.

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